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Sella è una spia?

DaTutto Bici

Pubblicato 17/07/2009 alle 12:29 GMT+2

Emanuele Sella tornerà presto a correre (la sua squalifica di un anno scade il prossimo 18 agosto), ma come verrà accolto dal gruppo?

Non piace l'ennesima vicenda doping. Piace di meno quel "Via col doping", che sa di presa in giro, perché non siamo né a Zelig né tantomeno a Colorado Caffé. Purtroppo la vicenda è maledettamente seria, e avanti di questo passo non sappiamo per quanto tempo ancora dovremo registrare situazioni simili.
A moltissimi sportivi non piace nemmeno la posizione di Emanuele Sella, che per molti amanti delle due ruote è un semplice "baro", nonché una terribile "spia", un essere immondo: uno spregevole "delatore". Io personalmente non la penso così. E cerco con i dovuti modi di spiegarmi.
La questione è semplicemente drammatica. Di doping il nostro sport può morire: questo credo che sia ormai sotto gli occhi di tutti. Scrivo, lo sport può morire, fino a qualche anno mi limitato a scrivere che il doping poteva uccidere chi ne faceva uso e abuso. Bene, bisogna darci un taglio. Il nostro sport è a rischio sopravvivenza. Lascio perdere tutte le litanie sul fatto che nessuno sport è più controllato del ciclismo, nessuno subisce più controlli di noi, nessuno nessuno e nessuno.
Il problema è però sotto gli occhi di tutti: che ci piaccia o no siamo sempre nell'occhio del ciclone. Quindi, bisogna cercare di arginare questo malvezzo e voltare pagina.
Come nella lotta alla criminalità organizzata ­ e il doping è criminalità organizzata controllata da lorsignori ­ i delatori sono figure fondamentali per rompere il muro dell'omertà. Vogliamo combattere la mafia e poi ragioniamo da mafiosi? Hai parlato, quindi sei un pezzo di "bip".
Certo, Sella non è un eroe, ma va apprezzato per quello che ha deciso di fare: e non è una cosa di poco conto. Ha sbagliato, ha ammesso le proprie colpe, e soprattutto ha dato una mano agli inquirenti per cercare in qualche modo di sgominare la fitta rete del doping.
Ripeto, Sella non deve essere elevato a martire o eroe, ma non deve essere neppure demonizzato e massacrato perché ha deciso di rompere il patto non scritto di chi fa ricorso al doping. Ti dopi? Quindi taci. No. Sella si è dopato e ha collaborato con gli inquirenti. Ha dato una mano affinché questo mondo possa un giorno essere perlomeno migliore e quindi merita tutto il nostro rispetto e la nostra riconoscenza. Ha bisogno di essere tutelato e rispettato. Va riaccolto, come una persona che ha capito di aver sbagliato e vuole in tutti i modi che la sua vita e quella che attorno a lui gira, cambi. Torna a correre e ha il diritto di farlo. Se il gruppo, il mondo del ciclismo tutto lo respingerà, significherà solo una cosa: che il doping è molto più presente e ramificato di quanto noi pensiamo.
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