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Simon dura 4 ore e 5 set, ma alla fine vince sempre Djokovic

Simone Eterno

Aggiornato 24/01/2016 alle 10:48 GMT+1

Il francese approfitta della giornata terrificante di Djokovic che per 4 set tiene in campo poco e niente. Poi però, quando conta, il serbo la raddrizza e riesce così a portar via una partita estremamente negativa (100 non forzati!), raggiungendo i quarti di finale slam per la 27esima volta consecutiva. Ci vogliono però più di 4 ore e mezza: 6-3, 6-7 (1), 6-4, 4-6, 6-3 il finale. Ora Nishikori

Novak Djokovic - Open d'Australie 2016

Credit Foto AFP

da MELBOURNE - “Dai questa è la classica giornata no di Djokovic che alla fine porta a casa e poi vince il torneo”. Potremmo chiuderla così, con la sintesi estrema, con l’iper-concentrato del djokovicesimo nella sua massima espressione, con uno di quei dialoghi tipici da tribuna stampa al cambio di campo.
E’ vero, è capitato spesso di vedere il serbo faticare oltre ogni aspettativa lungo le sue due settimane di percorso, per poi cambiare puntualmente marcia al momento decisivo, siano queste semifinale o finale. Vedremo se sarà così anche quest’anno, ma quel che è certo è che come Novak Djokovic ce ne sono pochi. Anche oggi il serbo lancia un segnale di pazzesca forza mentale, rassegnandosi a dover giocare una partita alla pari con Simon – e chi l’avrebbe mai detto? – in una giornata evidentemente iniziata col piede sbagliato. Al di là del punteggio e delle 4 ore e 32 di fatiche, basta un numero: 100. Sì, avete letto bene, cento, ovvero il numero di non forzati di Nole in questo suo terribile pomeriggio tennistico.
Djokovic si è ritrovato così impallinato dal fondo in una sfida contro il re supremo degli impallinatori: Gilles Simon. Senza vincenti, senza accelerazioni, Nole è dovuto scendere a patti con sé stesso ed accettare di rimanere lì, con quel che aveva oggi – evidentemente molto poco – a scambiare con Simon. Palleggi prolungati, game infiniti, occasioni sprecate – le più clamorose e sintomo della giornata nelle 11 palle break non sfruttate del secondo set (vinto poi 7 punti a 1 da Simon al tie-break) – in un downgrade di sé stesso che non dev’essere semplicissimo da accettare quando sei abituato ad altri standard.
Insomma, una di quelle giornate dove normalmente perdi. E invece no. Novak Djokovic ha vinto e l’ha fatto nel momento chiave del quinto set, quando un Simon probabilmente in debito d’ossigeno e di idee, è incappato in un passaggio a vuoto che dall’1-2 e 40-0 l’ha portato sotto 1-5. Troppo tardi per tornare a scambiare e imbastire la rimonta. Djokovic infatti ha sbagliato ancora, ha perso uno dei due break di vantaggio, non ha sfruttato 2 match point, ma laddove il pan si cuoce ha finalmente chiuso, lasciandosi andare a una smorfia che racconta meglio la partita di qualsiasi parola.
Nessuna esultanza, nemmeno un braccio alzato. Nulla. Un cordiale saluto, come sempre, all’avversario Simon, e poi dritto verso la borsa per buttare dentro gli attrezzi in maniera quasi stizzita. Poi gli omaggi al pubblico e l’intervista di rito in campo. Ma non un singolo, impercettibile, gesto di esultanza. Probabilmente è quella la forza: sapere di aver rischiato grosso ed essere consapevoli che non c’è nulla di cui sorridere ma solo lavorare affinché un pomeriggio così non si ripeta più. Kei Nishikori, suo avversario ai quarti di finale, è già avvisato.
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