Los Angeles 1984, l'Unione Sovietica boicotta le Olimpiadi

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Aggiornato 16/05/2017 alle 23:42 GMT+2

Nel nostro viaggio nel tempo di questa settimana concludiamo la storia dei boicottaggi olimpici e andiamo a vedere l'ultima grande protesta messa in atto ai Giochi, quella dei Paesi dell'Est Europa nell'edizione di Los Angeles 1984.

Los Angeles will die Olympischen Spiele nach 1932 und 1984 zum dritten Mal ausrichten

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Il diminuito allarme per Zika, il virus che solo una manciata di settimane fa sembrava dover contagiare l’intero Sud America e non solo, pare aver fatto sparire il rischio di un forfait di massa ai Giochi di Rio 2016. Tirando un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, nel nostro viaggio nel tempo nella storia olimpica di questa settimana andiamo a parlare dell’ultimo grande boicottaggio della storia dei Giochi, quello dell’edizione di Los Angeles 1984.
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Los Angeles 1984, stadio

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L'URSS boicotta, Cina, Jugoslavia e Romania dicono no

Nonostante le credenze comuni, diverse fonti sostengono che il Comitato Olimpico Sovietico avesse continuato a far allenare la squadra fino a pochi giorni prima della dichiarazione del boicottaggio, avvenuta l’8 maggio del 1984. Per “motivi di sicurezza nazionale”, imputabili alla Guerra Fredda, a due mesi dall’inizio delle gare l’Unione Sovietica decideva poi di tenere i propri atleti a casa e con la stessa motivazione i comitati olimpici di altri 14 Paesi ne seguivano l’ esempio.
Con sorpresa di molti al boicottaggio non aderì la Cina, che fece invece il suo ritorno sul palcoscenico olimpico dopo un’assenza di più di trent’anni. A Los Angeles gareggiarono anche gli atleti della Jugoslavia, ma la presenza più sorprendente fu quella della Romania; la nazione guidata da Nicolae Ceausescu non solo mandò i propri atleti a competere, ma approfittando della situazione riuscì anche ad aggiudicarsi il secondo posto nel medagliere complessivo.

I protagonisti e gli assenti

Nonostante il boicottaggio i Giochi di Los Angeles furono quelli che videro il maggior numero di Paesi partecipanti, 140. Il grande protagonista della manifestazione fu Carl Lewis, che con gli ori vinti nei 100 e 200 piani, nel salto in lungo e nella 4x100 metri fece in qualche modo rivivere il mito di Jesse Owens. Analizzando la sua prestazione alla luce del boicottaggio non si può dire che la mancanza dei Paesi dell’Est Europa abbia agevolato Lewis in modo particolare. Basta un rapido confronto con i risultati dei campionati mondiali di Helsinki 1983 e i campionati europei di Atene 1982 per rendersi conto di come, se vantaggio ci fu, fu solo nel salto in lungo, visto che nelle altre tre gare è probabile che nessuno fra gli atleti assenti per via del boicottaggio sarebbe stato in grado di batterlo.
L’assenza di due colossi sportivi come l'URSS e la Germania Est si fece invece sentire, e molto, nelle gare femminili di atletica. Nel mondiale dell’’83 le donne della DDR avevano raccolto qualcosa come otto ori, a cui si andavano a unire i tre della Cecoslovacchia e i due dell’Unione Sovietica; 13 vittorie complessive in gare che, alle Olimpiadi, non avrebbero visto partecipare le atlete più forti del pianeta.
A risentire, in termini di prestazione, dell’assenza del blocco sovietico fu anche il nuoto. In vasca gli USA fecero man bassa vincendo 34 medaglie di cui 21 d’oro e 13 d’argento, 16 in più rispetto a quelle che avrebbero vinto nell’edizione di Seul 1988. Anche qui più che quella dell’URSS a farsi sentire fu l’assenza della Repubblica Democratica Tedesca, con la sua corazzata di nuotatrici che, l’anno precedente ai Giochi di Los Angeles, avevano vinto tutte le gare ai Campionati Europei di Roma.
Per quanto riguarda il capitolo Italia, il boicottaggio diede sicuramente una mano alla nostra Nazionale nell’ottenere uno dei migliori risultati della propria storia olimpica a livello di medagliere, certamente il migliore del ventennio successivo ai Giochi di Roma 1960. La delegazione azzurra si portò a casa dalla California ben 32 medaglie, di cui 14 d’oro.

Un boicottaggio riuscito a metà

Tirando però le somme, nonostante l’evidente mancanza degli atleti dell’Est in alcune discipline, il risultato della protesta sovietica fu un mezzo fallimento. A Los Angeles i Paesi del blocco orientale misero in atto la loro protesta, ma quella che quattro anni prima era stata una mossa politica di grande impatto, divenne, questa volta, unʼazione anacronistica. Lʼeffetto sorpresa che aveva reso eclatante il gesto americano qui venne del tutto a mancare e il boicottaggio finì per passare in secondo piano davanti allʼenormità degli interessi economici che stavano ormai portando i Giochi Olimpici allʼennesima trasformazione.
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