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Djokovic pialla un Raonic a mezzo servizio: 27 titoli Masters, eguagliato il record di Nadal

Simone Eterno

Aggiornato 21/03/2016 alle 03:13 GMT+1

Il canadese dura 4 game, poi si infortuna e subisce la durissima legge del più forte: in poco più di un'ora Nole chiude così per 6-2, 6-0 e conquista il 27° titolo a livello Masters 1000 (eguagliato il precedente record di Nadal). Infortunio di Raonic o no, in una settimana dove abbiamo visto apparire nomi "nuovi", la conferma è di come alla fine sia sempre quello di Djokovic quello da battere

Novak Djokovic, 5e titre à Indian Wells

Credit Foto AFP

Eh no, non c’è proprio storia, il nome da battere è sempre lo stesso: Novak Djokovic. Non ci sono infortuni, scusanti, occhi arrossati o visuali offuscate che tengano. Il 2016, da questo punto di vista, parla proprio chiaro: Doha, Melbourne, Indian Wells. Dove si iscrive, Novak Djokovic vince.
Se escludiamo infatti la congiuntivite di Dubai e la conseguente vittoria di Feliciano Lopez, il ruolino del serbo è una marcia perfetta. Un 500 di apertura stagione, il primo slam e il primo 1000. Nel mezzo, anche due punti decisivi in Coppa Davis. E questo è quanto.
Indian Wells, da questo punto di vista, è stato un torneo piuttosto indicativo. Durante la settimana abbiamo visto qualche nome “nuovo” come Zverev, la buona prova di un talento come David Goffin o la finale del tennista della generazione ’90 considerato da tanti come il più pronto: Milos Raonic, appunto. Poi però è finita come sempre: ovvero con Djokovic a dominare la finale e vincere il suo 27° titolo a livello Masters 1000; record di tutti i tempi eguagliato a Rafa Nadal.
Da raccontare dell’ultimo atto non c’è molto. Se infatti vero che dal 2° set è uscito l’infortunio agli adduttori che ha impedito a Raonic di servire – e di conseguenza giocare – alla sua maniera, altrettanto lo è che nel primo set - specie i primi 4 game - abbiamo visto come Djokovic sia stato in grado di prendersi i punti decisivi in ogni caso. E questo è un dato di fatto.
Il resto è stata una finale-non-finale. Un match che Djokovic ha guidato senza problemi su un Raonic che privato delle sue soluzioni ha messo in mostra quanto poco ci sia, quando non al meglio fisicamente, a cui aggrapparsi.
Archiviata quindi l’esperienza nel deserto della California si vola sull’altra costa degli States. Il 1000 di Miami è già dietro l’angolo. E Djokovic, superfavorito, ha nel mirino il sorpasso definitivo al record di Nadal. In bocca al lupo… a tutti gli altri.
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