Hamilton perfetto, Ferrari luci e ombre, giovani sugli scudi: il pagellone della Formula 1 2018

Tempo di bilanci per la Formula 1 che chiude la stagione 2018 con Mercedes e Hamilton ancora dominatori, una Ferrari dai due volti e l'ascesa di alcuni giovani dal futuro radioso come Leclerc e Gasly.

Lewis Hamilton - Sebastian Vettel - Max Verstappen

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Mercedes - 8

I numeri parlano chiaro, 10 titoli in cinque stagioni fra Piloti e Costruttori sono una dittatura più che un dominio tecnico. Eppure, in questo 2018, il team Mercedes si è distinto più per compattezza e capacità di reazione che non per il progetto iniziale della W09. La quale, ovviamente, è stata una macchina altamente competitiva, ma che si è trovata ad affrontare problemi inediti rispetto alle stagioni precedenti.
Se il vantaggio di conoscenze e ottimizzazione sulle motorizzazioni ibride è stato annullato dalla Ferrari, se non c'è stata più la possibilità di surrogare i problemi telaistici con surplus di potenza e bottoni magici, gli uomini agli ordini di Toto Wolff hanno concentrato i propri sforzi altrove. Con aerodinamica e passo lungo pressoché invariati rispetto al 2017, il grosso del lavoro si è concentrato - nella seconda parte di stagione - sull'architettura della sospensione posteriore e di conseguenza sul telaio. La modifica della sospensione, in particolare, ha risolto in massima parte i problemi di sfruttamento ottimale delle gomme e di degrado sul posteriore, come si è visto da Monza in avanti.
Certo, ha la sua bella importanza anche il peso politico della stella a tre punte: dalle gare con battistrada ribassato alla mancata penalizzazione di Hamilton in Brasile, passando per la questione cerchioni forati, la Fia ha sempre avuto la mano leggera. Ma a Stoccarda, legittimamente, considerano anche questo un merito.
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Lewis Hamilton ha vinto 11 gare nel 2018, 8 delle quali nella seconda parte della stagione.

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Lewis Hamilton - 9

Una stagione perfetta, inappuntabile, da firmamento della storia della Formula 1. Zero errori, capacità di massimizzare il risultato in ogni situazione, numeri d'alta scuola sul bagnato. È stato il miglior Lewis Hamilton di sempre, di una maturità tecnica e mentale in grado di mandare in cortocircuito uno navigato come Sebastian Vettel. Sarebbe stata tranquillamente una stagione da 10 in pagella senza l'inutile regalo di Sochi e l'ingiusta mortificazione di Bottas, che gli era stato davanti solo in quell'occasione.

Valtteri Bottas - 5,5

È stato chiaro ben prima del Gp di Russia che il buon Valtteri è pagato per fare da valletto a Lewis Hamilton, e lui ha svolto il suo compito con rigore e dedizione sia quando c'è stato da tappare le Ferrari, sia quando gli è stato chiesto di lasciare strada all'illustre compagno. Senza infamia e senza lode, ma meno brillante dello scorso anno e 5° nella classifica finale. Del resto è prigioniero della sua stessa situazione privilegiata: meglio 10 milioni l'anno per fare da secondo in Mercedes o cercarsi un sedile a pagamento da metà griglia in giù?
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Ferrari - 6,5

Voto che fa media fra l'8 che merita il progetto tecnico, una SF71-H finalmente in grado di mettere in discussione il dominio Mercedes, e la pessima gestione di diverse situazioni durante la stagione, da 5. La struttura tecnica orizzontale voluta a suo tempo da Sergio Marchionne funziona, il motore costruito a Maranello è performante quanto o più di quello Marcedes, ma non basta.
La gestione dei piloti è stata pessima, e in questo senso il Gp d'Italia a Monza sarà una pagina nera difficile da cancellare. Le figuracce nelle qualifiche del Belgio e più ancora del Giappone, con Arrivabene livido e in cerca di capri espiatori, fanno a loro volta parte dei lati oscuri di una stagione entusiasmante per certi versi e sconcertante per altri. Fondamentale, in vista del 2019, che faccia capolino la proprietà per ricompattare un gruppo di lavoro in cui, secondo diversi spifferi, i rapporti fra gli elementi più in vista non sono sempre idilliaci. Il che è umano, ma imperdonabile nel momento in cui si riverberano sulle dinamiche tecniche. Marchionne non c'è più, serve al più presto una guida anche con metà del suo carisma.
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Ferrari - GP Budapest 2018 - Imago pub only in ITAxGERxSUIxAUT

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Sebastian Vettel - 5

Difficile mettere in discussione uno dei piloti più talentuosi della sua generazione, quattro volte campione del Mondo e primo candidato al titolo fino al Gp di Germania. Ma è altresì impossibile ignorare come Seb sia stato schiacciato - mentalmente ancor prima che tecnicamente - da Lewis Hamilton, e come i troppi errori disseminati durante l'anno abbiano tolto certezze al team, oltre che a lui stesso. Non sarà semplice rimettersi in pista dopo una bastonata simile. Ma Sebastian è ragazzo serio e intelligente, che a mente fredda sa riflettere sui propri errori. Dovrà certamente operare un completo reset per ripartire lancia in resta a sfidare l'inglese, e sarà parimenti importante che la Ferrari non smetta di 'coccolarlo' e considerarlo leader e riferimento tecnico.

Kimi Raikkonen - 6

Come spesso è accaduto negli ultimi anni in Ferrari, il finlandese è uscito dal letargo nel finale, con la vittoria di Austin ed il terzo posto in Brasile a lenire le ferite dei ferraristi ed assicurargli il terzo posto finale. Due gare da campione quale Kimi è, che non cancellano però l'incostanza della prima parte di stagione, gli errori pesanti (qualifiche a Montreal e Baku in primis) e un'assistenza spesso impalpabile al compagno impegnato nella corsa al Mondiale. Avrà modo di divertirsi anche con la Sauber-Alfa, come ha detto dopo essere stato defenestrato nel peggiore dei modi da Maranello. Ma l'ultimo Kimi Raikkonen in grado di essere campione per l'intera stagione è quello che guidava la Lotus.
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Red Bull - 6,5

Il terzo posto nel Costruttori era il minimo sindacale, l'ormai consueto finale in crescita è servito soprattutto a Max Verstappen per maturare e cancellare le ombre della prima parte di stagione. Il Gp del Messico, aerodinamicamente molto complicato per l'altitudine e la conseguente rarefazione dell'aria, conferma che quello dei 'bibitari' è ancora il miglior telaio del lotto, ma il problema degli ultimi anni risiede soprattutto nella gestione dei rapporti. Quelli tesissimi con Renault hanno portato al salto nel buio dell'accordo con Honda, potenzialmente vincente ma ricco di incognite. Quelli interni, in primis coi due piloti, hanno evidenziato una pessima capacità gestionale. Mortificare, penalizzare e infine perdere un pilota come Daniel Ricciardo, sacrificato sull'altare del principe Verstappen, è stata una mossa poco signorile e probabilmente anche poco oculata, visto che per tappare il buco Gasly in Toro Rosso toccherà andare a recuperare un'altra vittima dal tritacarne di Helmut Marko, Daniel Kvyat.
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Max Verstappen ha vinto due gare nel 2018, l'unico pilota a trionfare oltre a Ferrari e Mercedes.

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Max Verstappen - 7

Il talento c'è sempre stato, ora sembra esserci anche una certa maturazione nella gestione della gara e soprattutto nella capacità di massimizzare i risultati, come testimoniano gli 8 podi conquistati nelle ultime 10 uscite. Max sta diventando grande, il prossimo anno potrebbe essere quello della maturazione definitiva per lanciare la sfida a Lewis Hamilton. Che lo ha già inquadrato come colui che potrebbe spodestarlo dal trono.

Daniel Ricciardo - 7

Stesso voto di Verstappen sebbene i risultati siano ben diversi, per una semplice ragione: dopo l'exploit di Montecarlo e le difficoltà nel rinnovo di contratto, Daniel è stato - se non sabotato - quanto meno penalizzato da problemi di ogni genere, una situazione insostenibile che lo ha convinto a cambiare aria, scegliendo un progetto ambizioso come quello Renault. Ma in Ferrari c'è chi lo vede in coppia con Leclerc dopo il 2020.
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Renault - 7,5

Non era la quarta forza in campo, eppure ha centrato l'importantissimo quarto posto finale nel Costruttori. Merito di scelte sempre oculate, dai piloti (e quella di Ricciardo per il 2019 prosegue nel solco) ai tecnici (il contributo dell'ex Fia Budkowski sarà tangibile dal prossimo anno) fino allo sviluppo, pensato e attuato senza scossoni. Ora serve un salto di qualità definitivo in termini di motore. E chissà che senza l'ingombrante rapporto con Red Bull non si possa concretizzare.

Nico Hulkenberg - 7,5

Stando ai pronostici doveva finire tritato dal compagno Sainz, invece chiude la stagione davanti allo spagnolo dimostrando una consistenza, sia nella prestazione che in termini di continuità, che forse erano sconosciute anche a lui. Alla fine è il primo classificato nel Mondiale degli altri, cioè alle spalle dei tre top team. Ha iniziato l'anno in bilico, si è più che meritato la possibilità di affiancare Ricciardo in futuro.

Carlos Sainz - 7

Stagione tutto sommato positiva, con qualche exploit degno di nota come l'ultima ottima gara ad Abu Dhabi. Ma era arrivato alla Règie coi galloni di prima guida e si è ritrovato ad inseguire Nico Hulkenberg. Probabile che non lo abbia aiutato la condizione di precario 'parcheggiato' dalla Red Bull e destinato alla disastrosa McLaren per il 2019.
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Haas - 6,5

Considerando la progressione rispetto al primo anno, è una stagione da considerare quasi trionfale, con un quinto posto nel Costruttori su cui in pochi avrebbero scommesso prima del semaforo verde di Melbourne. Ma c'è un ma: la Haas è stata per tutto l'anno la miglior macchina alle spalle del trittico Mercedes-Ferrari-Red Bull, e non aver chiuso al quarto posto è un demerito (senza considerare l'azzeramento dai punti della Force India dopo il Belgio). A piloti invertiti con la Renault, molto probabilmente si sarebbero invertite anche le posizioni finali. E chissà che Steiner non sia pentito di aver tenuto duro sulla coppia Magnussen-Grosjean per non 'legarsi' troppo alla Ferrari con Leclerc e Giovinazzi.

Romain Grosjean - 4

In una sola stagione è riuscito a giocarsi tutto il credito che si era costruito fra Lotus e primo anno in Haas, con errori e manovre sconsiderate che hanno fatto seriamente temere sulla sua tenuta psicologica. Il botto contro il muretto di Baku in regime di Safety Car e la manovra da arresto immediato a Barcellona entrano di diritto nel libro degli orrori. Accenda un cero per essersi visto confermato per il 2019.

Kevin Magnussen - 6,5

Una stagione senza picchi memorabili. Ma quasi due terzi dei punti del team, nell'annus horribilis di Grosjean, li ha messi insieme lui.
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McLaren - 4

Due anni interi a maledire la Honda per poi scoprire che non erano solo i giapponesi a zavorrare la gloriosa McLaren. Il passaggio al motore Renault non ha migliorato né risultati né affidabilità, e a Woking passeranno un altro lungo inverno a leccarsi le ferite. Anche perché, svelato che pure il telaio è disastroso, non si vede come poter uscire in breve tempo dal tunnel. E non inganni il sesto posto finale nella classifica costruttori: quello è quasi esclusivamente merito di Fernando Alonso, e senza la penalizzazione alla Force India non sarebbe comunque stato possibile.
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In quattro stagioni con la McLaren, Fernando Alonso non è mai andato oltre il 5° posto in gara e il 10° in classifica piloti.

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Fernando Alonso - 7,5

Ha portato 50 dei 62 punti totali del team, è entrato in zona punti anche quando sembrava impossibile, è persino riuscito a farci divertire in qualche confronto ravvicinato con Hamilton e Vettel. Cosa chiedergli di più? L'ultima, malinconica stagione in Formula 1 è stata molto migliore di quanto potrebbe sembrare. Ora lo aspettano le gare in America ed è il caso di fargli i migliori auguri. Perché nella sua grande carriera Fernando ha sbagliato tutte, ma proprio tutte le scelte.

Stoffel Vandoorne - 4,5

Schiantato da Alonso per 21 volte su 21 in qualifica, sembra evaporato rispetto al pilota che vinse il titolo Gp2 e che ben figurò nei primi passi in Formula 1. Scaricato nonostante sia il genero del boss, fine ingloriosa.
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Racing Point Force India - 6,5

Fra problemi di soldi, grane giudiziarie del patron VJ Mallia e i due piloti pronti a prendersi a sportellate ad ogni occasione, c'è da chiedersi come il team abbia potuto racimolare i punti necessari per chiudere al settimo posto, che sarebbe stato il quinto senza il cambio di proprietà ed il conseguente azzeramento a metà stagione. Merito di una squadra evidentemente coesa al di là di tutto, del motore Mercedes e soprattutto di una efficienza aerodinamica riconosciuta sui circuiti veloci.
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Sergio Perez è andato a punti in 12 occasioni in stagione, salendo anche sul podio nel GP dell'Azerbaijan.

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Sergio Perez - 6,5

Lo si è visto più che altro nelle lotte fratricide col compagno di team, ma esperienza e capacità di gestione della macchina in gara qualcosa contano, e alla fine la classifica piloti lo vede all'ottavo posto alle spalle di Hulkenberg. Nelle occasioni che contano sbaglia raramente, vedi il Gp del Messico e le gare veloci in cui era possibile raccogliere punti.

Esteban Ocon - 5,5

Negli occhi di tutti resta soprattutto l'assurdo incidente con Verstappen in Brasile, ma il resto della stagione non è stato molto migliore. Certamente condizionato dallo status di pilota Mercedes, che oltre a metterlo al centro dei sospetti ogni qual volta le sue manovre avvantaggiano le stelle d'argento, gli pregiudica la possibilità di restare in Formula 1 nel 2019. Così ha finito per perdersi. Da essere considerato uno fra i migliori piloti emergenti, tanto da insidiare il sedile di Bottas, si ritrova a chiudere la classifica piloti alle spalle non solo del compagno Perez, ma anche di Magnussen, di Sainz e di Alonso sulla disastrosa McLaren.
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Sauber-Alfa Romeo - 6,5

Considerato da dove partiva, una stagione niente male. La sinergia con Ferrari, sia tecnica che per quanto riguarda i piloti, funziona. Ora c'è una buona base su cui lavorare per il prossimo biennio, e desta curiosità l'accoppiata Raikkonen-Giovinazzi. L'obiettivo sarà quello di stare davanti alla Haas, l'altra 'ferrarina'.

Charles Leclerc - 8

La quasi totalità dei punti del team sono suoi, in pochi mesi di Formula 1 ha confermato tutto quanto di buono aveva mostrato in Formula 2 ed accelerato l'approdo in Ferrari. Ha l'incoscienza dei 20 anni ma al contempo una buona dose di sangue freddo, e a quanto pare sa gestire da campione consumato la pressione. Oggi come oggi, il futuro della Formula 1 passa dalla sfida fra lui e Verstappen.

Marcus Eriksson - 5

Se uno la qualità non ce l'ha, mica se la può dare. E nemmeno la sontuosa disponibilità economica dei suoi sponsor è bastata a confermargli il sedile per il 2019. L'unico acuto stagionale è stata la qualifica in Brasile, chiusa nei primi dieci e per una volta davanti a Leclerc. Poi in gara è tornato tutto in regola. Futuro possibile in America o in Formula E.
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Toro Rosso - 6

Certo, il penultimo posto nel costruttori, davanti solo alla disastrata Williams, non è un bel risultato. Ma va detto che dal momento in cui Red Bull ha siglato l'accordo con Honda per il 2019, la Toro Rosso è divenuta nulla più che un laboratorio mobile, in cui prove, esperimenti e simulazioni venivano prima dei risultati. I quali, quasi esclusivamente grazie a Gasly, non sono del tutto mancati finché è stato possibile inseguirli.

Pierre Gasly - 7

Insieme a Leclerc è il giovane sugli scudi del 2018, con un'annata che gli ha permesso di fare il salto in Red Bull per la prossima stagione. Veloce, determinato, concreto, con Ocon 'ostaggio' Mercedes è la nuova speranza dell'automobilismo francese. Ma dovrà abituarsi presto a lavorare in un team dove tutto gira intorno a Verstappen, e non sarà semplice.

Brandon Hartley - 4,5

Ripescato dopo essere stato bocciato anni fa da Helmut Marko, più per necessità di riempire velocemente la casella che per meriti particolari, ha evidenziato di non essere al livello della Formula 1. È la dimostrazione vivente che il frullatore in cui il gran capo Red Bull getta tutti i suoi piloti non giova granché né ai piloti stessi, né ai due team.
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Williams - 4

C'era una volta la Williams, precipitata ora in un incubo tecnico senza fine. E non sono bastati personaggi come Paddy Lowe ad invertire la tendenza. Chiudere all'ultimo posto montando un motore Mercedes sarebbe inaccettabile per chiunque, figurarsi per un team che ha fatto la storia moderna della Formula 1. Del resto le difficoltà economiche, a questi livelli, pesano. E affidarsi a due piloti scarsi ma con ottimi appoggi come Stroll e Sirotkin è sintomatico del momento. Solo tre anni fa Massa e Bottas davano fastidio alle Mercedes, raramente si è assistito ad un crollo simile nel giro di così poco tempo.

Lance Stroll - 5

Deludente l'anno scorso, deludente quest'anno. Sarà difficile togliersi l'etichetta di figlio di papà, ancor più dopo il costoso passaggio in Force India. Se non altro ha vinto il confronto diretto col compagno.
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Sergey Sirotkin ha chiuso all'ultimo posto in classifica piloti, con un solo punto raccolto a Monza.

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Sergey Sirotkin - 4,5

Praticamente mai pervenuto. Il momento di massima gloria, oltre al punticino, è stato quando in Brasile ha rischiato di centrare uno sconsiderato Hamilton in qualifica. Era in Formula 1 più per la necessità di avere un pilota russo che per meriti acquisiti, nonché per i 15 milioni di dollari che poteva assicurare al team. Ora, col rientro di Kvyat nel Circus e quello di Kubica da titolare Williams, dovrà trovarsi altro. Gli sponsor non gli mancano, il talento forse sì.
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