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Jorge Lorenzo: "Yamaha favoriva Valentino Rossi. Non me ne sono andato per soldi"

Eurosport
DaEurosport

Pubblicato 24/01/2024 alle 15:01 GMT+1

MOTOGP - Parlando al podcast spagnolo "tengo un plan", Jorge Lorenzo ricorda le stagioni di convivenza molto difficile con Valentino Rossi in Yamaha. "Non ho lasciato la Yamaha per soldi, ma perché spingeva più per Rossi che per me. In un certo senso mi disprezzavano".

Jorge Lorenzo y Valentino Rossi, Yamaha

Credit Foto Imago

Il 2015, con il controverso finale di Valencia, segnò l'ultimo trionfo iridato di Jorge Lorenzo, il quinto in carriera e terzo in Yamaha dopo la doppietta in 250 con l'Aprilia tra il 2006 e il 2007. Due anni dopo, nel 2017, lo spagnolo lasciò la scuderia giapponese per trasferirsi in Ducati, ponendo fine a una lunga convivenza altrettanto complessa con Valentino Rossi.
Lorenzo si è confidato parlando al podcast spagnolo "tengo un plan" ricordando i rapporti tesi con la squadra e il compagno. Senza lesinare un attacco diretto nei confronti di Rossi.
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Valentino Rossi e Jorge Lorenzo insieme in conferenza stampa al GP Catalunya nel 2016 - Getty Images

Credit Foto Getty Images

«Ero deluso da Yamaha, perché nel 2015 aveva palesemente spinto più per Valentino Rossi che per me - ha spiegato lo spagnolo. Non si è comportata molto bene con me e a Valencia si è notato chiaramente. In un certo modo, e lo dico tra virgolette, mi disprezzavano».
«Non ho lasciato la Yamaha per soldi - ha proseguito -. In Ducati presi solo il 15% in più dello stipendio. Ma avevo grande stima in Gigi Dall'Igna, e sentivo che sarebbero arrivati a dominare la MotoGp. Mi sentivo come Lewis Hamilton quando lasciò la McLaren per la Mercedes. Lo fece perché sapeva che sarebbe diventata imbattibile, e fu così anche per la Ducati».

Il rapporto col papà: "Una sorta di dittatore, era come il mio nemico".

Lorenzo ha concluso soffermandosi sul rapporto con il papà, un'altra relazione estremamente complessa per le difficoltà di comunicazione tra i due.
«Mio papà è stato come un sergente. Una sorta di dittatore per me. Era come il mio nemico. Non gli ho parlato per cinque o sei anni. Diceva a tutti che gli avevano rubato il figlio e che si approfittavano di me».
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