Inter: sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Da un mercato incompleto: Lookman e non solo, tanta confusione anche tra Marotta e Ausilio

La sorprendente e deludente sconfitta interna con l’Udinese nella seconda giornata della Serie A 2025-26 ha riacceso gli allarmi tattici e motivazionali di una squadra che giusto tre mesi prima perdeva 5-0 la finalissima di Champions League e sprecava diversi match point per uno Scudetto vinto dal Napoli. I tifosi contestano il mercato di Marotta e Ausilio.

Come cambia l'Inter con l'acquisto di Andy Diouf

Video credit: Eurosport

Calcio d’agosto diranno alcuni, molti. Probabile. L’Inter non era invincibile dopo il 5-0 col Torino, e non in crisi e finita dopo il sorprendente 2-1 incassato in casa con l’Udinese di Atta e Davis. Però. Ci sono diversi però. A cominciare da un mercato che ha portato un tecnico giovane, interista, ma alla prima e vera chiamata in una big senza passare da una gavetta lunga e formativa. Una scommessa, inutile nascondersi. Starà a Chivu dimostrare di essere all’altezza della panchina nerazzurra, ma impossibile pensare al tecnico rumeno come parafulmine in caso di stagione deludente così come successo a volte in passato con Simone Inzaghi.

STESSA SQUADRA, MA PIU’ VECCHIA

Partiamo da un presupposto. La carta d’identità non scende in campo. Questo vale per i giocatori più maturi e per quelli più giovani. Che sia Acerbi (classe 1988) o Francesco Pio Esposito (classe 2005). Il dato che salta all’occhio però da questa prima Inter di Chivu è che nella formazione "prime", diciamo i titolarissimi, sono scesi in campo sempre gli stessi delle ultime tre stagioni. Ma con un altro anno in più, con delle scorie fisiche – e anche mentali, perché inutile nascondere che i 5 ceffoni di Monaco di Baviera e lo Scudetto perso col Napoli di Conte non possano aver lasciato ferite e macerie all’interno dello spogliatoio – che sembrano invece essere sottovalutate. Nonostante l’inserimento di 5 nuovi acquisti, tutti giovani e di prospettiva, ma che a parte Sucic non sembrano pronti a prendere il posto dei senatori.
Se si analizzano le formazioni della partita d’esordio in Serie A delle ultime tre stagioni, si può notare come tutto sommato i nomi siano sempre i medesimi. Tranne rarissime eccezioni. In pratica quest’anno di nuovo c’era solamente Sucic appunto, ma anche perché Calhanoglu era squalificato contro il Torino. Stessa coppia d’attacco, stessi esterni, stesso centrocampo e praticamente stessa difesa.
Qui sotto, nel dettaglio, le formazioni dell'Inter degli ultimi tre campionati all'esordio: Inter-Monza (2-0) 2023-24; Genoa-Inter (2-2) 2024-25; Inter-Torino (5-0) 2025-26.
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Inter-Monza 2023-24 - Transfermarkt

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Genoa-Inter 2024-25 - Transfermarkt

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Inter-Torino 2025-26 - Transfermarkt

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Chivu non è Inzaghi, e chiedergli di adattare le sue idee di calcio su una squadra costruita e plasmata dall’ex tecnico rischia di essere una forzatura tattica molto azzardata. Centrocampo di palleggio per il secondo, più muscolare per l’attuale allenatore; un difensore veloce per poter alzare la difesa e aggredire più alti rischiando di lasciare campo scoperto per Chivu, ancora i ‘figliocci’ di Simone con Acerbi e de Vrij al centro del progetto; attacco rivouluzionato nel 50%, ma dove manca sempre la scintilla per far esplodere difese e situazioni complicate come ha già dimostrato il muro dell’Udinese.

DRIBBLING E FANTASIA: DOVE SIETE?

E qui forse il tasto più eloquente. E di difficile comprensione. Già con Inzaghi il problema imprevidibilità era stato evidenziato negli ultimi anni, con l’Amigo Alexis Sanchez unica vera dinamite capace di entrare dalla panchina per provare a spaccare difese avversarie e partite. Un Alexis Sanchez, con tutto il rispetto, verso il tramonto di una bellissima carriera. L’anno scorso si era puntato sull’esperienza di Taremi, e sul rientro di Correa: fallimenti totali. L’Inter è da anni una squadra che naviga nella parte bassissima delle classifiche degli amanti delle statistiche come dribbling tentati/riusciti. Un paradosso per una delle squadre più forti del nostro campionato, imbottita di talenti. Eppure, pochi interpreti con caratterisitche di un certo tipo: velocità, dribbling, tiro da lontanto e il guizzo decisivo capace di decidere certe partite "sporche", soprattutto quando testa e gambe cominciano a pesare giocando ogni tre giorni.
Statistica di AS: Inter ultima per dribbling nella passata Serie A
Doveva arrivare Lookman. Sappiamo tutti come è finita. Non è arrivato nessun altro però con quelle caratteristiche: perché? Perché continuare a ripetere un errore già commesso negli anni passati?Valentin Carboni è stato saggiamente ceduto in prestito al Genoa, per poter giocare con continuità e recuperare da un brutto infortunio. Possibile che con 40 e passa milioni a disposizione, i dirigenti nerazzurri non siano riusciti a trovare una valida alternativa al nigeriano dell’Atalanta?

MERCATO E COMUNICAZIONE: QUANTA CONFUSIONE

E il caso Lookman è solamente la punta dell’iceberg di un’estate abbastanza interlucutoria da parte di Marotta e Ausilio (il secondo, tra l’altro, investito da voci sempre più insistenti che lo vorrebbero insieme a Inzaghi in Arabia alla fine proprio di questa finestra di mercato. Ma questa è un’altra storia).
Partiamo dall’addio di Inzaghi. Il tentativo, fallito, con Fabregas, e il piano B Cristian Chivu. La sensazione è che l’Inter si sia fatta trovare impreparata, abbia virato sul giovane spagnolo del Como, e una volta incassato il legittimo "no" sia andata su una scommessa come l’ex eroe del Triplete con appena 13 panchine da professionista grazie alla fortunata esperienza a Parma nella seconda parte della passata stagione.
Poi il caso Calhanoglu: scaricato in diretta TV dal presidente Marotta durante il Mondiale per Club, al centro di diverse voci di mercato, ma che poi è rimasto con la famosa pace con capitan Lautaro e foto social. Cose che capitano, vero.
Il tutto passando per Lookman appunto, e le dichiarazioni di Ausilio il 18 luglio, rinforzate durante la conferenza stampa di Marotta nel primo giorno di ritiro in cui si evidenziata la volontà di provare a prendere un tipo di giocatore con quelle caratteristiche, di risolvere la questione nel giro di pochi giorni, e in caso di "no" dell’Atalanta di virare su altri obiettivi con caratteristiche simili, così da fornire a mister Chivu i nuovi innesti pronti per la preprazione.
Preparazione che è scattata poco dopo, e che ha visto solamente l’innesto del giovane centrocampista francese Diouf: sicuramente un buon prospetto, ma non con le caratteristiche di Lookman. O di Konè, che la Roma si è tenuta, e che Chivu avrebbe voluto per rinsaldare un centrocampo di grande palleggio, ma di pochi muscoli e filtro. Visto che intanto Leoni era volato a Liverpool, Solet – guarda caso forse il migliore domenica sera a San Siro – fermo a Udine.
Quello che ha un po' spiazzato tutti, tifosi e addetti ai lavori, sono state proprio le parole di Ausilio e Marotta che avevano parlato prima di una trattativa "lampo" (nel bene e nel male) che però è poi andata avanti per diferse settimane, e di alternative a Lookman con quelle determinate caratteristiche. Invece, appunto, è arrivato il solo Diouf. E del cambio di strategia: da un attaccante con dribbling, a un centrocampista muscolare. La sensazione generale è stata quella di: confusione. E, infine, rosa alla mano: con gli addii di Arnautovic, Taremi e Correa, quest'anno Chivu avrà a disposizione 4 attaccanti e non 5 come l'anno scorso...

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