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Il rugby per superare le barriere della disabilità: la storia di Andrea, il fan n.1 del Sei Nazioni

Davide Bighiani

Pubblicato 27/01/2020 alle 11:35 GMT+1

Andrea Carmenini è un ragazzo di L'Aquila che ormai da 15 anni segue le partite della nazionale italiana di rugby, in casa e in trasferta, in barba a tutte le difficoltà che la sua condizione gli mette davanti.

Andrea Carmenini, il super tifoso del Sei Nazioni

Credit Foto Eurosport

Il rugby è uno sport che ti dà la possibilità di buttare il cuore oltre l'ostacolo
No, niente slogan: queste sono le parole di Andrea Carmenini, ragazzo con disabilità di L'Aquila, che da tanti anni ormai segue le partite dell'Italia al Sei Nazioni, in casa e in trasferta. La sua è una passione vera, che lo spinge ormai da 15 anni a questa parte a percorrere chilometri e chilometri in tutta Europa sulla sua carrozzina, per ammirare da vicino le gesta di tutti i campioni azzurri che si sono avvicendati nel corso degli anni durante il torneo per nazioni più importante.
Andrea sa che nulla è impossibile e per questo ogni anno fa un appello, cercando un accompagnatore soprattutto per i match giocati all'estero. Perché la passione è tanta, ma le barriere da superare, sia sui mezzi pubblici che allo stadio rimangono tali, e una mano è sempre benaccetta.
Anche quest'anno ha scritto un messaggio su Facebook per chiedere a qualcuno di seguirlo nelle sue imprese a Cardiff, Parigi e Dublino. Inoltre ha realizzato anche un video molto significativo, in cui prova a trasmetterci tutto il suo amore per questo sport.
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Andrea Carmenini: 15 anni da tifoso del Sei Nazioni sulla sua sedia a rotelle

Il rugby trasmette sostegno, rispetto dell'avversario e dell'arbitro. Questo sport ti insegna il coraggio e ti dà la forza di buttarti oltre l'ostacolo. La palla si sposta indietro in modo che tutta la squadra vada in avanti e quando si segna una meta è tutta la squadra che segna la meta non il singolo giocatore
Abbiamo deciso di dare una mano ad Andrea: ecco cosa ci ha detto in una breve intervista telefonica.

Da quanti anni segui il rugby e perché ti piace questo sport?

Lo seguo ormai dal lontano 2004 e ho cominciato in una maniera molto buffa: ho accompagnato un mio amico che non lavorava, io in quanto disabile avevo la possibilità di entrare e avere il pass per l'accompagnatore. Era il 13 novembre 2004, si giocava Italia-Nuova Zelanda al Flaminio: prima di entrare, fuori dallo stadio c'ra molta confusione e con la carrozzina pestammo involontariamente un piede a un tifoso neozelandese. Pensavamo che si sarebbe arrabbiato e invece quello si girò e intenerì subito, vedendo la mia condizione: mi regalò anche la spilletta con la felce che gli si era staccata dalla giacca. Fu un momento bellissimo, che fece commuovere anche me: da lì si può dire sia nato il mio amore per il rugby e per tutto ciò che gli gira intorno.

Cosa differenzia il rugby dagli altri sport a cui hai assistito?

Negli stadi di rugby si respira un'atmosfera fantastica, diversa da quella che si vive negli altri sport, il calcio per esempio: all'interno dell'impianto non ci sono settori dedicati all'una o all'altra squadra, tutti i tifosi sono mischiati e si possono scambiare opinioni e saluti. Sempre in occasione di Italia-Nuova Zelanda, c'era un tifoso disabile degli All Blacks che soffriva un po' di freddo, la televisione neozelandese se n'è accorta e gli ha subito procurato un plaid. Che altro aggiungere...

Come è continuata poi la tua storia con il rugby e come sei arrivato a seguire il Sei Nazioni?

Tre mesi dopo la partita con la Nuova Zelanda del 2004 ho deciso di andare a vedere Inghiterra-Italia con il mio amico Giuseppe: da lì non mi sono più fermato.

Lo stadio più bello del Sei Nazioni fuori dall'Italia?

Ho un bellissimo ricordo di tutte le partite che ho visto al Millenium Stadium di Cardiff, perciò dico proprio Galles: poi è bellissimo anche l'impianto di Edimburgo e poi al terzo posto metto Twickenham, il tempio del rugby. Però secondo me lo stadio più bello per poter seguire le partite di rugby è quello di Cardiff: quindi, se ci fosse qualcuno che mi vuole accompagnare...
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