Lutto nel volley: Miriam Sylla piange la scomparsa dell'amata mamma Salimata
DaEurosport
Aggiornato 28/12/2018 alle 17:09 GMT+1
Terribile notizia per la schiacciatrice italiana della Nazionale di pallavolo: si è spenta, dopo una lunga malattia, l'adorata mamma Salimata.
Prima di tutto un abbraccio, sincero, a Miriam e alla sua splendida famiglia da tutta la Redazione di Eurosport. Un saluto doveroso a un'atleta e a una ragazza straordinaria in un giorno così triste.
Si è spenta oggi, dopo una lunga malattia, Salimata la mamma della campionessa italiana della Nazionale di pallavolo fresca vincitrice dell'Argento agli ultimi Mondiali e titolare con l’Imoco Conegliano in Serie A1.
Salimata, ricoverata in un ospedale in Lussemburg, era stata raggiunta da Miriam e i due fratelli minori (Columba e Malik) e papà Abdoulaye negli scorsi giorni, e anche per questo la campionessa nata a Palermo da genitori ivoriani aveva saltato l'impegno di campionato di Santo Stefano contro Brescia.
Un'assenza più che giustificata per stare accanto a una persona speciale e unica nella vita di Miriam, come la stessa campionessa aveva raccontato a The Owl Post settimana scorsa e di cui qui sotto riportiamo il dolcissimo passaggio:
In quei giorni mia madre si è ammalata di cancro. E se tutta la sofferenza e lo stress che io stavo provando mentre cercavo di dimostrare la mia innocenza (da accuse di doping, ndr) avessero contribuito a farla ammalare, anche solo per l'uno percento, cosa avrei dovuto pensare? Cosa avrei dovuto sentire? Quando mio padre si è deciso a confessarmi che lei stava male mi sono ritrovata nuovamente sulla terra. Ero triste, ovviamente. Ferita, preoccupata. Ma quello di mia madre era un problema vero. Quello era, ed è, un motivo valido per reagire, per combattere. Quella è una delle cose che conta per davvero. Ascoltare le prime telefonate con mia madre era come assistere allo scontro tra due arieti: giù di cornate a vedere chi ha la testa più dura. Torno a casa! Resta lì che se non ti vedo più giocare sto anche peggio! Vedermi tornare a giocare è stata, ed è ancora oggi, parte integrante della sua cura, del suo processo di guarigione. Mi ha spinto al Mondiale e mi spinge ancora oggi. Giocare: volevo solo giocare. Ogni giorno. Una partita ancora. Ancora una. Perché sapevo che lei era davanti alla televisione a guardarmi e che farlo la rendeva più felice, almeno per due ore. Come fanno tutti i bambini del Mondo alle loro prime partite: io volevo giocare perché la mia mamma mi potesse vedere in campo.
Forza Miriam, non mollare e reagisci, combatti, come hai sempre fatto.
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