Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

Da Bartali a Schleck, i finali più assurdi di sempre al Tour de France

Alberto Coriele

Pubblicato 28/06/2017 alle 22:50 GMT+2

In 103 edizioni finora disputate la Grand Boucle ha regalato dominatori ma anche edizioni apertissime, decise negli ultimi chilometri. Andiamo alla scoperta dei finali più assurdi ed indecisi della storia di questa celebre corsa.

2017, Andy Schleck, Cadel Evans, Tour de France 2011, LaPresse

Credit Foto Eurosport

Questione di fascino e grandeur. Il Tour de France è sempre stato il trait d’union di una nazione intera, capace però al tempo stesso di far brillare gli occhi anche in tutto il mondo. I migliori campioni da qui sono sempre passati, ed hanno vinto. Le menti illuminate di Henri Desgrange e Géo Lefèvre diedero luce e vita a questa creatura nel lontanissimo 1903, sei anni prima che Luison Ganna, il pendolare di Induno Olona, inaugurò la prima edizione del Giro d’Italia. Una creatura che negli anni ha avuto dei punti fermi, delle certezze, come l’arrivo agli Champs Elysees è tappa fissa ormai dal 1975. Certezze sì, ma allo stesso tempo indecisione, finali imprevedibili, maglie gialle decise all’ultimo giorno disponibile. Molte volte la corsa di tre settimane - in passato in formato ridotto - si è decisa per un nulla, per un dettaglio. In questo pezzo andiamo a scoprire alcuni dei finali più incredibili della storia di questa celebre corsa.

1947

Partiamo già con una delle edizioni probabilmente più iconiche della storia della Grand Boucle: ha anzitutto un valore simbolico, perché la prima a disputarsi dopo il secondo conflitto mondiale. Fu un testa a tesa entusiasmante tra francesi ed italiani, nello specifico Renè Viettò, Pierre Brambilla, Aldo Ronconi e Jean Robic. Tutto sembrava apparecchiato per la vittoria di Brambilla, che si vestì di giallo a due giorni dalla conclusione. Finita? Macché. All’ultima tappa Jean Robic, con tre minuti da recuperare, attaccò la maglia gialla da lontanissimo e portò via con sé un gruppo di trenta corridori. Tale gruppo giunse al traguardo con 13 minuti di vantaggio, Robic vinse il Tour senza aver mai vestito la maglia gialla
picture

Jean Robic

Credit Foto Eurosport

1948

È l’anno degli italiani, è l’anno di Gino Bartali, che torna a vincere in Francia dieci anni dopo la prima volta. Ginettaccio parte bene, molto bene, e vince la prima tappa. In pianura paga inaspettatamente venti minuti al giovane Luison Bobet, paladino di Francia. Sui Pirenei Bartali vince due tappe e ricuce parzialmente, prima di perdere ancora terreno a Cannes e tornare a venti minuti da Bobet. L’Italia è sull’orlo di una guerra civile dopo l’attentato a Palmiro Togliatti e solo Bartali può calmare le acque. Come? Vincendo. Sulle Alpi trionfa in tre tappe consecutive, in salita dà quaranta minuti a tutti e vince con una delle rimonte più incredibili.

1958

Charly Gaul, l’"angelo della montagna” è abituato alle imprese. Nel 1956 ha vinto il Giro d’Italia resistendo alla tremenda tempesta di neve sul Monte Bondone, ma nel 1958 non ha ancora vinto il Tour de France. Il francese Géminiani e l’italiano Vito Favero si contendono la maglia gialla con un vantaggio rassicurante sul lussemburghese, che però non è solito a lasciar incompiute le opere. Nella cronoscalata sul Mont Ventoux si mette tutti alle spalle, e recupera terreno. Sul traguardo di Besançon lo stesso Gaul mangia otto minuti a Favero e 14 a Géminiani, ma non sono ancora sufficienti per la leadership e neanche per il secondo posto. L’angelo della montagna completa l’opera prova a cronometro da Besançon a Digione, lasciandosi dietro di oltre tre minuti sia Favero che Géminiani. Dopo trent’anni, dopo la doppietta di Frantz nel 1927 e nel 1928, un lussemburghese torna sul gradino più alto del podio.

1968

Dieci anni dopo Charly Gaul, il 1968 sembra essere l’anno buono per Raymond Poulidor, l’eterno piazzato (otto volte sul podio senza mai vincere, nessuno come lui): senza Gimondi, Aimar e Pingeon, e prima ancora che si scateni l’uragano Merckx, il favorito è proprio Poulidor. Lo sfortunato francese cade ad Albi però e non prende il via della 17esima tappa. Si crea allora una sfida a tre entusiasmante: alla vigilia dell’ultima tappa in maglia gialla c’è il belga Herman van Springel con 12 secondi di margine sullo spagnolo Gregorio San Miguel, 16 secondi sull’olandese Jan Janssen e 58 secondi sul nostro Franco Bitossi. Il Tour si decide a cronometro, e vince Janssen, che si aggiudica anche un Tour dal finale entusiasmante. Diventa il primo olandese a vincere la Grand Boucle (il primo olandese a vincere il Giro è stato invece Dumoulin poche settimane fa) e, proprio come Jean Robic nel 1947, vince senza mai indossare la maglia gialla durante la corsa.

1971

Dopo due anni di dominio incontrastato, l’interregno di Eddy Merckx è in pericolo per colpa dello spagnolo Jesús Luis Ocaña Pernía. Gli scatti dell’iberico spingono il Cannibale a nove minuti di ritardo dopo la tappa di Orcieres. Siamo all’undicesima tappa e la reazione del belga è immediata: nella frazione del 10 luglio che si conclude a Marsiglia scatta al primo chilometro e recupera al traguardo tre minuti allo spagnolo. Nella cronometro di Albi rosicchia un altro minuto, ma Ocaña è ancora lontano. Il 12 luglio, sulla discesa dal Col de Mente, Ocaña cade e, nel rialzarsi, viene travolto da Zoetemelk. Frattura della clavicola e ritiro inevitabile: il giorno successivo Merckx, tornato in maglia gialla, non la indossa per rispetto dell’avversario, ma arriva comunque a vincere tranquillamente il suo terzo Tour consecutivo.

1975

Eddy Merckx cede lo scettro. Dopo aver vinto nel 1974, vuole entrare nella storia diventando il primo a vincere cinque volte il Tour. Inizia perdendo il prologo da Francesco Moser, ma torna subito maglia gialla nella prova a cronometro successiva. Sulle salite dei Pirenei conserva il vessillo da leader, ma deve capitolare di fronte a Bernard Thevenet, che a Pra Loup batte il Cannibale e prende possesso di una maglia gialla che non lascerà più fino agli Champs Elysees. Un epilogo che pone fine alla tirannia di Merckx, che aveva vinto tutti gli ultimi cinque Tour a cui aveva partecipato.

1986

Il 1985 resta l’anno in cui si registra l’ultimo successo francese nella storia della Grand Boucle. Sono passati 32 anni e, undici anni dopo il 1975, stavolta è Hinault a provare a riuscire laddove non era riuscito Merckx, ossia vincere il sesto Tour de France. L’inizio per il regolarista” è positivo, perché la maglia gialla arriva subito a Pau. Nell’impeto, attaccò il giorno dopo a venne ripreso e staccato di quattro minuti dal compagno di squadra, Greg LeMond. Restò in giallo ma solo fino alla tappa successiva, sul Col de Granon. Greg LeMond è vicino a vincere il suo primo Tour ma sull’Alpe d’Huez deve difendersi dagli attacchi di Hinault, che non lo stacca. Ed è storia il famoso arrivo mano nella mano, come fosse un passaggio di consegne.

1989

Come racconta in maniera splendida Niccolò Campriani in questo articolo, quello del 1989 fu uno dei finali più palpitanti di sempre. In primo luogo perché il Tour de France si decise con lo scarto più esiguo di sempre: il vincitore, come tre anni prima, è Greg LeMond. A dividere il leader francese Laurent Fignon dallo statunitense LeMond ci sono 50 secondi ed un’ultima cronometro da percorrere. 25 chilometri con arrivo sugli Champs Elysees: complice la sua posizione aerodinamica innovativa, LeMond riesce a sopravanzare Fignon di 58 secondi vincendo quel Tour de France e negando la gioia alla Francia intera.

2011

Tralasciando gli anni bui e le riscrizioni a tavolino dell’albo d’oro, dall’egida Armstrong in poi, il Tour del 2011 mette in luce il talento generoso e sfortunato di Andy Schleck. L’anno precedente perse il Tour de France per un salto di catena, che spianò la strada ad Alberto Contador (poi squalificato). Quell’edizione la vinse a tavolino Schleck, ma non fu lo stesso. Nel 2011, nella tappa da Pinerolo fino alla cima del Galibier, Andy Schleck attacca da lontanissimo: sulle pendici dell’Izoard, quando mancano 60 chilometri al traguardo. In maglia gialla c’è l’idolo Thomas Voeckler: Schleck arriva in cima al Galibier con oltre due minuti sulla concorrenza, guidata da uno stoico Cadel Evans che riconosce la grande occasione di poter vincere il Tour. Andy partiva da un quarto posto in classifica a 2'59" dalla maglia gialla, si ritrova a soli 15” da Voeckler. Nella tappa successiva l’arrivo sull’Alpe d’Huez regala ad Andy Schleck la maglia gialla con 53” sul fratello Frank e 57” su Cadel Evans: il vantaggio sull’australiano non basterà nella cronometro di 42,5 a Grenoble. Evans si riprende tutto con gli interessi ed arriva da trionfatore sugli Champs Elysees.
picture

Presentato il Tour de France 2017: si parte da Dusseldorf

Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità