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Tanti auguri Benni Raich, il professore dello sci alpino che ha legato Tomba a Hirscher

Marco Castro

Aggiornato 28/02/2019 alle 18:24 GMT+1

L’austriaco compie 41 anni, e a 3 stagioni dal ritiro la sua fama di fenomeno del circo bianco rimane viva. Una carriera longeva e scintillante, una parabola che ha fatto da anello di congiunzione tra le ere di Alberto Tomba e Marcel Hirscher come padroni delle prove tecniche. Una vita sportiva mai sopra le righe e non per questo meno dominante con gli sci ai piedi.

Benjamin Raich focus

Credit Foto Getty Images

Questo è veramente bravo, tra qualche anno sarà tra i migliori del mondo.
L’investitura arriva dalle cronache dell’epoca – siamo nel 1997 – ma la sensazione è che non siano parole campate in aria. Il sentore è che quel ragazzino, di cui si dice un gran bene, abbia tutte le carte in regola per fare la differenza anche tra i grandi, dopo aver dominato a livello juniores. Perché quell’imberbe 19enne unisce una tecnica sopraffina a una maturità mentale non comune per un giovane della sua età. Quel giorno di novembre, sulle nevi di Vail, il mondo si accorge di Benjamin Raich, per tutti Benni. E ogni profezia di grandezza nei suoi confronti sarà tramutata in realtà negli anni a seguire.

Un professore

Non è un caso che la prima vittoria in Coppa del Mondo, per il giovane Benni, arrivi a Schladming. È il gennaio del 1999 e nella (allora) nuova università austriaca dello slalom, Raich sale in cattedra e tiene la sua prima, indimenticabile lezione. Ce ne saranno tante altre da parte di quel tirolese così folgorante con gli sci ai piedi e così tranquillo e riservato in tutto ciò che non era la gara in sé. Un senso di normalità spiazzante, mai sopra le righe. Lo sciatore ragioniere che fuori dall’ufficio è capace di mangiarsi i rivali istrionici, sbruffoni, vulcanici. Così lontano da colui che è stato il suo più grande rivale, quel Bode Miller che incarna il fascino dell’atleta rockstar come nessun altro. Raich in pista si trasforma, tanto da meritarsi il soprannome di “Blitz aus Pitz”, il fulmine di Pitz. Un modo per richiamare le sue origini e per legarlo al grande Toni Sailer, anche detto Blitz aus Kitz (da Kitzbuehel). Benni sale sul podio, Benni vince, Benni va sempre a medaglia nelle grandi rassegne. Nelle sue gare, Benni, è sempre l'uomo da battere.
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Benni Raich sfoggia i suoi trofei

Credit Foto Imago

2006, anno di grazia di una carriera infinita

Tanto precoce quanto longevo, Raich vive una carriera da record per gare, piazzamenti e trofei. Ma il suo anno di grazia, quello scolpito nella memoria e negli annali, resta per sempre il 2006. Benni vince la sua unica Coppa del Mondo generale con una seconda parte di stagione impressionante, sverniciando i rivali Svindal e Miller e aggiungendo al conto anche la coppetta di specialità di gigante e la classifica di combinata. Ma non basta. Perché quello è l’anno di grazia di Torino 2006, e l’austriaco ha grandi progetti per la rassegna olimpica. Il 20 febbraio si prende l’oro in gigante rimontando dalla quarta posizione della prima manche, e cinque giorni più tardi si ripete nello slalom. Parte per ultimo dopo aver vinto la prima prova e scende a memoria, senza una sbavatura. Destra, sinistra, destra, sinistra. Il professore disegna il suo ritmo e stupisce tutti per l’incanto di quella gara, perfino sé stesso. Ed emblematico è il suo volto attonito dopo aver tagliato il traguardo: non crede alla perfezione della sua gara, mentre i connazionali Herbst e Schoenfelder lo osannano per quel secondo oro.

I numeri di Benni Raich

Gare in Coppa del Mondo441 (1° assoluto)
Vittorie36 (7°)
Podi92 (5°)
Trofei1 Coppa generale (2006), 6 coppette di specialità
Mondiali10 medaglie (3 ori, 6 argenti, 1 bronzo)
Olimpiadi2 ori, 2 bronzi

Tra Tomba e Hirscher

I primi passi in Coppa del Mondo di Raich corrispondono agli ultimi fuochi d’artificio di Alberto Tomba, che si ritirerà in gloria nello slalom di Crans Montana del marzo 1998. Due carriere sfiorate. Ma l’austriaco, oltre al manager Robert Brunner, eredita dal bolognese anche il trono di Signore delle prove tecniche, specialità in cui spartirà in maniera metodica e salomonica il suo grande talento. Ed è qui che sta la grande forza di Benni. Riuscire a far esaltare l’Austria come mai successo prima per un grande interprete di slalom e gigante. Dopotutto il Paese alpino, dove lo sci è sport nazionale, è figlio di Toni Sailer e Annemarie Moser Proell, di Karl Schranz e del Wunderteam sbocciato negli anni ’90. Tutti padroni della velocità. Non questa volta, non con Benni. Che al netto della sua polivalenza (a podio anche in Super G e combinata) era stato il più grande interprete austriaco delle prove tecniche. Il verbo va al passato, perché quel ponte iniziato con Tomba si chiude a casa Marcel Hirscher, fenomeno dei giorni nostri che per risultati e onnipotenza sportiva ha superato quanto fatto da Raich in vent’anni di carriera. Pur senza oscurarne la stella. Perchè Benni è stato unico, un campione sui generis e un piacere per gli occhi al di là dei suoi straordinari numeri.
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