Bacconi: "Guardiola ha voluto Donnarumma al City per rinnovarsi. Il Napoli può perdere lo scudetto se…”

CALCIO - Le visione di Adriano Bacconi, CEO di Math&Sport, guru dell'analisi delle performance sportive partendo dai dati posizionali, su alcuni grandi temi del calcio moderno: dall'utilizzo sempre più importante e massiccio dell'IA, al cambio di prospettiva di Luis Enrique, alle scelte all'apparenza in contro-tendenza di Guardiola fino alle favorite per la lotta-scudetto in Serie A.

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Video credit: Eurosport

Preparatore atletico, allenatore, direttore tecnico, ma anche match-analyst, sviluppatore di software per la raccolta e l'analisi dei dati in tempo reale. La carriera di Adriano Bacconi ha spaziato in ogni ambito possibile dello sport e del calcio, e oggi, con Math&Sport, è all'avanguardia nella misurazione delle performance sportive partendo dai dati posizionali attraverso algoritmi di intelligenza artificiale. Porterà la sua esperienza anche all'Internet Festival, in programma a Pisa tra giovedì 9 e domenica 12 ottobre, con un intervento sull'utilizzo dei numeri nello sport e, più precisamente, nel calcio.
Un'immagine dell'app IM Coach: dashboard interna con la Fase di Possesso e il pop-up aperto sulle zone di disponibilità a ricevere palla di un singolo giocatore
Un'immagine dell'app IM Coach: dashboard interna con la Fase di Possesso e il pop-up aperto sulle zone di disponibilità a ricevere palla di un singolo giocatoreCredit Foto From Official Website
  • L'IA è sempre più pervasiva anche nel mondo del calcio: com'è cambiato il lavoro del match analyst e il sistema di approccio a questo sport?
"Siamo passati da una rilevazione dei dati fatta manualmente e poi associata a un contesto specifico (giocatore, azione, minuto), ma semplificata al giocatore con palla, a un sistema di tracking dei calciatori che cataloga anche le informazioni atletiche e le performance fisiche. Oggi, Math&Sport aggiunge una dimensione ulteriore: il nostro sistema processa migliaia di informazioni attraverso l'IA per fornire indicatori di performance, studiando i dati posizionali dei calciatori per capire che cosa fa ogni singolo giocatore rispetto agli altri e alla palla. Per esempio: che probabilità ha un passaggio di essere intercettato? Qual è la pressione portata dagli attaccanti sul pallone? Qual è la disponibilità di un calciatore per ricevere palla? Sono tutti indicatori spazio-temporali che restituiscono insight con una modellazione matematica molto complessa. Lo facciamo LIVE per tutte le partite e tutte le squadre".
Un'immagine dell'app IM Coach: la dashboard principale con gli insights testuali, alcuni indicatori live l'animazione 2D con la shape
Un'immagine dell'app IM Coach: la dashboard principale con gli insights testuali, alcuni indicatori live l'animazione 2D con la shapeCredit Foto From Official Website
  • Luis Enrique ha fatto scalpore per aver seguito alcune partite del PSG dalla tribuna: puoi spiegarci questa scelta e come si concilia con la visione tradizionale del gioco?
"Facendo zoom-out come Luis Enrique, si cambia la prospettiva e si acquisisce una posizione zenitale. Si vedono cose diverse, perdendo il dettaglio tecnico ma comprendendo meglio le relazioni di gioco. Non c'è una cosa migliore dell'altra. Ma queste due prospettive vengono poi fuse assieme per migliorare la conoscenza globale e, di conseguenza, i processi decisionali. Con Math&Sport mostriamo dall'alto tutti i movimenti dei giocatori attraverso diversi layer grafici, come sulla Playstation. Si possono vedere, per esempio, le linee dei sistemi di gioco o le zone di dominio territoriale. È un upgrade rispetto alla ripresa televisiva classica, che non inquadra mai tutti i giocatori. Così facendo, si ottiene una perfetta visione topologica dello spazio. Topologica e non geometrica, perché, appunto, analizza il significato dello spazio stesso (è vuoto? È disponibile? Oppure non aggredibile?)".
Un'immagine dell'app IM Coach: dashboard Replay dove l'utente può scegliere di rivedere un'azione in diverse modalità, questa appunta è la Coverage con le zone di dominio territoriale di ogni giocatore
Un'immagine dell'app IM Coach: dashboard Replay dove l'utente può scegliere di rivedere un'azione in diverse modalità, questa appunta è la Coverage con le zone di dominio territoriale di ogni giocatoreCredit Foto From Official Website
  • L'arrivo di Donnarumma al City è stato visto da alcuni come una scelta di Guardiola di fare un passo indietro nelle proprie idee e virare verso un calcio più tradizionale e semplice. Come la spiegheresti tu invece?
"A una prima occhiata sembra una scelta controcorrente rispetto a una tendenza che ha creato lui stesso, e che è stata poi seguita dalla maggior parte delle squadre. Il Napoli, per esempio, ha preso Milinkovic-Savic, bravo con i piedi, per avere più sicurezza in fase di costruzione del gioco, cosa che Meret, che è molto forte tra i pali, dava in maniera minore. Penso che, con questa scelta, Guardiola voglia dare più responsabilità ai giocatori di movimento per trovare angoli di gioco, soluzioni di passaggio e uscite da dietro a prescindere dal portiere e dallo scarico indietro. In questo modo obbliga i giocatori a guardare sempre avanti e a imbastire un gioco più offensivo. Ormai le uscite dal portiere sono utilizzate da tutte le squadre, c'è una sorta di schematizzazione ed è aumentato il rischio di essere intercettati. Togliendo questa opzione, Guardiola obbliga i suoi giocatori a trovare soluzioni diverse e a rinnovare il gioco. Ed è quello che ha sempre fatto: rinnovarsi. Avere tanti pattern non eccessivamente codificati è un'esigenza del calcio moderno".
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Gianluigi Donnarumma

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  • Con quale allenatore di oggi ti piacerebbe collaborare e perché?
"Anzitutto dovrei conoscerlo per capire se posso essergli realmente d'aiuto. Mi piacerebbe lavorare con Arteta, perché ha preso le idee di Guardiola adattandole, però, a un modello inglese e, per certi versi, è più moderno. Mi sembra aperto all'innovazione e a farsi contaminare da contesti diversi, e allo stesso tempo è abbastanza giovane per potersi adattare a nuovi percorsi mentali. Però sarebbe anche una bella sfida lavorare con Simeone, che è l'opposto, per cercare di cambiarlo. Ha sempre avuto una mentalità dura, da vincente. Era duro anche a 18 anni quando lo allenai con Lucescu al Pisa, e su questa forza caratteriale ha costruito i suoi successi da giocatore prima e da allenatore poi. Cambiare il suo modo di approcciarsi è una sfida che mi piacerebbe intraprendere".
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Mikel Arteta

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  • Chi è la favorita per lo Scudetto e qual è la tua griglia della Serie A di quest'anno?
"Il Napoli è la squadra più forte e quella della battere. Ha vinto l'anno scorso e ha inserito giocatori fortissimi come De Bruyne. Può perdere lo scudetto se fa errori nella gestione delle risorse, che è il vero problema del calcio moderno. Conte dovrà evitare l'overload su giocatori perché sono fondamentali dal punto di vista gerarchico e darsi delle priorità: campionato oppure Champions? Non saperle definire è il modo migliore per perdere il campionato. Tutto ruota su come saprà adattarsi alla doppia competizione. Il Milan può vincere se il Napoli continuerà a fare gli errori di gestione visti in queste prime partite, appunto perché, non avendo le Coppe, ha il vantaggio di non poterli fare. Con Modric, poi, sta inserendo quelle idee di gioco che Allegri ha sempre fatto fatica a sviluppare".
"Il Milan è alla pari, se non un pochino sotto, all'Inter. La legacy di Inzaghi è un patrimonio importante, e mi sembra la squadra più strutturata in fase di possesso palla, con i centrali che creano superiorità salendo a centrocampo, e i quinti che attaccano con continuità l'area avversaria. In estate si è rinforzata molto, e potrà fare turnover. Anzi, è abituata ormai a fare turnover e sta continuando a farlo in maniera scientifica, molto più del Napoli. Ha due attaccanti di riserva più forti di quelli dell'anno scorso. Ha aggiunto Sucic, che è una grande alternativa per tutti i centrocampisti che sono ormai un po' datati. Ha in Martinez un portiere forte alle spalle di Sommer. Ha preso Akanji per rinforzare la difesa. Ha l'abitudine a gestire una rosa profonda, a 18 giocatori, diversamente dal Napoli che è molto inquadrata su titolari e riserve".
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