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Il fronte occidentale

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DaEurosport

Pubblicato 08/04/2009 alle 12:57 GMT+2

Germania, Francia e Gran Bretagna hanno dimostrato agli Europei di Milano di rappresentare la nuova frontiera della ginnastica continentale; l'Italia, invece, rimane lontana da questa corrente...

Non è solo una questione di Fabian Hambuechen e Beth Tweddle: fosse un problema di fuoriclasse, l'Italia avrebbe la sua Vanessa Ferrari, il suo Igor Cassina, e il discorso sarebbe già finito.
Ciò che invece emerge solo guardando il medagliere degli Europei di Milano è la crescita esponenziale di una scuola - quella dell'Europa occidentale - che ha superato persino la "Grande Madre" Russia, per non parlare della Romania formato disastro del post-'Nistor e Dragulescu'.
Il dato c'è, e lascia il segno: la Gran Bretagna ha chiuso in testa al medagliere di Euro2009 con 2 ori, 2 argenti e un bronzo; la Germania è subito dietro (2 ori, un argento, 3 bronzi) e al terzo posto c'è la Francia (2 ori e un argento). La Russia le guarda tutte dal basso, e un po' le rode, ma questa è un'altra storia.
Il regno di queste tre nuove potenze è figlio di una svolta giovane che ha portato i vari Hambuechen, Keatings, Bouhail, Fahrig, Smith e Brinker a fare incetta di podi ripercorrendo la strada segnata da Cucherat e Tweddle, in una sorta di passaggio di consegne che fa rima con una crescita esponenziale del movimento ginnico.
In questo senso il passaggio a vuoto di Romania e Ucraina aiuta, mentre la Russia non si è travestita da consueto cannibale, per non parlare dell'Italia. L'azzurro poco brillante del Forum di Assago esce da una transizione olimpica gestita male, con la Federazione più attenta alle elezioni (svolte a dicembre) che agli atleti: il Centro Tecnico di via Ovada si ritrova semideserto e il futuro della ginnastica italiana si dipinge come un punto interrogativo.
A livello femminile le nuove leve ci sono, ma vanno formate: Paola Galante ed Emily Armi, purtroppo, hanno pagato psicologicamente il loro esordio internazionale a livello senior non riuscendo ad esprimere tutto il loro potenziale. Andrea La Spada, Serena Licchetta ed Elisabetta Preziosa, poi, sono tutte da scoprire.
Ben più grave la situazione in ambito maschile, dove l'azzurro più giovane (Pozzo) ha già 28 anni e il ricambio sembra non arrivare mai: se si esclude Paolo Ottavi (rispedito peraltro a Porto San Giorgio dopo la preparazione olimpica), poi bisogna andare a guardare davvero tra i giovanissimi, Andi ed Edalli in testa.
La realtà è triste ma chiara: le beghe politiche che stanno dietro agli attrezzi (come quella relativa all'infortunio di Vanessa Ferrari) minano la possibilità di creare un movimento che cresca con collaborazione ed entusiasmo, cioè quello che era accaduto all'inizio dello scorso quadriennio olimpico e quello che ora stanno facendo Gran Bretagna, Germania e Francia. Con risultati evidenti...
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