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Ferrari, la bomba Vettel-Leclerc è deflagrata. E forse è meglio così

Paolo Sala

Pubblicato 18/11/2019 alle 10:23 GMT+1

Era nell'aria da tempo, prima o poi sarebbe dovuto accadere, e forse è meglio che sia accaduto in Brasile, col Mondiale 2019 al crepuscolo e la possibilità per la Ferrari di intervenire per tempo, piuttosto che nel 2020. Quando comunque Mattia Binotto avrà una bella gatta da pelare per far convivere i due senza che i danni siano maggiori dei possibili benefici.

Focus Ferrari

Credit Foto Eurosport

Se il conto alla rovescia era partito a Monza, con quella qualifica beffarda per Vettel "tradito" da Leclerc nell'ultimo e decisivo tentativo, la deflagrazione è avvenuta domenica in mondovisione nel Gp del Brasile. Qualche scintilla si era già vista a Sochi, e forse anche la partenza del Gp del Giappone era stata in qualche modo condizionata dalla tensione esistente fra i due galletti in rosso. Ma a Interlagos si è arrivati al redde rationem di un rapporto che nelle ultime settimane si è tentato di far passare come sereno e rilassato, ma in cui in realtà il fuoco ha continuato a covare sotto la cenere. Perché né Charles né Sebastian sono minimamente disposti a farsi da parte, e del resto è il loro stesso 'status' a decretarlo: l'astro nascente, subito velocissimo e punto di riferimento presente e futuro del team, e un quattro volte campione del Mondo.

Un colpo all'immagine

Partiamo dai dati certi: quello che si è visto a Interlagos non è nulla di nuovo nella storia della F1, anche fra compagni di squadra. E nasce da un duello per il terzo posto nella classifica piloti, dunque davvero importante solo per i due protagonisti che sgomitano per un posto al sole. Sul piano sostanziale nulla di drammatico per il team, dunque. Ma come ha giustamente sottolineato Mattia Binotto, l'immagine della Ferrari ne esce decisamente lesa. E dare l'impressione di non saper governare i due piloti è particolarmente mortificante per chi più di tutti, nel solco del Drake, antepone gli interessi del marchio e della squadra a quelli dei piloti.

Inutile distribuire colpe

L'incidente di Interlagos ha scatenato l'ovvia caccia al colpevole, con Vettel decisamente più votato rispetto a Leclerc, ma pare francamente un esercizio poco utile. Vero che il monegasco tiene il volante dritto e che sia il tedesco a spostarsi leggermente a sinistra, ma è pure vero che Leclerc aveva lasciato un corridoio davvero minimo al compagno. Il quale, passato per un francobollo con le ruote anteriori, reclamava comprensibilmente un po' più di spazio per quelle posteriori. Una volta sfilato, Leclerc avrebbe potuto e dovuto concederglielo. Al di là della dinamica, ciò che conta è la determinazione con cui entrambi hanno interpretato la situazione: una durezza che testimonia come siano ferocemente e totalmente concentrati sul non farsi sopravanzare l'uno dall'altro. Il terzo posto nel Mondiale Piloti, peraltro pressoché sfumato a favore di Verstappen, ha un'importanza relativa per chi osserva da fuori. Non per due piloti che vogliono entrambi il posto a capotavola in prospettiva 2020.

Grana per Binotto

I punti fermi della vicenda sono la magra figura a livello di immagine e la conferma che Sebastian Vettel, pur ritrovato nella seconda parte di stagione in termini di prestazioni, continua ad avere qualche problema nei corpo a corpo. Da cui esce quasi sempre con le ossa rotte quando c'è il carico mentale di una fase particolarmente delicata. Ma soprattutto resta la certezza per Mattia Binotto di dover gestire una situazione delicata e difficile. Perché la prospettiva futura non lascia spazio ad accomodamenti naturali. Per i quali servirebbe o una Ferrari 2020 imbattibile, o che uno dei due prevalga nettamente sull'altro (e sebbene sarebbe naturale pensare a Leclerc, nelle ultime uscite Vettel è stato spesso più veloce sia in qualifica che in gara) o che Vettel saluti la compagnia alla fine di questa stagione. Tutte opzioni piuttosto improbabili. E allora starà al team provare a tenere la cosa entro due binari.

Meglio ora che nel 2020

E in questo senso, forse, il fatto che l'incidente tanto atteso sia capitato ora, può essere un bene. Perché pone un punto fermo che costringe il team ad intervenire immediatamente su quelle che potranno o dovranno essere le regole d'ingaggio nel prossimo futuro. E' accaduto, ora se ne parlerà a lungo anche e soprattutto all'interno della squadra, e si cercheranno le soluzioni. Probabilmente sarebbe stato peggio se si fosse trascinato il tutto fino all'inizio della prossima stagione, quando invece sarà importante partire con le idee chiare. Sarà inevitabile dover comunque gestire la rivalità fra i due, ma con la brutta figura del Brasile, Maranello ha la possibilità di far pesare più che mai il fatto che le esigenze del team vengano prima. E le misuratissime parole dei piloti nel dopogara, in qualche modo, lo confermano.

Ferrari, serve un ulteriore salto di qualità

E a proposito di 2020, Interlagos ha lasciato intravvedere la possibilità di un Mondiale 2020 entusiasmante. Perché il motore Honda sembra definitivamente sbocciato rendendo la Red Bull realmente competitiva, la Mercedes sarà sempre il riferimento nonostante le recenti difficoltà ( il team di Toto Wolff ha praticamente smesso di sviluppare) e la Ferrari è chiamata ad unirsi alla contesa a tre. Gran parte dei problemi di carico aerodinamico sono stati risolti a Singapore, ma le ultime uscite testimoniano ancora di alcune difficoltà nel far funzionare al meglio le gomme. In Brasile è andata meglio che ad Austin, ma prima dell'ultima Safety Car le rosse erano comunque a 20" da Verstappen. Serve un ulteriore passo in avanti in questo senso, mentre le super prestazioni Honda sembrano finalmente aver messo a tacere le voci sulla power unit di Maranello.
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