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Vanessa Ferrari è una tigre vincente, per questo la sua storia non può finire così

Luca Stacul

Aggiornato 17/08/2016 alle 09:07 GMT+2

Ancora un quarto posto amaro per Vanessa Ferrari alle Olimpiadi: una beffa durissima da digerire per una campionessa dallo spirito vincente come lei. Ora si fermerà o andrà alla ricerca dell'ennesimo riscatto?

Vanessa Ferrari - Rio 2016

Credit Foto AFP

Un maledetto deja-vu, come il gatto nero di Matrix: l’attesa per il punteggio che esce sullo schermo. Il punteggio sbagliato: anche questa volta non c’è niente da fare.
Meno rabbia, più tristezza.
A Londra c’erano i giudici da colpevolizzare e un regolamento che in maniera inspiegabile non concedeva (e tutt’ora non concede) gli ex aequo, mentre ci sono sport olimpici come la boxe in cui si assegnano sempre due bronzi senza bisogno di finaline.
Oggi no, oggi sono state più brave le altre. Vanessa ci ha messo tutta sé stessa, ha persino aggiunto una difficoltà per aumentare il punteggio di partenza ma alla fine è “caduta sul traguardo”, come ha dichiarato il presidente federale Agabio.
Un saltello, un semplice saltello ha separato Vanessa Ferrari dal bronzo. Sliding doors.
A 25 anni e mezzo la ginnasta bresciana rimane una ragazza che parla poco, ma lo vedi dai suoi occhi: è una tigre dentro. Una tigre che non vuole abituarsi a perdere, nella ginnastica e nella vita.
Nello sport c'è chi vince e chi perde, bisogna saperlo accettare.
Accettare sì, arrendersi mai. Ed ecco perché, anche se questa doveva essere la sua ultima apparizione ai Giochi, ora chissà…
Il futuro? Sto pensando, non lo so. Prima torno a casa.
Tutti noi non ci rendiamo minimamente conto di cosa significhi per lei essere arrivata fino a qui, tanto meno pensare di andare avanti altri 4 anni. Sostanzialmente Vanessa iniziò ad avere problemi ai tendini d’Achille prima delle Olimpiadi di Pechino 2008 ed è da allora – tra una riabilitazione e l’altra – che continua a portarseli dietro.
Ogni volta che sentite il Nessun Dorma e la vedete saltare è come assistere a un piccolo miracolo di volontà. Nessuna in Italia ha mai volato come lei e pensare che lo faccia con due tendini logori è qualcosa che va al di fuori della nostra comprensione.
picture

Vanessa Ferrari - Rio 2016

Credit Foto LaPresse

Guardare il suo pianto in tv e scrivere sui social “grazie, sei stata comunque straordinaria” è tanto sincero quanto semplice. Digerire questo risultato per lei invece sarà ancora una volta durissimo.
Ma se dovessi scommettere qualcosa sul futuro di Vanessa Ferrari direi che la rivedremo in pedana, perché è sempre la stessa combattente di 10 anni fa. Ricordo la finale All-Around del 2006, quella che la incoronò regina iridata ad Aarhus: Vanessa cadde alla trave e – quando tutto sembrava perduto – reagì con un esercizio al corpo libero fantastico volando sul tetto del mondo. Quello stesso atteggiamento, quello stesso sguardo, quella stessa voglia di riscatto hanno accompagnato la Farfalla di Orzinuovi anche a Rio quando la qualificazione si stava trasformando in un’eliminazione. Vanessa ha reagito da fenomeno e si è presa la sua finale.
Non ci sono tendini o quarti posti che tengano, dipende tutto solamente dalla volontà ferrea di questa campionessa. Qualunque cosa deciderà di fare rimarrà comunque una fuoriclasse indimenticabile, ma Tokyo forse non è così lontana come sembra sulla cartina geografica. Perché anche a 30 anni, anche a 50, Vanessa sarà sempre la stessa tigre vincente.
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