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Ferrari, a Monza niente giochi di squadra perché Raikkonen è già out

Paolo Sala

Pubblicato 03/09/2018 alle 15:52 GMT+2

Il nuovo management avrebbe scelto a ridosso del week end brianzolo di confermare le scelte di Marchionne puntando su Leclerc. E a quel punto la pole position di Kimi è diventata un problema.

Kimi Räikkönen (Ferrari) - GP of Italy 2018

Credit Foto Ferrari S.p.A.

Se a fine stagione la Ferrari non avrà vinto il titolo Piloti 2018, oltre che alla superba annata di Hamilton ed agli errori di troppo di Sebastian Vettel, potrà imputarlo alla pessima gestione del Gran Premio d'Italia; che si è trasformato in una sconfitta non solo per il doppio sorpasso da fuoriclasse di un Hamilton che ha fatto miracoli già da sabato per tenere il passo delle rosse, ma soprattutto per il gioco di strategie sfacciatamente messo in pista dalla Mercedes mentre la Ferrari è rimasta in balìa della voglia di vincere di entrambi i propri piloti.
Raikkonen scaricato prima del week-end in Italia?
A monte c'è la situazione contrattuale di Kimi Raikkonen, in scadenza a fine stagione. Per volontà soprattutto di Sergio Marchionne si era deciso in primavera di chiudere l'era del finlandese e dare una chance al giovane talento monegasco, poi la scomparsa del manager ha congelato la questione. Maurizio Arrivabene pare abbia lavorato sul rinnovo di Kimi per dare stabilità alla squadra, ma secondo i rumors intorno al team negli ultimi giorni sarebbe tornata pesantemente in campo la proprietà, segnatamente nella persona di John Elkann, che avrebbe dato l'accelerazione definitiva per tornare sull'idea originaria di Marchionne. Quindi contratto per Leclerc e benservito a Raikkonen, che sarebbe stato informato proprio a ridosso della tre giorni monzese.

Gli errori commessi da Sebastian Vettel finora nel Mondiale: il tedesco è a -30 rispetto a Lewis Hamilton

La pole problematica

Ecco perché - al di là della questione ambientale rappresentata da un unicum come Monza - per il team di Maranello è divenuto pressoché impossibile gestire una strategia fra i due piloti o ancor peggio chiedere a Kimi di agevolare Sebastian. E lo si è capito fin dal semaforo verde, coi due ferraristi attenti a non toccarsi ma anche maledettamente impegnati l'uno contro l'altro, circostanza che ha finito per agevolare la classe di Hamilton, attento a tenere le distanze alla prima staccata per uscire più veloce verso la seconda e giocarsi la sua carta più importante, quella di mettersi fra le due rosse. Ecco perché sabato Vettel aveva strozzato la propria gioia in radio: presumibilmente ipotizzava le complicazioni che quella pole-record di Raikkonen avrebbe presentato per la sua gara e per i suoi nervi, spesso meno saldi rispetto a quelli di Hamilton.

Errore che può costare caro

La vicenda Raikkonen, e le ripercussioni che ha avuto sul Gp d'Italia, rappresentano forse il vero dazio sportivo pagato da Maranello alla scomparsa di Sergio Marchionne. Un vulnus, quello degli ultimi mesi, che ha permesso il manifestarsi di incertezze che rischiano di pesare parecchio sul bilancio finale. Dentro o fuori, per Kimi la decisione andava presa prima di Monza, e magari anche prima di Spa, e indipendentemente da questa è evidente come la Mercedes abbia tratto vantaggi dall'aver risolto la questione strategie in largo anticipo. Persino nel 2017 fu sacrificata la gara di Kimi a Budapest in favore dei punti di Vettel, è imperdonabile che proprio nel momento topico del 2018 i due piloti, e la situazione contrattuale di Raikkonen, siano stati gestiti così male. A Dubai, quando si tireranno le somme, Monza avrà il suo peso.

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