Doping, un nuovo scandalo minaccia Cina e WADA: 23 positività nel nuoto, coinvoliti anche ori olimpici a Tokyo 2020

Simone Eterno

Pubblicato 20/04/2024 alle 10:06 GMT+2

DOPING - Dopo 2 anni di inchiesta ARD e New York Times lanciano una bomba sulla Cina e sull'agenzia mondiale antidoping: 23 dei migliori nuotatori cinesi - tra cui gli ori a Tokyo 2020 Zhang Yufei e Wang Shun - sarebbero risultati positivi 6 mesi prima delle Olimpiadi alla trimetazidina. La WADA ha però acceato la spiegazione dell'agenzia cinese di una contaminazione della cucina di un hotel.

Wang Shun e alcuni nuotatori cinesi

Credit Foto Getty Images

Meno di 100 giorni alle Olimpiadi di Parigi 2024 e un nuovo scandalo doping rischia di travolgere il mondo del nuoto. A lanciarlo sono direttamente il team investigativo della testata tedesca ARD, ma anche il New York Times, che dopo due anni di indagini questa mattina sono usciti con articoli dai titoli piuttosto emblematici: "Sospetto di doping di massa in Cina - La WADA non agisce: 23 dei migliori nuotatori cinesi sono risultati positivi nel 2021 ma sono stati segretamente autorizzati in tempo per competere alle Olimpiadi di Tokyo".
Accuse piuttosto pesanti. Anche perché, appunto, tra i presunti coperti, ci sarebbe anche le medaglie d'oro a Tokyo 2020 Zhang Yufei e Wang Shun; oltre a quello che è l'attuale 'World Aquatics Swimmer of the Year', Qin Haiyang.
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L'oro olimpico nei 200 misti Wang Shun alle Olimpiadi di Tokyo 2020 (disputate nel 2021)

Credit Foto Getty Images

Tutti questi nuotatoti sarebbero risultati positivi nel gennaio del 2021 - dunque a 6 mesi dalle Olimpiadi di Tokyo - alla trimetazidina, la stessa sostanza assunta dalla pattinatrice russa Kamila Valieva.
Ciò che lanciano però ARD e New York Times è che dopo mesi di silenzio, gli atleti sono stati tutti assolti dall'accusa di doping a seguito di un'indagine interna cinese, che avrebbe trovato tracce della sostanza incriminata nella cucina dell'hotel dove gli atleti avevano soggiornato durante le gare.
Questa spiegazione alla positività degli atleti è stata accolta dalla WADA, che ha accettato la decisione dell'autorità cinese in materia di antidoping a non procedere formalmente con una violazione delle norme antidoping ed evitare dunque le consuete misure di sospensione provvisoria/divulgazione pubblica. Ma non solo: i nuotatori non sono stati squalificati nemmeno dall'evento in cui i test erano risultati positivi.
ARD, che insieme a New York Times ha appunto lavorato per mesi su questa storia, rivelerà ulteriori dettagli in uno speciale che verrà trasmesso questo fine settimana dal titolo 'The China Files'.
Feroci le reazioni. L'amministratore delegato di USADA, l'agenzia anti-doping degli Stati Uniti, Travis Tygart, ha parlato di "rivelazioni scioccanti" e di un "coltello affilato nella schiena di atleti puliti". Tygart ha poi aggiunto come il caso "puzza di un insabbiamento ai massimi livelli dell'Agenzia mondiale antidoping".
Anche l’ex direttore generale della WADA, David Howman, si è così espresso: “Vuoi che il pubblico abbia fiducia nel tuo ente regolatore. Se perdi quella fiducia, la reputazione dell’ente regolatore inizia a sgretolarsiò. E se ciò dovesse accadere, sarebbe una tragedia per la WADA”.
Il team investigativo di ARD ha lavorato sul campo, in Cina, riuscendo a ottenere questa informazioni da un informatore che ha preferito mantenere l'anonimato: "Tutta la storia della contaminazione per me è una favola. Nessuna delle spiegazioni dei funzionari è credibile. La spiegazione della contaminazione? Due mesi e mezzo dopo la competizione, un'indagine presumibilmente condotta presso l'hotel dalle autorità cinesi ha trovato tracce di trimetazidina nella cappa di aspirazione della cucina, sui contenitori delle spezie e nello scarico della cucina dell'hotel dove avevano soggiornato gli atleti. Questa dunque la spiegazione di come da lì si sia arrivata alla positività degli atleti. Non spiegano esattamente come ciò sia accaduto o chi sia stato la fonte che ha portato un farmaco soggetto a prescrizione, non presente nei prodotti alimentari, nella cucina di un hotel. L’unica entità che ha condotto queste indagini sul campo in Cina è stato il Ministero della Pubblica Sicurezza, un’agenzia statale con poteri di polizia segreta. I loro risultati non sono stati verificati/confutati in modo indipendente da alcuna organizzazione internazionale, inclusa la WADA".
La WADA, interpellata ovviamente da ARD, si espressa dicendo di aver concluso che all'epoca non esistevano "basi concrete per contestare la contaminazione asserita", citando punti tra cui le basse concentrazioni e il modo in cui alcuni atleti avevano oscillato tra campioni negativi e positivi. Due scienziati, interpellati sempre da ARD, hanno contestato la rilevanza di questi punti. Le argomentate basse concentrazioni e la fluttuazione dei campioni positivo/negativo non escludono la possibilità di un doping deliberato effettuato in anticipo. Una terza opinione scientifica interpellata da ARD, Fritz Soergel, ha dichiarato come "estremamente improbabile" la versione ufficiale. Dal suo punto di vista: "Le concentrazioni presumibilmente trovate dal laboratorio in Cina potrebbero essere state causate solo dalla somministrazione dell'agente dopante settimane prima".
Insomma, 'The China Files' si prospetta come una patata bollente da gestire per il mondo del nuoto ma soprattutto per la WADA alla viglia ormai delle Olimpiadi di Parigi.
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