Da Monti a Luz Long, la storia dei vincitori della medaglia Pierre De Coubertin

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Aggiornato 16/05/2017 alle 23:53 GMT+2

Nel nostro viaggio nella storia olimpica di questa settimana vi raccontiamo che cos'è la medaglia De Coubertin e le storie di coloro cui è stato assegnato questo premio

1964 JO Eugenio Monti Tony Nash Bobsleigh

Credit Foto Eurosport

Che cosa sono le Olimpiadi? Delle gare dove a competere sono atleti provenienti da ogni parte del mondo. Corretto. Sono questo, sì, ma non solo. A differenza di competizioni come Mondiali, Europei, Giochi del Commonwealth ecc.. le Olimpiadi racchiudono in sé tutta una serie di ideali che va ben al di là delle prestazioni sportive. Nel preambolo della Carta Olimpica, il documento che sta alla base dell’intero movimento e che ne delinea aspetti e caratteristiche, si definisce il principio dell’Olimpismo, una filosofia di vita volta ad esaltare e combinare le qualità del corpo e della mente.
“Il fine dell’Olimpismo” così è scritto, "è quello di rendere lo sport uno strumento di sviluppo per l’umanità, qualcosa che contribuisca a costruire una società pacifica. L’Olimpismo punta inoltre a promuovere uno stile di vita basato sulla responsabilità verso gli altri, il valore educativo del buon esempio e il rispetto verso dei principi di etica universale". A perenne memoria di questi ideali, che dovrebbero accompagnare ogni aspetto della vita e non solo lo sport, nel nostro viaggio nella storia olimpica di questa settimana vi raccontiamo dei vincitori della medaglia De Coubertin, un premio assegnato a coloro che con il loro esempio e con il loro lavoro diffondono i valori dell’olimpismo nel mondo.

Eugenio Monti, il primo vincitore

Orgoglio tutto italiano, il primo vincitore di questo premio fu l’azzurro del bob Eugenio Monti. Era il proprio il 29 gennaio di diversi decenni fa, nel 1964, e la bandiera a cinque cerchi iniziò a sventolare sulla città di Innsbruck. Portabandiera italiano di quell’edizione in virtù di una già brillante carriera e delle due medaglie d'argento vinte nell’edizione di Cortina 1956, nella finale della gara del bob a due Monti prestò uno dei suoi bulloni agli avversari inglesi Tony Nash e Robin Dixon, che poi vinsero la gara. Monti, che concluse al terzo posto, fu ampiamente criticato dalla stampa per la sua scelta, ma alle domande in proposito rispose che gli inglesi non avevano vinto perché lui aveva prestato loro il bullone, ma semplicemente perché erano stati i più veloci.
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Eugenio Monti

Credit Foto Eurosport

Da Luz Long al salvataggio di Lemieux

Dalla sua prima assegnazione ad oggi i vincitori di questo ambito premio, che il CIO considera il proprio massimo riconoscimento, sono stati 18. Due di questi premi furono assegnati postumi, diversi anni dopo i fatti per i quali furono conferiti. Nel 2000 il premio venne infatti assegnato al saltatore tedesco Luz Long, che nel 1936, davanti agli occhi di Hitler, familiarizzò con l’atleta di colore Jesse Owens, grande protagonista di quella edizione dei Giochi, e al fondista cecoslovacco Emil Zatopek, tre volte medaglia d’oro ai Giochi di Helsinki 1952.
Tra le storie più belle, ma forse meno conosciute, relative a questo premio troviamo quella del velista canadese Lawrence Lemieux, che durante i Giochi di Seul 1988, mentre si trovava al secondo posto con la sua imbarcazione, cambiò rotta per andare a soccorrere un avversario che, cadendo in acqua, era rimasto ferito. Dopo il salvataggio Lemieux rimase ad attendere fino all’arrivo di una barca degli organizzatori, per poi ripartire e concludere la gara al 22° posto. Alla fine della gara venne insignito della medaglia De Coubertin da parte del Presidente del Comitato Olimpico Internazionale Juan Antonio Samaranch.
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Jesse Owens und Luz Long

Credit Foto Imago

Non solo agli atleti...

La medaglia De Coubertin non viene assegnata soltanto ad atleti; uno degli ultimi ad essersi visti conferire il titolo è stato infatti un arbitro di Singapore, Michael Hwang, che durante gli Asiatic Games del 2014 è stato premiato per il suo costante impegno nel miglioramento del movimento olimpico grazie al suo incessante lavoro all’interno del Tribunale Arbitrale dello Sport, di cui fa parte dal 2006; prima di lui l’onoreficenza era stata conferita al giornalista canadese RichardGarneau, che in carriera aveva raccontato in diretta qualcosa come 27 edizioni dei Giochi Olimpici.
Quali che siano il ruolo e la storia di coloro che hanno ricevuto il premio, siano essi atleti, giudici o giornalisti, ciò che li accomuna è l'aver in qualche modo aderito al principio di una celebre frase, erroneamente attribuita a De Coubertin, secondo cui l'importante non è vincere, ma partecipare, intendendo con partecipare non il prendere parte a qualcosa senza un perché, ma esserne davvero parte e farlo nel migliore dei modi, col massimo impegno, senza pretendere nulla in cambio.
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