Né Lautaro, né Sommer: gestire gli eccessi, ecco il vero problema dell'Inter

SERIE A - L'Inter è stata la più forte o la più brava in questi anni? Per me la più forte, anche se era scattato l'allarme dopo le sconfitte nel derby e con l'Atletico Madrid. Il calendario è incalzante e Chivu è chiamato a gestire la squadra per evitare crisi (per modo di dire). I problemi dei nerazzurri, in ogni caso, non sono imputabili ai singoli.

Chivu: “Dicono che abbiamo giocato partite facili, ma in Champions non ce ne sono”

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Il gioco che va di moda riguarda l'Inter: da Antonio Conte in poi (stagione 2019-2020), passando per Simone Inzaghi e arrivando a Cristian Chivu, è stata la più forte o la più brava? Gian Paolo Ormezzano liquidò da par suo il podio di Fausto Coppi ed Eddy Merckx: «Fausto il più grande, Eddy il più forte». Per Beppe Bergomi, cuore nerazzurro, è stata la più brava. Per Alessandro Del Piero, bardo juventino, la più forte.
Scritto che si parla in chiave generale, scelgo la tesi di «Pinturicchio». Senza dimenticare che «le opinioni sono come il sedere - ammoniva Vittorio Zucconi - Tutti ne abbiamo uno, ma non è detto che interessi agli altri».
L'Inter non ha mai pareggiato. Le sconfitte nel derby e a Madrid avevano fatto scattare l'allarme. Per la procedura (identica: fior di sprechi, pochi ma pacchiani errori), per la iella (tre legni in totale), per la negatività che ne sta accompagnando le sfide con le Big o sedicenti tali: 3-4 Juventus, 1-3 Napoli, 0-1 Milan. E, in Champions, dalla scorpacciate con i peones all'1-2 con l’Atletico del Cholo.
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Cristian Chivu, Diego Simeone

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Ecco perché dalla trasferta di Pisa si invocavano lumi. Non era facile, e facile non è stata. Il 2-0 spezza un bilancio di cinque k.o (in 18 partite, Europa inclusa). L'ha risolta la doppietta di uno dei califfi più discussi: Lautaro Martinez. Su assist di Pio Esposito, il primo, e di Nicolò Barella, il secondo. Pio era appena entrato al posto di Marcus Thuram. L'allenatore aveva dato spazio a Luis Henrique (dall'inizio, addirittura) e ad Andy Diouf, ricavandone risposte né banali né regali. Tra gli ingressi, segnalo quello di Piotr Zielinski, autore della rete al Wanda Metropolitano; e, in assoluto, meritevole di più «coccole».
La classifica di un anno fa, alla tredicesima, recitava: Napoli 29; Atalanta, Inter, Lazio e Fiorentina 28; Juventus 25. Con il Milan arrancante a 19. Gira e rigira, Chivu ha solo un punto in meno; e sempre uno in meno dalla vetta (Milan, Napoli). E l’attacco più prolifico (28 reti). È la fase difensiva, se mai, che andrebbe registrata.
Specialmente sui calci d'angolo, visto l’agio con cui l'uruguagio José Gimenez ha schiacciato.  Domandona: marcare a uomo, a zona o a castello? A uomo, dipendesse da me, anche se in materia i docenti si dividono.
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Zielinski in azione in Atletico Madrid-Inter

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Il calendario martella. Parcheggiata la Champions, ritorna la Coppa Italia. Ottavi di finale, gara secca: mercoledì 3 dicembre, alle 21, Inter-Venezia. E sabato 6, alle 18, un'ordalia di campionato che profuma di amarcord, oltre che di baionette e lavagne: Inter-Como. Era Cesc Fabregas, proprio lui, l’erede designato alla panca di mister «Spiaze».
Sembrava fatta. Invece no. E allora, il romeno. La perfezione non esiste, e l'agenda moltiplica gli attentati ai suoi spasimanti. Il Liverpool pluri-milionario si è infilato in un labirinto cosmico. Il Manchester City ha perso in casa con il Bayer Leverkusen.
Le crisi vanno e vengono. Crisi per modo di dire, se penso al digiuno del «Toro»; e per modo di fare se, viceversa, mi citano la Fiorentina.
Le diete dei bomber sono fenomeni di comodo spaccio: l'Arena Garibaldi restituirà il capitano alle serenate delle edicole, e non mancheranno strigliate - scommettiamo? - per coloro che avevano osato metterne alla berlina la dedizione, il talento e la mira. Nella mia griglia d'agosto avevo collocato l'Inter subito dopo il Napoli di Conte. Le variabili impazzite sono la Roma del Gasp e il Milan di Max Allegri. Fuori dai balli, ormai, Juventus e Atalanta. Da titolare, Chivu contribuì al Triplete del 2010 e, quindi, conosce rotte, scali e turbolenze. I due gol fra Milan e Atletico nati da palle rubate a Hakan Calhanoglu, e il processo a Yann Sommer post derby, appartengono alla smania del capro espiatorio. Gestire simili eccessi non è semplice: ma, spesso, fa la differenza.

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Chivu: "Il 'bello' e il 'bene' non bastano a quanto pare. Dobbiamo fare di più"

Video credit: Eurosport


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