Refugees' Voice, Eyeru Gebru sogna le Olimpiadi dopo la fuga dall'Etiopia in guerra: "Il ciclismo mi ha salvato la vita"

Daniele Fantini

Pubblicato 31/07/2023 alle 14:47 GMT+2

La protagonista del secondo episodio di Refugees' Voice - serie di storie incentrate su atleti che sperano di entrare a far parte della squadra olimpica dei rifugiati del CIO per le Olimpiadi di Parigi 2024 – è Eyeru Gebru, che ha lasciato l'Etiopia allo scoppio della guerra del Tigray. Oggi vive a Nancy, in Francia, e sogna di gareggiare nel ciclismo a Parigi nel Team dei Rifugiati.

Eyeru Gebru - Refugees' Voice - Image credit: Juliette Landon

Credit Foto Eurosport

L’amore di Eyeru Gebru per il ciclismo è esploso quando è salita in sella per la prima volta, a 16 anni. Dieci anni dopo è in missione per gareggiare a Parigi 2024. In questo periodo, la sua vita è stata sconvolta come quella di altri migliaia di etiopi, vittime della devastazione della guerra del Tigray.
Nell’ultima puntata di Refugees’ Voice, Eyeru racconta come ha inseguito il sogno di diventare un’atleta internazionale nel ciclismo e come il suo amore per lo sport le abbia dato speranza e forza nel mezzo del conflitto.
picture

Eyeru Gebru

Credit Foto Other Agency

Quando avevo sei anni andavo a scuola a piedi, e vedevo le gare di ciclismo durante il tragitto. Sentivo i nomi dei corridori e sognavo di poter diventare come loro. Ma le biciclette erano molto costose, e non potevamo permettercele. Quando avevo 16 anni iniziai a guadagnare un po’ di denaro per aiutare mia mamma, e potei prendere in prestito una bicicletta nel quartiere. Fu allora che imparai ad andare in bici. Mi sembrava molto difficile, ma mi piaceva tantissimo. Uscivo con i miei amici ma cadevo molto spesso. E ricordo che, a volte, non lo dicevo a mia mamma, così da non farla preoccupare.
A 17 anni, un insegnante della mia scuola mi aiutò a trovare una squadra in città. Il team mi diede una bicicletta e iniziai a correre in maniera più seria. Dopo sei mesi, fui scelta da una squadra di un’altra città, Mek’ele. Mek’ele era piuttosto lontana, ma mi trasferii comunque. Vivevo con le mie compagne in un campeggio. La squadra mi dava anche uno stipendio e mi aiutava con gli studi.
Nel 2015 fui scelta nella squadra nazionale per partecipare ai Campionati Africani in Sudafrica. Fu una cosa straordinaria a quel tempo, perché fu il primo anno in cui venne data la possibilità di gareggiare anche alle ragazze.
Avevo 19 anni, e correvo nella categoria Under-23. Fino a quel momento non avevo mai gareggiato con gli juniores o con i miei pari età. Avevo cominciato direttamente nella categoria elite. Fu una tappa ben organizzata e, per la prima volta, corsi in un gruppo numeroso. Di solito correvo con un’altra ventina di ragazze su strade molto larghe e in giorni di bel tempo. Per me fu una corsa difficile, ma anche una grande esperienza. Mi piacque molto e mi sentii davvero fortunata per essere lì. Era speciale perché per me era un riconoscimento per tutto il duro lavoro che avevo svolto fino a quel momento. Mi sono sempre impegnata molto per raggiungere i miei obiettivi. E avevo faticato per arrivare fin lì.
Durante quella corsa conobbi Ashleigh Moolman Pasio, il mio idolo! Quando iniziai a correre era già molto famosa, perché era sudafricana ma correva in Europa. E volevo diventare proprio come lei. Oggi, quando ci incontriamo in qualche gara, chiacchieriamo sempre. È una brava persona.
picture

Ashleigh Moolman alla Volta Valenciana femminile 2023

Credit Foto Getty Images

L’esperienza ai Campionati Africani ha aumentato il mio amore per il ciclismo e mi ha aiutato a capire che avrei abbracciato totalmente quella strada. In Etiopia abbiamo campioni mondiali e olimpici, ma gli atleti provengono da regioni specifiche - per esempio, chi pratica atletica è del sud, mentre chi pratica ciclismo, come me, è del nord. La mia è una regione che ha sempre prodotto ciclisti. Alcuni gareggiano anche a livello internazionale. Sapevo che anche per me sarebbe stato possibile.
Uno dei momenti di cui vado più fiera è quando scelsi il ciclismo al posto degli studi. Mia mamma ha sempre sostenuto la mia carriera sportiva, ma mio papà – come tante altre persone nel mio Paese – credeva che fosse necessario frequentare l’università per poter vivere bene. La scuola mi piaceva. Avevo anche l’opportunità di andare all’università. Ma mia madre mi lasciò scegliere. Ha fatto di tutto per me, sacrificandosi tantissimo. Per lei non era facile portarmi a scuola e venirmi a prendere tutti i giorni, ma mi ha sempre aiutata. Ho scelto il ciclismo e non ho mai rimpianto questa decisione. Sto inseguendo il mio sogno e sono molto felice.
picture

Il messaggio di Gebru ai rifugiati: "Non mollate mai, continuate a lottare"

Nel 2017, dopo i Campionati Africani, continuai a gareggiare per il mio Paese e fui invitata a un training-camp con l’UCI in Europa. Quell’anno corsi la mia prima gara ai Mondiali di Bergen e divenni parte del WCC Team. (Il WCC è gestito dall’UCI al World Cycling Centre in Svizzera, e punta a far crescere giovani corridori in tutto il mondo).
Rimasi al WCC per tre anni. Nel 2020, a fine stagione, tornai a casa per la off-season, ma scoppiò la guerra in Etiopia. Era tra la mia regione e il resto del Paese, e fu orribile. Morirono tante persone a me care. Ho perso amici e parenti. Non ho alcun ricordo bello di quel periodo, e il solo pensiero mi rattrista. Ero in un’altra città rispetto a mia mamma e alla mia famiglia. Non potevo andare a trovarla perché era tutto bloccato - internet, linee telefoniche -. Furono momenti durissimi.
Dopo otto mesi fuggii dall’Etiopia perché la mia Federazione non mi diede la possibilità di gareggiare ai Mondiali in Belgio. Ma, anziché andare in Belgio, andai a Nizza, in Francia. Cambiai numero di telefono e chiesi asilo. Ricevetti lo status di rifugiata a luglio. A Nizza fui aiutata a trovare una sistemazione e dei volontari mi insegnarono il francese.
Fui costretta ad abbandonare il ciclismo per due anni a causa della grave situazione nel mio Paese. Non potevo allenarmi o gareggiare. Ma a dicembre, grazie al mio vecchio coach e al Comitato Olimpico Francese, ho ricevuto una borsa di studio dal CIO per gli atleti rifugiati e ho potuto riprendere ad andare in bicicletta. Ero felicissima, non ci potevo credere. Il ciclismo mi diede la forza per superare tutto ciò che era successo nei due anni precedenti. Continuavo a ripetermi che la situazione sarebbe migliorata nei mesi successivi e che avrei avuto la possibilità di tornare a gareggiare. Furono momenti molto difficili, perché non avevo notizie della mia famiglia, e non sapevo se stessero tutti bene. Ma quella borsa di studio sportiva mi permise di tornare a credere che i sogni si possono realizzare.
Ora faccio parte di una squadra francese, la Grand Est-Komugi-La Fabrique. È un nuovo team continental, gareggiamo in corse UCI di buon livello e a volte anche nel World Tour. Va tutto bene e sono felice! Siamo tutte di nazionalità differenti, una cosa molto particolare. Una delle mie compagne – l’argentina Fernanda Yapura – è un’amica che avevo già conosciuto quando ero nella squadra WCC.
Sono cresciuta sulle montagne, quindi mi piace scalare. Ora voglio concentrarmi sui miei punti di forza per essere competitiva con le migliori scalatrici. Quest’anno abbiamo affrontato corse molto diverse. Quando ci sono le salite e mi sento in forma, la squadra lavora per me. Se invece c’è un finale in volata, sono io che aiuto le mie compagne portando le borracce e cercando di metterle nella miglior posizione possibile per lo sprint.
picture

Eyeru con le compagne Solbjørk Minke Anderson (a destra) e Fernanda Yapura (a sinistra)

Credit Foto Eurosport

Ho vissuto a Nizza per più di un anno, ma da marzo mi sono trasferita vicino a Nancy. Preferisco allenarmi a Nizza, perché Nancy è in una zona pianeggiante, quindi partecipo ancora ai training-camp sulle montagne vicino a Nizza o a Monaco. Lì ho conosciuto Lizzie Deignan – per me era un sogno soltanto poterle parlare! L’ho sempre seguita e ammirata. Mi ha aiutato moltissimo dandomi consigli sulla tenuta mentale, perché ho trovato molto difficile ricominciare a correre dopo l’interruzione forzata. Continua ad aiutarmi spesso ancora oggi ed è sempre molto disponibile con me. L’ho vista per l’ultima volta al Giro di Svizzera, a giugno. È davvero una grande campionessa.
picture

La Britannica Lizzie Diegnan gareggia al Giro di Svizzera 2023 dopo essere tornata alle competizioni in seguito alla nascita del suo secondo figlio.

Credit Foto Getty Images

Prima di ricevere la borsa di studio sognavo ancora di tornare alle corse. Ma ora i miei sogni sono ancora più grandi. Il mio obiettivo più importante saranno le Olimpiadi. Quando ero piccola, sentivo sempre parlare delle Olimpiadi per tutti i medagliati nell’atletica del mio Paese. E oggi, grazie alla mia borsa di studio, avrò la chance di andare a Parigi. Farò tutto il possibile per qualificarmi e rappresentare il Team dei Rifugiati.
Negli ultimi tre anni ho vissuto una vita dura. Non ho scelto io questa situazione. Ma è capitata. Il mio messaggio per gli altri rifugiati? Siate forti. A volte è difficile continuare a tenere viva la speranza. Ma, in quei momenti, è necessario farsi forza per superare gli ostacoli, e la ricompensa sarà dolce. Non mollate mai, qualsiasi cosa succeda nella vostra vita. Continuate a sperare, e siate forti.
Credo fermamente che il ciclismo mi abbia salvato la vita. Non posso esprimermi con parole diverse. Prima era il mio sogno, la mia passione. Ora è tutto per me. È la mia forza più grande. Qui non ho nessuno. Sono lontana dalla mia famiglia. L’unica cosa che ho è il mio sogno e l’amore per il ciclismo. Mi rende ancora più determinata nel migliorare e inseguire i miei obiettivi.
_ _ _
Refugees’ Voice presenta ogni mese il ritratto di un atleta che sogna le Olimpiadi di Parigi 2024. Il Refugee Athlete Support Programme, gestito dall’Olympic Refuge Foundation e fondato da Olympic Solidarity, ha concesso 53 borse di studio. Tutti i 53 atleti sperano di qualificarsi per i Giochi e di poter comptere nel Team dei Rifugiati ai Parigi 2024.
Segui Eyeru e la sua storia su @eyerutesfoam, e segui @refugeeolympicteam per restare aggiornato sugli atleti che hanno ricevuto la borsa di studio sportiva.
Guarda i Mondiali di ciclismo, LIVE su Eurosport e discovery+dal 3 al 13 agosto.
Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità