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Sorpassi, gestione, strategie: in Bahrain l'essenza della Formula 1 davanti a Liberty

Paolo Sala

Pubblicato 09/04/2018 alle 14:22 GMT+2

La seconda prova stagionale è un concentrato di emozioni, tecnica, talento e strategia nel pieno rispetto della tradizione della Formula 1. Il capolavoro di Vettel, il sorpasso mozzafiato di Hamilton, il balletto di strategie, l'altissimo livello di competizione tra Ferrari e Mercedes mostrano una volta di più che la Formula 1 va corretta, non stravolta.

Sebastian Vettel festeggia la vittoria della Ferrari nel GP del Bahrain 2018

Credit Foto Getty Images

Proprio nel week end in cui Liberty Media ha provato per la prima volta, seppur sommariamente, a mettere nero su bianco le proprie idee su come cambiare la Formula 1, il Gp del Bahrain ha riportato la massima categoria in tutta la sua essenza al centro della scena. Azione, emozione, gestione, strategia: tutti ingredienti presenti nella gara del deserto e nella ricetta storica della miglior Formula 1, una sorta di colpo di reni nel week end in cui si è iniziato a parlare di americanizzazione della categoria, quasi a voler difendere ciò che resta della identità originale. Un Gran Premio in cui non è mancato nulla di ciò di cui vanno in cerca gli americani, fatta eccezione per la competitività degli altri rispetto a Ferrari e Mercedes. Ma quello - legato all'eventuale tetto ai costi - è esattamente il pomo della discordia.

Correttivi, non stravolgimenti

Passati dalla tortuosa Melbourne ai quattro rettilinei di Sakhir, i sorpassi sono tornati più o meno nelle dinamiche conosciute, anche se l'ulteriore abbassamento dei tempi aveva fatto e fa temere in questo senso. E tutto il resto, piaccia o meno, è ciò che da sempre caratterizza la Formula 1 rispetto agli altri sport motoristici: tempi dilatati, estremizzazione delle strategie, capacità di gestione della gara e della macchina. Il tutto condensato con azione ed emozioni innegabili. Ed è ciò che Maurizio Arrivabene ha voluto non a caso sottolineare a fine gara, nel momento politicamente più caldo fra la nuova gestione del Circus e i top team. Si può ragionare sul rendere meno estrema l'aerodinamica, ridurre le turbolenze, semplificare in parte le power unit, ma non si può stravolgere una categoria che fa di gare tattiche, gare noiose, gare sorprendenti e gare gloriose - e quella del Bahrain appartiene alle ultime due categorie - la sua peculiarità ultra-tecnologica. Ed è su questo che Ferrari, Mercedes e Renault non transigono.
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Sebastian Vettel in testa al gruppo alla partenza del GP del Bahrain 2018

Credit Foto Getty Images

Strategie

E a proposito di strategie, molto redditizio appare il passaggio a mescole più morbide, che hanno restituito la possibilità di differenziare le scelte e rimettere in gioco simulazioni, finte, cambi di paradigma sorprendenti e vincenti, come quello straordinariamente improvvisato da Vettel e degli uomini Ferrari nella seconda parte del Gp. La tensione e l'incertezza della seconda parte di gara sono state rese possibili proprio dalla differente scelta iniziale tra Mercedes e Ferrari, e dal conseguente coup de theatre degli uomini in rosso nell'andare poi a coprire 'al buio' la strategia degli avversari. Ora c'è da sperare che la sosta unica di Vettel e delle Frecce d'Argento non rappresenti un paradigma anche per le prossime gare: dovesse risultare sempre conveniente fare una sola sosta, si rischierebbe di tornare all'appiattimento strategico del 2017, da cui si è cercato di fuggire ammorbidendo le mescole.
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La Ferrari di Kimi Raikkonen durante un pit-stop nel GP del Bahrain 2018

Credit Foto Getty Images

Talento

Altro punto fermo della vituperata Formula 1 moderna: il talento, quando c'è, viene fuori eccome. Vettel su Bottas è stata la classica lezione di un campione ad un buon pilota. E pure Hamilton, invischiato in un week end tribolato, ha infilato un sorpasso triplo in rettilineo agevolato certo dal motorone Mercedes, ma anche pieno zeppo di classe e audacia. Persino Raikkonen, suo malgrado, è stato protagonista di un episodio da Formula 1 d'altri tempi: eppure qui il drammatico malinteso ai box, costato una doppia frattura ad un meccanico, viene paradossalmente dalla digitalizzazione dei processi che ha introdotto i semaforini elettronici. Con l'incaricato al vecchio 'lecca lecca', visti anche i tanti 'unsafe release' del recente passato, il margine d'errore sembrava minore, anche se non mancano precedenti illustri (proprio in Ferrari, con l'incidente di Singapore durante il rifornimento che costò il Mondiale a Felipe Massa, quando era ancora un meccanico a pigiare il pulsante del verde prima della totale automatizzazione). Poteva andare peggio per il meccanico, poteva andare meglio per Kimi, il decano di una Formula 1 che in Bahrain si è forse voluta togliere di dosso qualche critica di troppo.
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