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La guerra dei motori: cosa c'è dietro l'accordo Fia-Ferrari e la rivolta dei team

Paolo Sala

Aggiornato 11/03/2020 alle 14:55 GMT+1

Il Mondiale 2020 si prepara al semaforo verde di Melbourne con le ombre dell'accordo fra Cavallino e Federazione sull'indagine alle power unit di Maranello. Ultimatum posto a Jean Todt dai team non motorizzati Ferrari. Cosa si nasconde dietro questa guerra aperta?

Ferrari F1, FIA

Credit Foto Eurosport

Non bastava l'emergenza Coronavirus, con tutte le incognite che si porta dietro in termini di logistica; il Mondiale di Formula 1 che si apre domenica all'Albert Park di Melbourne porta con sé pure le pesanti ombre, e le relative polemiche, innescate dall'accordo segreto Fia-Ferrari sulle indagini relative alla power unit 2019. Cui i team non motorizzati Ferrari hanno risposto con una pesante lettera-utlimatum alla Fia e a Liberty Media. Ma cosa si cela davvero dietro l'accordo? E quali obiettivi hanno in realtà i team rivali?

Dietro l'accordo

Come era immaginabile l'accordo 'che resta fra le parti' ha scatenato la reazione dei non motorizzati Ferrari. Giacché l'ipotesi più probabile, o comunque che circola con maggiore insistenza nell'ambiente, è quella secondo cui la Ferrari avrebbe offerto la propria collaborazione sulle motorizzazioni future (la seconda parte del famigerato comunicato Fia) in cambio della tombatura dell'indagine sulla power unit 2019. Un accordo nato anche, si dice, in virtù del fatto che gli ispettori della Federazione abbiano avuto accesso a diversi progetti 'riservati', o comunque non di competenza della Fia. Dunque una sorta di scambio: il know-how di Maranello su tutto ciò che i team possono fare a livello motoristico per infilarsi tra le pieghe regolamentari, utile alla Federazione anche e soprattutto in chiave post 2020, in cambio della chiusura definitiva dell'indagine, che pure ufficialmente non ha portato a nulla. E la possibilità di agire d'anticipo, come Mercedes scol DAS, sottoponendo alla federazione le soluzioni legate all'intercooler.

Ferrari, quale motore a Melbourne?

In tutto ciò ovviamente si inseriscono le prestazioni del motore Ferrari. Performante al punto da sollevare dubbi e far partire la citata indagine a metà del 2019, meno prestazionale una volta che sono partiti i primi controlli, nel finale di stagione. E nei recenti test di Barcellona, la lentezza della rossa in rettilineo spiegata con problemi esclusivamente aerodinamici, potrebbe essere in buona parte legata ai circa 40 cavalli evaporati (così quantificano i maligni). Per questo Toto Wolff non ha perso occasione per sottolineare come la SF1000 avesse margine nel motore, e per questo parte dell'accordo segreto verrà svelata proprio con le prime gare stagionali. Sarà una Ferrari finalmente in grado di sprigionare tutti i cavalli della power unit o inevitabilmente zavorrata dal doppio flussometro?

La soffiata e la talpa a Maranello

Quel che appare sempre più certo è che la 'soffiata' alla Federazione sia arrivata dall'esterno, segnatamente da un altro team. Secondo il settimanale Autosprint dalla Mercedes, che custodirebbe sotto chiave un report completo su come la Ferrari abbia incrementato le proprie prestazioni motoristiche da Spa 2019 in poi grazie alla gestione del flusso benzina. Ed è evidente che, un report così completo, non possa che essere fuoriuscito da Maranello, quindi presumibilmente da un ex tecnico Ferrari approdato poi altrove. Ma è altresì evidente che il report non possa essere finito direttamente nelle mani della Fia, perché gli ispettori federali non sono riusciti a giungere alle medesime conclusioni, e perché quello non è il tipo di documento che si possa portare alla Federazione senza rischiare di essere incriminati per spionaggio. Al momento serve più come arma di ricatto politico, come dimostrano le ultime ore.

Todt sotto attacco

Perché la nota congiunta dei sette team non Ferrari, ed il successivo ultimatum, hanno in primis l'intento di detronizzare Jean Todt, che Toto Wolff sognava di rilevare dal 2022 prima del veto posto da Maranello (altro elemento di astio, per quanto strettamente personale. Toto non l'ha mandata giù). L'obiettivo è anche quello di spaccare il fronte tra Federazione e Liberty Media, ma qui si entra nelle ambizioni di governance del futuro.
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Jean Todt

Credit Foto Getty Images

Le ombre FIA

In tutto ciò è proprio la Federazione, pur tirata per la giacchetta, ad uscirne peggio. Perché l'accordo segreto con Ferrari non ha senso logico, ed anche la gestione della comunicazione dell'intera vicenda è stata per lo meno scadente. Senza contare che non si è del tutto conclusa la vicenda del DAS Mercedes, considerato un correttore d'assetto da alcuni (Helmut Marko) e quindi sempre possibile oggetto di reclami. Dove pure la Fia non ha fatto una bella figura, con quell'ok preventivo a Brackley seguito da immediato divieto per il futuro. Considerati i tempi di progettazione (si parla di un anno e mezzo), non è difficile sospettare un accordo in essere da mesi fra Mercedes e Fia. E del resto, da qualunque punto di vista la si guardi, le ombre sono parecchie: l'olio Mercedes del 2018, gli scarichi soffiati Red Bull del recente passato, la Racing Point detta anche 'Mercedes rosa'. Wolff&Co. sembrano ora avere tutte le ragioni del mondo, eppure qualcuno può dire che nell'era Todt la Ferrari sia stata spinta o la Mercedes penalizzata? L'unica certezza è che quello che sta per andare in scena è il Mondiale dalla vigilia più elettrica, sospettosa e rancorosa che si ricordi. E a pagare il conto, come sempre, è la credibilità del Motorsport.
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