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Simon Yates dal Giro alla Vuelta: stessa storia in maglia rossa per un finale differente

Fabio Disingrini

Aggiornato 10/09/2018 alle 18:11 GMT+2

Il corridore inglese è il leader della Vuelta come lo fu in Italia alla vigilia della terza settimana: se saprà rovesciare le sorti sui Pirenei, i grandi giri del 2018 saranno tutti britannici.

Simon Yates

Credit Foto Getty Images

Molti si chiedono se sarà Simon Yates a vincere la Vuelta e lo faremo anche noi che l’abbiam visto trionfare sul Gran Sasso, a Osimo e Sappada. Raccontammo i suoi giorni di gloria in maglia rosa e oggi ce lo ritroviamo in Roja: aveva dominato due settimane in Italia ed è stato fin qui il migliore in Spagna.
Al Giro crollò sul Colle delle Finestre nel giorno del trionfo di Chris Froome. Alla Vuelta dovrà ancora scalare i Pirenei con un successo di tappa nelle Asturie - sull’inedita durissima salita di Les Praeres - la migliore tenuta ai Lagos de Covadonga e una leadership meno salda di quella rosa alla vigilia della terza settimana.
Se al Giro ci era sembrato imbattibile prima degli ultimi tapponi alpini, adesso Yates è la maglia rossa di una Vuelta ancora incerta, con Valverde (+26”) Quintana (+33’) e Miguel Angel Lopez (+43”) entro il minuto di distacco in classifica generale. Eppure qualcosa è cambiato, o almeno si direbbe.
Uno. Il peggio sembra essere passato per lo scalatore della Mitchelton-Scott, che s’è nascosto bene nella prima tornata con un secondo di leadership alla Covatilla - mentre al giro fu subito straripante, persino in fuga per 20 chilometri in maglia rosa, pagando il conto sulle ultime salite - ha ceduto la Roja a Herrada sul traguardo della fuga bidone (Faro de Bares) e se l’è ripresa nelle Asturie.
Due. La crono di Torrelavega può subito incrementare il suo vantaggio perché dei quattro pretendenti al podio di Madrid, Simon Yates è senz’altro il più veloce contro il tempo, nato in pista e campione del mondo sul parquet (2013) prima di vincere una tappa di montagna alla Vuelta, a Ribeira Sacra nel 2016, e la maglia bianca del Tour de France (2017).
Tre. Fra i nuovi pretendenti non c’è Chris Froome, che al Giro d’Italia ha scritto una delle più grandi imprese nella storia del ciclismo, ma un corridore come Valverde che, al netto della sua straordinarietà, ha sempre faticato nelle tre settimane; uno scalatore “involuto” come Quintana e uno ancora acerbo come Lopez.
Quattro. Certo che Valverde potrà tendergli una trappola nei Paesi Baschi (la tappa di Bizkaia è per cacciatori di traguardi), Quintana guadagnare terreno sulla lunga ascesa del Coll de la Rabassa (17 chilometri) o l’esplosivo Lopez attaccarlo sulle intense salite di Andorra, però anche i 6 gran premi del tappone pirenaico, fino al gran finale del Coll de la Gallina, non sono comparabili alle ultime Alpi del Giro 101: da Prato Nevoso alla Cima Coppi, da Sestriere a Cervinia.
Sì, sui durissimi ma più brevi picchi pirenaici, Yates potrà proteggere la sua maglia rossa e riscattare la crisi del Giro alla Vuelta. Se ci riuscisse, i grandi giri di quest’anno parlerebbero tutti inglese: Chris Froome in maglia rosa, Geraint Thomas al Tour de France, Simon Yates in trionfo a Madrid. Triple corone, pinte di champagne, maglie rosse come le case del Greater Manchester.
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