Vingegaard duro sul tema sicurezza: "Sconsiglio ai miei figli di fare i corridori professionisti, si rischia di morire"

PARIGI-NIZZA - Chi è il vero capitano della Visma Lease a Bike? Vingegaard non svela niente, anche se ha appena soffiato la maglia gialla al suo compagno di squadra Jorgenson. Nella lunga intervista si è parlato del suo lavoro in pescheria e, soprattutto, sul discorso sicurezza nel ciclismo. Consiglierebbe ai propri figli di fare i corridori professionisti? No secco, ha risposto il danese.

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Vingegaard ha soffiato la maglia di leader al compagno di squadra Jorgenson anche se, sul traguardo di La Loge des Gardes, si è dovuto arrendere a João Almeida che ha beffato tutti. È il danese il vero capitano della Visma Lease a Bike in questa Parigi-Nizza? Il vincitore di Tour 2022 e Tour 2023 non si sbilancia e afferma che sia lui che il corridore statunitense sono partiti alla pari in questa corsa a tappe francese e, anzi, avrebbe piacere nel vedere il proprio compagno di squadra vincere la generale. Poi, andando più sul filosofico, Vingegaard ha ricordato l'incidente di un anno fa ai Paesi Baschi e di quanto quell'episodio gli abbia cambiato la concezione del ciclismo. E non in positivo... Vingegaard ha infatti affermato che sconsiglierebbe ai suoi figli di fare i professionisti nel mondo del ciclismo. Ad oggi ci sono troppe lacune sul piano della sicurezza per intraprendere una carriera del genere.

Chi è il capitano tra me e Jorgenson?

Matteo Jorgenson e io abbiamo entrambi i gradi di capitano e cercheremo di vincere come squadra. In generale abbiamo dimostrato di saperci comportare bene con diversi capitani, speriamo di farlo anche qui. Ho un rapporto davvero buono con Matteo e sarei felice se vincesse la classifica generale. Non sono così egoista da voler sempre vincere. Sono felice anche quando vince lui. [Vingegaard in conferenza stampa]

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Il mio passato in pescheria

Avevo 25 anni quando ho avuto la mia grande occasione. Per gli standard odierni, è sicuramente troppo tardi. Per molto tempo sono stato un ragazzo con un fisico poco sviluppato e come U15 o addirittura U17 non ero poi così bravo. Uomini come Mads Pedersen e Soren Kragh Andersen in quelle categorie avevano già vinto tutto. Rispetto a loro, io ero in fondo alla classifica. Nessuno penserebbe che qualcuno che ha vinto il Tour abbia avuto un lavoro part-time nel settore del pesce. Ma poi tutto ha avuto senso perché, essendo un corridore non professionista, mi annoiavo. Ti alleni 4 ore al giorno, ma hai comunque molto tempo a disposizione. Come professionista potresti dire... Mi riposerò, ma come atleta emergente non corri per vivere. Ho accettato un lavoro per riempire la giornata e guadagnare qualche soldo extra. Dovevo avere un piano di riserva, nel caso in cui non fossi diventato un professionista

Vingegaard

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All'inizio non era facile fare il ciclista

Per molto tempo sono stato troppo nervoso in corsa. Quando ho iniziato a gareggiare, spesso vomitavo prima e durante la gara. La situazione è migliorata quando avevo 15 o 16 anni, ma nei miei primi due anni da professionista è stato molto difficile

Sconsiglio ai miei figli di fare ciclismo

Ho due figli e se un giorno mi chiedessero di correre in bici, io gli direi di no. Lo scorso anno ho rischiato di morire e troppe volte ci troviamo in situazioni pericolose. Bisogna prendere dei provvedimenti seri per garantire la sicurezza in corsa

Il duello con Pogacar

Tadej ha il suo stile, io ho il mio. Ma certe volte mi infastidisco quando veniamo dipinti come calcolatori. Noi spesso diciamo di avere un piano perché è normale averlo, ma altre volte corriamo seguendo il nostro intuito. Spesso diciamo che preferiamo seguire gli altri e poi attacchiamo perché pensiamo che in quel momento sia la soluzione migliore. Non siamo macchine e gestiamo la corsa seguendo diversi fattori. Obiettivi? Il Tour rimane il nostro obiettivo principale, ma cercheremo di fare bene in tutte le gare che lo precederanno

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