Pagelle Coppa del Mondo 2023/24: Odermatt cannibale, Brignone storica, Norvegia rimandata
Aggiornato 25/03/2024 alle 15:32 GMT+1
SCI ALPINO - Cala il sipario sulla Coppa del Mondo 2023/24 e come da tradizione è tempo di assegnare ai voti ai principali protagonisti, in positivo e in negativo, di questo inverno. La Svizzera si prende le copertine, l'Italia può sorridere soprattutto grazie a una Federica Brignone mai così splendente. La Norvegia maschile "si salva" in extremis. FIS bocciata per un calendario insostenibile.
Con la cancellazione della discesa maschile di Saalbach, si è chiusa definitivamente la Coppa del Mondo di sci alpino 2023/24. Il re e la regina battono entrambi bandiera svizzera: Marco Odermatt e Lara Gut-Behrami. L'Italia esce con un bottino complessivo di 10 vittorie e 29 podi, trascinata da una Federica Brignone fantastica. Ma non è tutto rose e fiori, in casa azzurra. La stagione appena conclusa ci consegna un francese come rivelazione assoluta e due Coppe di specialità pesantissime finite in casa Austria. La Norvegia cancella in extremis uno "zero" che sarebbe stato clamoroso. È stato anche l'inverno degli infortuni pesanti e della gare cancellate in serie a causa del meteo, in un calendario sconvolto ma pensato male. E allora vediamo di riassumere a suon di voti quanto abbiamo visto in questi mesi.
10 ai trionfatori: Marco Odermatt e Lara Gut-Behrami
L'ultima stagione in cui la Svizzera aveva conquistato entrambe le classifiche generali era stata la 1987/88, con Pirmin Zurbriggen e Michela Figini come protagonisti. Per Odermatt e Gut è stato un vero trionfo. Il fenomeno di Buochs vince la sfera più importante (la terza di fila) con dieci gare di anticipo e ci mette vicino anche i trofei di gigante, Super G e discesa (dove esulta per la prima volta in carriera in Coppa del Mondo). Un poker mostruoso, sussurrato a inizio inverno, ma non per questo meno mitico. Marco chiude la sua campagna con 20 podi e 13 successi su 25 gare disputate. L'unico neo è l'uscita nel gigante di Saalbach, che mette fine a una striscia clamorosa e gli impedisce di conquistare tutte le gare tra le porte larghe in una singola annata. Se ne farà una ragione, resta di un altro pianeta.
Un'ultima discesa negativa impedisce a Gut-Behrami di chiudere con lo stesso bottino del connazionale Odermatt, ma anche la stagione della ticinese è un trionfo clamoroso. La seconda generale della carriera a otto anni dalla prima viene "agevolata" dall'infortunio di Shiffrin, ma il trofeo di Lara è assolutamente meritato. A 33 anni mette in bacheca anche la prima Coppa di gigante oltre che quella dell'amato Super G e vince almeno una gara in tre specialità diverse, dimostrandosi la più continua. A referto anche il record di punti (1716) e successi (8) in una singola annata. Un'apoteosi vera per la classe '91, splendida perfezionista che quattro anni fa sembrava in fase calante e da allora è stata capace di vincere davvero tutto.
9 all'immarcescibile Federica Brignone
A proposito di veterane indomabili e stagioni migliori della carriera, la valdostana si conferma un patrimonio inestimabile non solo dello sci alpino, ma del nostro sport in generale. Federica registra 6 vittorie, 13 podi e 1581 punti in classifica, tutti primati personali che nemmeno nell'anno della Coppa del Mondo aveva messo insieme. Alla soglia dei 34 anni e superate le 300 gare a questo livello, la Tigre di La Salle dimostra una voglia di vincere da prima della classe, una ferocia agonistica da insegnare a chiunque si approcci a questa disciplina. Con 69 podi complessivi in Coppa del Mondo aggancia Gustav Thöni e vede solo il mito Alberto Tomba (88) più in alto di lei nello sci alpino azzurro. Chiude seconda in tre classifiche: per portare a casa un trofeo contro questa Gut sarebbe servito un gennaio un po' più brillante, ma poco importa. Semplicemente meravigliosa.
9 a una Mikaela Shiffrin detronizzata*
L'asterisco è d'obbligo, perchè il rovinoso capitombolo di Cortina le nega una sesta Coppa del Mondo che sembrava già in tasca. Ma resta il fatto che le cadute e gli errori fanno parte di questo sport, quindi inutile tornarci su. La regina dello sci alpino resta comunque lei e quando gareggia lo dimostra costantemente. Colleziona 9 vittorie (in slalom, gigante e discesa!) e 14 podi su 21 presenze. Aggiorna il record di successi in Coppa del Mondo (97, tripla cifra a un passo) e tallona Stenmark nel computo dei podi (155 a 152). Torna in gara a un mese e mezzo dall'infortunio giusto per dominare gli ultimi due slalom e mettere in bacheca l'ottava Coppa nella specialità prediletta. History Maker.
8,5 a un Manuel Feller mai visto
Vi ricordate il Feller cavallo pazzo? L'atleta in grado di battere chiunque e di commettere errori colossali per una condotta di gara spregiudicata e sempre al limite? Ecco, qui siamo distanti anni luce. L'austriaco tira fuori dal cilindro una stagione sensazionale, una continuità straordinaria nella specialità più imprevedibile di tutte e sicuramente la più combattuta del circo bianco negli ultimi anni. Il 31enne tirolese inizia alla grande, vincendo lo slalom di Gurgl, e non si ferma più. Quattro successi, cinque podi e mai fuori dalla top 5 su dieci gare tra i rapid gates è un risultato degno dei grandissimi e la prima Coppa di specialità della carriera è il miglior premio possibile. Inoltre, aggiunge due podi in gigante e il terzo posto nella generale. Wow!
8 all'esplosione di Cyprien Sarrazin
La rivelazione della stagione, senza nessun dubbio. Prima di questo inverno vantava una vittoria (in parallelo) e un secondo posto (in gigante), entrambi in Badia. Con una condotta di gara sempre al limite, il francese si prende la scena in velocità e conquista quattro gare, tra cui i miti Bormio e Kitzbühel. Personaggio fuori dagli schemi, esuberante e assolutamente positivo per questo sport. Da applausi anche la rivalità con Odermatt, con il quale è protagonista di duelli avvincenti e leali, spesso a velocità inarrivabili per chiunque altro.
7,5 a Conny Hütter
La sorpresa di fine stagione arriva dell'austriaca, che con il capolavoro di Saalbach strappa la Coppa di discesa a una spenta Gut-Behrami. Sorpresa solo per com'era la situazione di punteggio prima dell'ultima gara, perchè in realtà la stagione della 31enne nativa di Graz è stata spettacolare dall'inizio alla fine. Due vittorie, sette podi e undici top 5 tra discesa e Super G sono numeri inequivocabili.
7,5 alla polivalenza di Loic Meillard
Il primo degli umani in classifica, seppur a distanza siderale da Odermatt. Silenziosamente, lo svizzero è una macchina da podi e la sua polivalenza di assoluto spessore. Vince in gigante e slalom, ma si piazza tra i migliori tre anche in Super G. Non è assolutamente roba da tutti in campo maschile.
7 a Dominik Paris, ancora leader azzurro
A 35 anni da compiere in aprile, Domme resta il faro dello sci alpino maschile italiano. Il primo successo in Val Gardena è memorabile, i podi di Wengen, Kitz e Kvitfjell cancellano lo scivolone nella sua Bormio. Ottavo nella generale, terzo nella Coppa di discesa. Difficile chiedergli di più. Paris si conferma leader del gruppo di velocità, nel quale spicca anche la continuità di Guglielmo Bosca in Super G (quinto nella classifica di specialità). Qualche lampo abbagliante da parte di Florian Schieder, ancora sul podio sulla Streif in discesa, mentre Mattia Casse fatica e non registra top 5 dopo i tre podi della stagione precedente.
6,5 a Marta Bassino
Lo "zero" alla voce podi in gigante stona, ma in questa stagione la piemontese non è mai sembrata davvero a suo agio tra le porte larghe. Il quarto posto di Are, con numerose assenze, resta il miglior risultato e a referto ci sono anche tre DNF. Ma il voto sale inevitabilmente per quanto avvenuto nel weekend di Crans Montana. Lo storico trionfo in discesa (seguito dal terzo posto in Super G) è da consegnare ai posteri. Il suo talento è sublime e fuori discussione, la aspettiamo al top già a ottobre.
6 ad Alex Vinatzer
Una sufficienza figlia della media tra il voto assolutamente positivo in gigante e quello negativo in slalom. Tra le porte larghe, l'altoatesino si dimostra l'italiano in assoluto più continuo (appena meglio di Luca De Aliprandini e decisamente più in alto di un Filippo Della Vite in difficoltà) e riesce ad abbassare il numero di pettorali fino ad arrivare alla soglia del primo gruppo. Mica male! Ma nel suo slalom commette davvero troppi errori, che a volte lo portano all'uscita e altre lo relegano nelle retrovie. Il trend di fine stagione resta discreto ed è migliore rispetto a quello di inizio inverno, ma da un atleta con le sue potenzialità ci si aspetta di più. L'obiettivo è mantenere un'alta costanza di rendimento in entrambe le specialità tecniche, non proprio un fatto comune negli ultimi anni per quel che riguarda il nostro movimento. Ce la può fare.
6 a Michelle Gisin
La stakanovista svizzera fa un deciso passo in avanti rispetto alla stagione passata, segnata da grandi difficoltà dopo il cambio di materiali. Nello slalom di Lienz torna sul podio dopo un anno e mezzo e replica tra i rapid gates di Are. Siamo ancora lontani dai suoi massimi livelli (fu terza nella generale nel 2021), ma la strada è quella giusta.
5,5 a una Norvegia maschile che si salva in extremis
Nonostante l'addio di un talento come Lucas Braathen alla vigilia della stagione, si credeva che la squadra scandinava non avesse problemi a centrare il successo con l'arsenale a disposizione. La realtà è decisamente diversa, l'infortunio di Kilde e i risultati altalenanti (a partire da un leader come Henrik Kristoffersen) nelle specialità tecniche sembrano portare a un clamoroso zero che in campo maschile non si vede dal 1987/88. A togliere le castagne dal fuoco è Timon Haugan, non il principale indiziato ma autore - lui sì - di un'annata di alto livello in rapporto alle aspettative. All'ultima occasione utile, lo slalom di Saalbach. Il successo del 27enne di Støren fa il paio con quello di Ragnhild Mowinckel nella discesa pazza di Cortina, ultimo squillo prima del ritiro da parte di una sciatrice amatissima da tutti. Buona vita a lei.
5,5 a Katharina Liensberger
Il podio nello slalom di Levi a inizio stagione sembra il segnale di un'atleta ritrovata dopo anni complicati, ma si rivela un fuoco di paglia. La sua classe si vede solo a brevissimi tratti in questi mesi e nemmeno nelle gare segnate da tante assenze pesanti riesce a centrare un piazzamento di rilievo. Da ritrovare.
5 a James Crawford
Tre quinti posti sono davvero un bottino misero per il campione del mondo di Super G, che da potenziale mina vagante per la classifica in due specialità è apparso quasi involuto in questi mesi. Piccola nota di merito: torna a racimolare qualche punticino in gigante.
4,5 allo slalom femminile italiano
La specialità in cui da anni facciamo più fatica e che neanche questa volta riesce ad uscire dall'anonimato. Martina Peterlini è l'unica qualificata alle finali di Saalbach, dove centra anche il miglior risultato stagionale (nona). Sicuramente è lei la più continua, anche se nel cuore dell'inverno vive un momento buio. Niente da fare per Marta Rossetti, che agguanta un clamoroso quinto posto a Killington, ma poi colleziona una marea di uscite e registra solo un altro risultato a punti. I rimpianti ci sono, perchè quanto visto in alcuni segmenti di manche è materiale decisamente interessante. Qualche risultato a punti anche per Lara Della Mea, Vera Tschurtschenthaler e Lucrezia Lorenzi, ma - soprattutto dalla prima - ci si aspetta di più.
4 a Ramon Zenhäusern
Che stagione buia per il gigante svizzero! Il 14° posto di Adelboden è il suo miglior risultato e arrancare nello slalom maschile attuale ti fa perdere pettorali. Atleta in declino o semplice annata storta?
1 alla FIS per un calendario insostenibile
La Coppa del Mondo appena conclusa prevedeva 90 eventi, 45 per genere. Se ne sono disputati solo 74, con pioggia, vento, neve e caldo che hanno condizionato pesantemente la stagione e colpito tutte le specialità. Se il meteo è un fattore da considerare sempre in uno sport outdoor e le cancellazioni ci sono sempre state, in questi anni il tema è diventato sempre più prioritario e per questo motivo il calendario può essere pensato in modo decisamente più lungimirante. Il numero di gare previsto nel programma iniziale era probabilmente troppo alto e in questo modo anche una stagione senza grandi eventi può diventare un tour de force. Soprattutto quando cominciano a saltare le gare e bisogna fare i salti mortali per ricollocarle, con il rischio di pesare sull'incolumità degli atleti. Che giustamente si sono lamentati. Sembra giunta l'ora di accantonare località più inclini alle bizze del meteo e puntare su lidi che offrono maggiori garanzie, oltre a programmare dei weekend liberi nel corso dell'inverno per recuperare le gare saltate o permettere agli atleti di rifiatare.
SV a tanti, troppi atleti
Si fa fatica a ricordare una stagione così funestata dagli infortuni, che nello sci alpino, purtroppo, sono spesso di grave entità. Abbiamo citato Shiffrin, che ha avuto la fortuna di patire un problema meno grave del previsto ed è riuscita a tornare e vincere in poche settimane. A tanti altri è andata diversamente. La nostra Sofia Goggia, ad esempio, due vittorie e sei podi tra discesa e Super G e una continuità clamorosa in gigante prima di rompersi tibia e malleolo in allenamento e interrompere una stagione fin lì da 8 pieno. O Aleksander Aamodt Kilde, che vediamo allenarsi con tenacia tutti i giorni per recuperare dall'incubo vissuto a Wengen. Per non parlare di Marco Schwarz, che nei primi mesi sembrava davvero poter contendere a Odermatt qualcosa di importante, o Petra Vlhova, che si sfracella il ginocchio nel gigante di Jasna e ammutolisce migliaia di tifosi arrivati per tifarla. E poi Wendy Holdener, Alexis Pinturault, Valerie Grenier, Elena Curtoni, Corinne Suter, Maria Therese Tviberg, Joana Hählen...e la lista è ancora lunga. A tutti gli atleti coinvolti, l'augurio di tornare al top della forma nella prossima stagione.
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