Evans si prepara al Tour

Come ogni anno, c'è anche Cadel Evans nel gruppetto dei grandi protagonisti attesi al Tour de France. Nonostante i 34 anni di età, l'australiano ha dimostrato di essere ancora un corridore temibile: in questa stagione ha vinto la Tirreno-Adriatico, il Giro di Romandia ed è arrivato secondo al Giro del Delfinato. Ora il Tour, la corsa più prestigiosa del mondo che ancora manca nel suo palmares: ma se non dovesse riuscire a vincere, Evans ha comunque una richiesta, quella di essere meno sfortunato rispetto alle scorse edizioni, e in particolare quella del 2008, quando arrivò secondo a Parigi nonostante due cadute.

"Sono contento dei miei Tour e del modo in cui mi preparo - dice l'ex-campione del mondo - ma spesso vengo criticato perché non vinco mai. Non che mi interessino molto questi discorsi, ma quest'anno mi piacerebbe chiedere di non essere sempre così sfortunato. Non penso di volere molto, mi sono impegnato molto per prepararmi anche per questa edizione del Tour. Nel 2008, per esempio, ho sofferto una caduta quasi ridicola, a 60 km orari, quando ero vicino alla zona neutra... e poi un'altra ancora... ma si sa che il ciclismo va così, sono cose che possono succedere. Al Tour vado ancora con passione, come un corridore che ama le corse, e il Tour è una corsa che vuole tanto impegno. Io ce la metterò tutta, ma spero, ripeto, di essere un po' più fortunato".

Il percorso del Tour de France è molto impegnativo: dopo la prima settimana per i velocisti, ci saranno tante montagne, compreso il Plateau de Beille, tanto caro a Contador, che costruì proprio lì la sua vittoria nel 2007...

"Il Plateau de Beille è una salita dura. È molto lunga e arriva dopo una serie di giorni molto difficili, con tante montagne. Ricordo che ero quarto in classifica quando Contador vinse il suo primo Tour de France. Lui e Rasmussen si aiutarno in quella salita per staccare gli specialisti della crono, io e Kloden... non è stata una situazione piacevole. Questo è quello che ci ha lasciato la storia, ma non significa che non si può improvvisare in corsa, e provare a fare qualcosa di diverso".

Tra le altre grandissime salite ci sono il Galibier e l'Alpe d'Huez: quest'ultima, in particolare, è una di quelle che Evans teme di più.

"Se hai un giorno difficile in una tappa di pianura, a volte può essere quello il momento più duro del Tour. E un bel giorno sul Galibier può essere quello più facile. Almeno è quello che spero... ma è difficile che accada - dice con un sorriso ironico -. Il Galibier è molto difficile, e la superficie dell'asfalto non ti aiuta. Ma soprattutto, il Galibier è molto, molto alto. Storicamente, l'Alpe d'Huez non è mai stata la mia salita preferita. Non risponde alle mie caratteristiche, ma spero che quest'anno possa andare un po' meglio".

Evans dovrà necessariamente fare meglio sull'Alpe d'Huez se vorrà vincere il Tour, anche perché questo è uno dei suoi ultimi anni. Le cose si complicano però con la presenza di Alberto Contador.

"Continuerò ad allenarmi. Finora sto andando bene e arriverò al massimo della condizione a luglio. Ho ancora energie da utilizzare, dunque posso continuare a lavorare per migliorarmi. La prima parte della stagione è stata positiva, ma so di poter arrivare ancora meglio a metà luglio e di poter chiudere l'anno in crescendo".

Auguriamo a Evans di avere più fortuna, ma con gli Schleck e Contador è difficile poterlo immaginare in giallo a Parigi.