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Napoli: la squadra dello scudetto non c'è più. Cosa è successo? Kim, Spalletti e Garcia: gli errori di De Laurentiis

Francesco Quatraro

Pubblicato 20/12/2023 alle 12:27 GMT+1

SERIE A - Il tracollo in Coppa Italia contro il Frosinone ha fatto riemergere tutti i problemi di una squadra che, solo pochi mesi fa, festeggiava il terzo scudetto della sua storia. Da allora sembra passata un'eternità e la realtà di oggi racconta di una squadra discontinua e confusa, che sembra avere perso il piacere di giocare a calcio. Cerchiamo di capire cosa è andato storto.

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Sono bastati 7 mesi al Napoli per passare dalle stelle alle stalle: dopo lo 0-4 col Frosinone che è costato l'umiliante eliminazione dalla Coppa Italia, in casa azzurra sono riemersi con spietata crudezza tutti i problemi di una squadra che ha dominato la scorsa stagione stravincendo lo scudetto con 16 punti di vantaggio sulla seconda in classifica. Ma di chi sono le colpe di questa situazione? I primi problemi, a ben vedere, erano sorti già a marzo quando la squadra, che all'epoca era ancora allenata da Spalletti, cominciava ad arrancare in campionato e a centellinare il vantaggio sulle inseguitrici. I più avevano addebitato questo rallentamento a una sorta di rilassamento: la squadra, si diceva, aveva staccato la spina. I più attenti, invece, avevano capito che il Napoli di allora - come quello di oggi - era diventato una squadra prevedibile le cui mosse potevano essere disinnescate attraverso un'attenta organizzazione di gioco.

Quella frase di De Laurentiis

Nel momento in cui, con una boutade, Aurelio De Laurentiis aveva detto a un giornalista: "Questo Napoli lo puoi allenare anche tu..." - facendo intendere come la squadra giocasse a memoria e fosse facile da mettere in campo - era suonato il primo campanello d'allarme. Non avere pianificato per tempo la stagione, ben sapendo dell'addio prima di Kim (colonna portante della difesa dello scudetto) poi di Spalletti e infine di Giuntoli sono stati errori imperdonabili. Avere dato in mano la squadra a un allenatore - Rudi Garcia - totalmente fuori dal giro dei maggiori campionati europei da sette anni ed esonerato da una squadra araba in cui gioca Cristiano Ronaldo, con la speranza di replicare le gesta di Spalletti, è stato un altro grosso abbaglio. Garcia ha imposto il suo gioco stravolgendo i meccanismi oliati della passata stagione giocando in verticale con contropiede e ripartenze, e togliendo di mezzo il fulcro del gioco, Lobotka. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
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La scelta (sbagliata) di Garcia

Già a inizio stagione gli azzurri davano l'idea di essere una squadra stanca (frutto di una preparazione estiva troppo blanda?), sempre in ritardo sulle seconde palle e con una difesa colabrodo. Nei momenti di difficoltà, Garcia ci ha messo del suo con qualche sostituzione discutibile che ha generato musi lunghi (vedi Kvaratskhelia a Genova e Osimhen a Bologna). Avere preso un direttore sportivo a mercato quasi chiuso non ha certo aiutato il Napoli a muoversi in tempo per progettare la nuova stagione. Il prescelto di De Laurentiis è stato Mauro Meluso, ds la cui ultima esperienza risaliva al 2021 (con lo Spezia): a lui non si possono certo imputare troppe colpe.
La realtà è che il Napoli è una società al cui comando c'è una sola persona, il presidente. È da lui che passano tutte le scelte societarie, così come è a lui che vanno imputate le responsabilità maggiori di questa situazione. Avere sperato di vivere di rendita è stato un altro passo falso imperdonabile e a quel punto, come in un domino, i tasselli sono caduti ad uno ad uno. Manca, in sintesi, la progettualità: Natan, ad esempio, non può certo sostituire Kim, così come i rinnovi a rilento di Osimhen e Zielinski non sono certo d'aiuto.
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Mazzarri ha il compito più difficile

Mazzarri, che ha ereditato la squadra a novembre, può fare ben poco anche se - rispetto a Garcia - qualche progresso nel gioco si sta vedendo. La squadra è tornata a pressare alta e a palleggiare come sa, anche se dal punto di vista fisico manca la brillantezza della passata stagione: se lo scorso anno il Napoli trovava spesso il gol alla prima occasione, quest'anno ha bisogno di produrre una notevole mole di gioco prima di segnare. Il tecnico toscano dovrà certamente mettere mano con maggiore decisione alla fase difensiva (soprattutto sulle palle inattive, tallone d'Achille della squadra) e rivitalizzare Kvaratskhelia, che non sta incidendo come nella passata stagione. Il tempo per rialzarsi c'è e la qualità della squadra non è in discussione: le sberle prese dal Frosinone fanno male, ma non è il momento di piangersi addosso. Già il prossimo appuntamento di domenica sera con la Roma è fondamentale.
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