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Peter Sagan è il nuovo campione del mondo: a Richmond è trionfo con un numero da fuoriclasse

Andrea Tabacco

Aggiornato 27/09/2015 alle 22:46 GMT+2

Il fenomeno della Slovacchia sorprende tutti nel finale e vince in solitaria il Mondiale 2015 al termine di un'azione incredibile. Secondo è Matthews (Australia), terzo Navardauskas (Lituania). Male l'Italia, il cui uomo migliore - Giacomo Nizzolo - chiude in 18esima posizione.

Peter Sagan è campione del mondo 2015

Credit Foto AFP

Chi segue il ciclismo era perfettamente conscio del fatto che questo momento prima o poi sarebbe arrivato. Perché un corridore come Peter Sagan nasce una volta ogni 50 anni, e perché quelli come lui – prima o poi – vincono il Mondiale. Anzi, prima o poi vincono tutto. E’ quello il destino dei fuoriclasse. Peter Sagan ha 25 anni e un futuro luminosissimo davanti a sé: il suo sconfinato talento non gli ha ancora permesso di conoscere i suoi limiti.
In carriera ha già vinto moltissimo, e il tanto atteso successo in una classica monumento arriverà quanto prima. Nel frattempo, da Richmond, torna con una meravigliosa maglia iridata. L’ha vinta con pieno merito, con un’azione da fuoriclasse folle e geniale allo stesso tempo, di forza, ma anche di testa. E soprattutto di cuore, perché senza quello non si va da nessuna parte. Gli rimproverano una condotta di gara non sempre lucida e troppo spesso impulsiva: in Virginia, il 25enne della Tinkoff-Saxo vince anche grazie a una tattica attendista rivelatasi necessaria viste le poche presenze schierate al via dalla sua Slovacchia (erano in 3, contro squadroni da 9 elementi).
Si è nascosto fino all’ultimo, Sagan, ha aspettato il momento giusto per partire e – quando all’inizio del penultimo strappo ha capito che era arrivato l’attimo decisivo – è partito con decisione. Come solo i campioni sanno fare. Gilbert e Boasson Hagen si guardano troppo e perdono l’occasione per rientrare su di lui. E’ lì che il suo trionfo comincia a materializzarsi. Una discesa fatta a tutta, poi l’ultimo strappo affrontato come fosse il Mortirolo, quindi un rettilineo in leggera salita che sembra non finire mai. Ma che sotto la linea del traguardo rivelerà poi tutta la sua bellezza.
Come prevedibile, il Mondiale di Richmond si risolve negli ultimi 4500 metri. I precedenti 256.9 sono un continuo tentativo di attacchi più o meno pericolosi. L’Italia perde Oss per una banale caduta a circa 100 km dall’arrivo, mentre la Francia è costretta a rinunciare ad Alaphilippe. A 36 km dall’arrivo il gruppo si compatta in maniera definitiva dopo l’audace tentativo di Taylor Phinney, uno che per colpa di un infortunio ha anche pensato di dover smettere di correre. Al terzultimo passaggio sulla Libby Hill, a provarci è il britannico Stannard, che parte a tutta velocità e si porta via altri 6 corridori. Tra loro c’è anche l’italiano Elia Viviani, ma è troppo presto perché l’attacco arrivi al traguardo. La Germania, unica squadra a non aver inserito un uomo in quella che poteva sembrare la fuga giusta, ricuce il gap e lascia che sia l’ultimo giro a decretare il successore di Kwiatkowski. Rui Costa e Boom allungano in pianura, e dopo di loro anche Siutsou e Farrar. Ma sono i 3 strappi finali a fare la differenza. Sul primo attacca Stybar, seguito da Degenkolb, Boasson Hagen e Van Avermaet. Sul secondo forza Gilbert, poi si esce per la prima volta allo scoperto Peter Sagan. Lo ritroveremo all’arrivo da solo, e a braccia alzate. L’Italia, da 7 fino all’inizio degli ultimi 4500, si perde nel finale, sparisce e chiude con Giacomo Nizzolo – il migliore dei nostri – in 18esima posizione. Vincere era impossibile, soprattutto dopo aver visto questo Sagan, ma un piazzamento nei 10 era alla portata dei ragazzi del ct Cassani. Non averlo centrato è un risultato che dovrà far riflettere tutti.
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