Lungomare di Latchi, piccolo borgo dal mare cristallino del distretto di Pafos, "far west" dell'isola di Cipro. E' martedì 16 settembre 2014, ma da queste parti è ancora come se fosse piena estate: per via del solleone e per il fatto che i ritmi restano lenti e placidi. A scandire le giornate, però, c'è una grande novità, la prima giornata della fase a gironi di Champions League. Una novità soprattutto per i classici bar e baretti in stile ellenico, che per l'occasione assumono le fattezze di un pub britannico. D'altra parte, qui, gli inglesi hanno colonizzato l'intera isola del rame fino al 1960. Spillatori di birra belli carichi e lavagnette che espongono il programma della duenotti tv di grande calcio all'esterno della porta d'ingresso: in gesso, il programma delle partite trasmesse dai maxischermi interni ai locali, tra una pinta e l'altra. Un programma bello ricco, peraltro: c'è Liverpool-Ludogorets (finita 2-1 e le cui marcature verranno aperte da un certo Mario Balotelli), Bayern Monaco-Manchester City (1-0), Chelsea-Schalke 04 (1-1). Le inglesi di Premier vanno per la maggiore, per richiamare turisti appassionati di football e vecchie spugne dal physique du rôle. Ma, a ben vedere, ci sono altre due partite "in promozione special" scritte in gessetto su quelle lavagnette: Benfica-Zenit San Pietroburgo (con André Villas Boas a sostituire Luciano Spalletti dal mese di marzo di quell'anno) e, soprattutto, Barcellona-Apoel Nicosia (in programma mercoledì 17).
Cipro, lungomare di Latchi, distretto di Pafo (Getty Images)
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Il calcio a Cipro. Dieci anni fa
C'è ancora fermento, infatti, per quella impresa storica targata dalla squadra più vincente di Cipro, quando cioè, tre edizioni prima, i gialloblù dell'isola - alla loro seconda partecipazione alla fase a gironi di Champions dopo quella d'esordio nel 2009-2010) avevano addirittura vinto il Girone B passando davanti proprio allo Zenit (lì Sì, allenato dall'attuale ct azzurro),
Porto e
Shakhtar Donetsk. Non solo, l'Apoel dell'allora tecnico serbo
Ivan Jovanovic (attuale ct della
Grecia) aveva pure eliminato il Lione agli ottavi e si era presentato ai quarti, in cui dovette poi arrendersi, per causa di forza maggiore, al
Real Madrid. Una cavalcata che lasciò tutti a bocca aperta sull'isola, anche nella parte Nord occupata dai turchi: Nicosia aveva fatto parlare di sé in ogni angolo del Continente e finalmente non per essere, suo malgrado, l'ultima Berlino, pensando alla linea di demarcazione tra parte greca e parte turca.
L'impresa ispiratrice dell'Apoel Nicosia
Da Pafo e dintorni, Nicosia dista oltre 150 chilometri, eppure c'è visibilio anche da queste parti. La sfida del Camp Nou al Barcellona (che poi quella Champions la vinse in finale contro la prima Juventus di Massimiliano Allegri) ha un fascino sontuoso. "Grandissimo Apoel, ma finisce 5-0 per il Barça" sentenzia uno dei camerieri dello Zening resort (uno dei tanti su quel lungomare) di Latchi. In realtà non andò proprio così: nella gara d'esordio in maglia blaugrana di Marc-André ter Stegen, il Barcellona s'impose solamente di misura contro quell'Apoel fatto di brasiliani, altri sudamericani e portoghesi carneadi: 1-0, gol di testa di Gerard Piqué sul solito assist da calcio piazzato di Lionel Messi, con gli ospiti vicini al pareggio nella ripresa con l'argentino Tomás De Vincenti. L'Apoel - in quel caso allenato dal greco Giōrgos Dōnīs - non seppe ripetersi e chiuse ultimo nel girone a 1 solo punto, raccolto dopo un 1-1 interno contro l'Ajax. Tuttavia l'onore venne nuovamente salvato.
Barcellona-Apoel Nicosia 1-0, Champions League 2014-2015: il gol decisivo di Gerard Piqué (Getty Images)
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La scalata dalla Seconda divisione cipriota del Pafos
Un bel passo avanti per tutto il movimento del calcio cipriota, le cui squadre di club, fino a dieci anni prima, subivano goleade in giro per l'Europa arrestando il proprio cammino internazionale ai preliminari, tutt'al più al primo turno di quando non esisteva - ancora più indietro nel tempo - la fase a gironi. Tutto questo accadeva esattamente al termine dell'estate di dieci anni fa, quando - a inizio stagione, precisamente il 10 giugno - il Pafos Fc era appena nato e si era iscritto alla Seconda divisione cipriota, subito vinta al termine di quella stagione.
Pafos Fc-Heidenheim, Conference League 2014-2015 (Imago)
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Nel segno di Evagoras
Diciamo che se già l'Apoel Nicosia veniva considerato un autentico miracolo per gli standard calcistici dell'isola di Cipro, nessuno dalle parti di Latchi (ma, in generale, in tutta la parte occidentale dell'isola) si sarebbe mai potuto immaginare la partecipazione del Pafos - prossimo avversario della Fiorentina di Raffele Palladino i Conference League - alla fase a gironi di una competizione europea. Qualsiasi espressione calcistica di Pafo, tranquilla cittadina da circa 32mila abitanti, lontana - anzitutto geograficamente - dalle diatribe tra parte greca e parte turca, non aveva mai avuto l'onore di vedere disputata una partita di calcio europeo. Nemmeno quando - fino al 2000 - il club si chiamava "Evagoras Paphos", in onore dell'eroe della resistenza locale Evagoras Pallikarides, poeta e membro dell'organizzazione paramilitare EOKA, combattente giustiziato sommariamente per impiccagione nel 1957 dagli inglesi, accusato ingiustamente di aver ucciso un collaboratore britannico solo perché trovato, in sella ad un asino, in possesso di una pistola. Tra le sue ultime parole, prima di morire, la frase: "Questo è il più bel giorno della mia vita. E' cosa buona e giusta morire per la Grecia".
Pafo, Pafos e le fusioni che hanno portato a quel 10 giugno 2014
Nel 2000 l'Evagoras si unì all'APOP Pafos per formare l'AEP Pafos, anch'esso tramontato nel 2014 dopo la fusione del 10 giugno con l'AEK Kouklion, che diedero per l'appunto vita all'attuale Pafos Fc. Nello stemma, però, l'immagine stilizzata di Evagoras Pallikarides è ancora al centro, in primo piano.
Continuità di un vessillo portato con orgoglio dai tifosi, che questa sera contro la Fiorentina, si presenteranno al "Franchi" in 700 circa. D'altra parte, come potersi perdere un simile appuntamento, anche dovendosi sobbarcare un viaggio aereo da quasi quattro ore?
2024, tifosi Pafos Fc
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Pafos, soldi russi per il cambio di ambizioni
Il club è in mano a un fondo, la Total Sports Investments, che - solo nel calcio, ma diramatosi anche in altri sport - ha investito nel Riga FC e nell'Auda in Lettonia, nel Rodina Mosca in Russia, nell’Akritas e nel Pafos a Cipro, ma anche negli Emirati Arabi Uniti, nello United Fc Dubai. I soldi e le ambizioni sono di provenienza russa, che con Cipro ha sempre avuto un legame di primo livello come polo turistico di prim'ordine. Ricordate Benfica-Zenit San Pietroburgo trasmessa dal baretto di Latchi? Ebbene, è così perché l'isola, d'estate, si riempie sempre di orde di villeggianti russe. Ad Ayia-Napa, per esempio, lungo la costa sudorientale, ci sono addirittura le doppie scritte. Da queste parti i russi vengono non solo in vacanza ma hanno investito in immobili e proprietà di ogni genere.
Pafos-Astana 1-0, Conference League 2024-2025: la gioia dei giocatori del Pafos (Getty Images)
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Multinazionale (senza ciprioti) e qualche vecchia conoscenza della Serie A
Il Pafos cresce verticalmente negli ultimi dieci anni, fino ad aggiudicarsi per la prima volta la coppa di Cipro, al termine della passata stagione. Sei punti nelle prime tre giornate (frutto delle vittorie contro Petrocub-Hincesti e Astana, quest'ultima nella casa europea di Limassol), gli stessi della Fiorentina, oltre ogni più rosea previsione. In campo, la solita multinazionale, di ciprioti se ne vedono pochi e solo in panchina. I punti di forza che la Fiorentina deve tenere d'occhio, sono il centrocampista rumeno classe 1999 Vlad Dragomir (ex di Virtus Entella e Perugia, che a Pafos ha messo su famiglia), il rapidissimo e prolifico terzino destro capoverdiano João Correia (ex Chaves in Portogallo e autore di una doppietta nel 4-1 esterno al Petrocub). A sinistra, un'altra vecchia conoscenza del calcio italiano: l'ex Roma Jonathan Silva, due presenze nella Serie A 2017-2018 (preso nel mercato di gennaio dallo Sporting Lisbona). Ma c'è anche la mezzala Domingos Quina, passato per l'Udinese l'anno scorso.
Il ds italiano Giaretta: "Conference ok, ma vogliamo giocare in Champions"
Ad allenarli uno spagnolo,
Juan Carlos Carcedo, l'ex collaboratore all'Arsenal (e non solo) di
Unai Emery.
2024, Juan Carlos Carcedo, tecnico del Pafos Fc
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Ad assemblarli questi giocatori (molti dei quali brasiliani), un direttore sportivo italiano, Cristiano Giaretta, ex - a ritroso - di Watford, CSKA Sofia, Udinese, Ascoli, Novara (portato in Serie A nel 2011) e Pro Sesto. Giaretta, intervistato da Viola News, ha dichiarato: "C'è grande emozione per questa sfida alla Fiorentina, primo grande club che il Pafos affronta. E' elettrizzante: la proprietà russa è molto contenta di disputare la Conference League. Al Pafos c'è grande ambizione: vogliamo vincere per la prima volta il campionato e accedere ai preliminari di Champions".
Cristiano Giaretta
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E, a giudicare da quanto sta accadendo in patria, la strada è quella giusta:
primo posto in A' Katīgoria (il massimo campionato cipriota), quasi a punteggio pieno: 31 punti in 11 partite, a +5 dall'Aris Limassol, a +11, addirittura, dall'
Apoel Nicosia, quinto, ma che - nell'ultimo urno di Coneference - ha scofitto 2-1 proprio la Fiorentina. Insomma, turnover Sì per i viola di mister
Raffaele Palladino, ma l'impegno col Pafos Fc, specialmente dopo quanto accaduto tre settimane or sono, non è affatto da sottovalutare.
Palladino: "Conference League fondamentale per la crescita della Fiorentina"
Video credit: Eurosport