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Davide Cassani: “Sono uomo da strada. Nel fango di Colbrelli ritrovo il mio amore per il ciclismo"

DaOAsport

Pubblicato 12/10/2021 alle 12:00 GMT+2

Il 60enne ha declinato l’invito di un impiego da capo della Ciclistica Servizi e ha spiegato le proprie ragioni attraverso un post pubblicato sui suoi profili social, mentre si cerca ancora il nuovo CT della Nazionale Italiana di ciclismo.

Davide Cassani con Sonny Colbrelli

Credit Foto Getty Images

Davide Cassani ha chiuso definitivamente il proprio rapporto con la Federazione Italiana di Ciclismo. Dopo aver ricoperto il ruolo di Commissario Tecnico negli ultimi otto anni, il romagnolo ha rifiutato l’ultima offerta che gli era stata fatta dal Presidente Cordiano Dagnoni: spostarsi dall’ammiraglia alla scrivania, a capo della Ciclistica Servizi per continuare a dare lustro al movimento tricolore. Il 60enne ha declinato l’invito e ha spiegato le proprie ragioni attraverso un post pubblicato sui suoi profili social, mentre si cerca ancora il nuovo CT della Nazionale Italiana di ciclismo.

DAVIDE CASSANI SPIEGA LE SUE RAGIONI

Ormai è cosa nota: dal 30 settembre non sono più il commissario tecnico della nazionale di ciclismo e proprio oggi ho risposto alla proposta per un nuovo incarico: essere a capo della ciclistica servizi che è qualcosa di molto importante. Lasciatemi spiegare perché non ho accettato questo incarico con un’immagine che, anche solo ricordarla, mi fa tremare i polsi e palpitare forte il cuore. Sono le pedalate di Sonny Colbrelli nella vittoriosa Roubaix.
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È in quel fango che copre completamente Sonny che io ritrovo tutti i motivi del mio sconfinato amore per il ciclismo. Io ero lì con Colbrelli, pedalavo con lui, stavo facendo a metà di tutto; fango e sudore, speranza e fatica… Ecco, questo è quello che amo e quello che so fare: stare con i ragazzi, essere con loro, sempre, soprattutto quando faticano, quando pedalano. Alla foratura di Gianni Moscon e alla sua caduta ho sofferto come se mi avessero dato un calcio in bocca anzi no, peggio, allo stomaco.
Io sono un uomo da strada e non da scrivania, è questa essenzialmente la ragione per cui io non posso e non voglio andare contro me stesso, non posso ignorare quello che sono e soprattutto quello che non so fare. Ecco perché, pur avendo apprezzato moltissimo l’offerta interessante che mi è stata fatta, chiudo un libro per aprirne un altro che è soltanto la sua continuazione. Voglio tornare, anzi restare sulle strade con i miei ragazzi condividere con loro amarezze e delusioni, gioie e soddisfazioni. Non so cosa farò, dipenderà da quello che sarò capace di inventarmi. Di sogni ne ho ancora tanti e di certo non lascerò il ciclismo“.
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