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Max Verstappen nel gotha dei grandi, da fenomeno dichiarato a macchina perfetta

Paolo Sala

Pubblicato 09/10/2023 alle 16:44 GMT+2

FORMULA 1 - Il terzo titolo Piloti dell'olandese va oltre il dominio tecnico della Red Bull, e racconta di un pilota che come pochi sa sfruttare al 100% ogni singola risorsa sua e della macchina, lungo un processo di crescita che lo ha portato ad una sorta di infallibilità. Che ne fa, al di là di ogni relativismo, il top di questo momento storico.

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Ora, inevitabilmente, è il tempo delle domande oziose: Max Verstappen è nel gotha dei più grandi di sempre? Dei Senna, degli Schumacher, dei Jim Clark? Perché no, viene da dire. Epoche e uomini diversi, paragoni improponibili. Ognuno campione del suo tempo, e Max Verstappen è inoppugnabilmente un campione del suo tempo, probabilmente IL, campione del suo tempo. Perché sì, la macchina, Adrian Newey, oltre un anno solare senza avversari. Ma da quando è in Formula 1 Max Verstappen ha fatto tante cose, lasciato tracce abbaglianti che vanno oltre il dominio di un'era tecnica. Come è stato per Hamilton, come è stato anche per Fernando Alonso, che se avesse fatto scelte migliori, o più fortunate, avrebbe magari scritto numeri diversi sull'albo d'oro. Verstappen sta massimizzando il momento d'oro, ma il modo in cui lo fa e il percorso da cui proviene hanno qualcosa che va al di là della cronaca.

L'ARRIVO DEL 'FENOMENO'

Già dal suo approdo in Formula 1, nel 2015, non c'è stato nulla di normale per Max. Il figlio "fenomeno" di Jos, uno di cui nel paddock si parlava come 'the next big thing', probabilmente anche suo malgrado. Uno chiamato a dimostrare da subito in un ambiente, quello gestito da Helmut Marko, che è costato i nervi a diversi piloti prima e dopo di lui. E in cui Max, a 17 anni, dimostra da subito, centrando il primo di una lunga serie di record: quello di più giovane pilota a far segnare punti, nel GP della Malesia. Punti, sorpassi e incidenti, in un mix micidiale che immediatamente lo fa emergere come uno fuori dal comune.

ESORDIO E VITTORIA

Come nulla di normale c'è nel suo passaggio alla casa madre Red Bull, a stagione 2016 iniziata: esordio in Spagna, seconda fila in qualifica e vittoria in gara, dopo l'incidente che mette fuori le Mercedes di Rosberg e Hamilton. Spesso si parla di predestinati, nessuno ne ha incarnato il ruolo meglio di Max negli ultimi anni. Prima di tornare a vincere passa del tempo, ma per Max è iniziata la scalata in un team che, anno dopo anno, si identifica totalmente in lui, finendo per costituirsi in una sorta di 'one man team' che costa caro a chi condivide il box con l'olandese. Il che, però non è un regalo, ma un ruolo che Max ha saputo crearsi e conquistarsi.

ERRORI AZZERATI

E poi c'è l'evoluzione tecnica, che probabilmente è primariamente mentale. Max è sempre stato pilota velocissimo, spettacolare nel corpo a corpo, ardito nelle manovre d'attacco e quindi spesso protagonista di contatti ed errori. La necessaria gioventù da attraversare, finché è arrivato il momento di correre per il Mondiale. E allora, complice una Red Bull in progressione dal 2021 in avanti, Verstappen è sbocciato definitivamente, raggiungendo il livello necessario per sfidare Lewis Hamilton. Ha progressivamente abbassato il numero di errori fino a ridurlo sostanzialmente a zero. Un tutt'uno con la macchina, di cui gestisce ogni componente con consumata maestria. Una sorta di robot che non sbaglia una sessione, una qualifica, uno stint, una strategia. Nulla.

IN PROSPETTIVA

Dato a Verstappen ciò che è di Verstappen, di piloti che vorrebbero misurarsi ad armi pari non ne mancano: dai vecchi Alonso e Hamilton ai giovani Leclerc, Russell, Norris, Piastri. Con una prospettiva che però, per un paio d'anni almeno, arride decisamente all'olandese. Che ha 26 anni e che guida una monoposto forte di un vantaggio tecnico che potrebbe durare fino al prossimo cambio di regolamento tecnico, previsto nel 2026. E dunque Max può guardare lontano, con tanti altri record pronti a cadere ai suoi piedi e l'idea di poter sfruttare al minimo della pressione la maturità conseguita. Quanto è o sarà stato grande, lo dobbiamo probabilmente ancora vedere.
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