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4 ore, 4 tie-break, 2 ingenuità, una beffa: Fognini si arrende a Muller

Simone Eterno

Aggiornato 19/01/2016 alle 07:34 GMT+1

Il ligure si imbarca in una battagliona clamorosa contro il tennista lussemburghese, ma getta due tie-break al vento innervosendosi con l'unico tifoso di Muller nel pubblico. Alla fine a passare è quindi il suo avversario con il punteggio finale di 7-6 (6), 7-6 (7), 6-7 (5), 7-6 (1). Per Fognini l'australia resta un mezzo tabù

Fabio Fognini

Credit Foto Reuters

da MELBOURNE - Ma che beffa. Che razza di beffa! Dal sorteggio passando per l’andamento della partita fino alla sua conclusione. Fabio Fognini esce ancora una volta così, con un termometro del rammarico a temperature da estate australiana. Non c’è altro modo, davvero, di spiegarla.
Proviamo a farlo con ordine, perché dal primo turno che condanna per la settima volta in carriera su nove partecipazioni – Fabio Fognini all’uscita immediata, ne abbiamo viste talmente tante da perderci la testa.
Innanzitutto, giusto farlo, sottolineare i meriti del lussemburghese Gilles Muller che a 32anni ha iniziato evidentemente la stagione come mai aveva fatto. La semifinale a Sydney eliminando Coric, Thiem e Chardy prima di far paura anche a Dimitrov non era un segnale arrivato a caso. Nel sorteggio Fognini è stato quindi sfortunato a pescare il numero 38 del mondo che, anche sul campo, si è dimostrato avversario super. Legger per credere le statistiche. Muller ha giocato a un quasi irreale 89% di punti vinti quanto la palla è entrata in campo con la prima; e questa l’ha fatto per il 61% delle volte (statistica per altro sporcata dal terzo set dove è leggermente sceso) regalandogli un totale di 34 aces. Queste le dimensioni del partitone giocato dal lussemburghese.
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Gilles Muller - Open d'Australie 2015

Credit Foto AFP

Poi, però, tocca raccontarvi l’andamento della gara. Tirata, come avrete ovviamente intuito dal punteggio… e per questo decisa in una manciata di punti nei momenti chiave. E in ognuno dei 3 tie-break vinti da Muller, c’è almeno una stupidaggine – non c’è altro nome per definirla – di Fabio Fognini. Un Fognini che ha giocato una più che buona partita e che a un certo punto del quarto è sembrato poter andare sparato verso la vittoria, considerando il ciondolio di un Muller per parecchi minuti bollito dal caldo. Ma che nonostante questo è uscito sconfitto proprio – e lo ribadiamo – per la brutta gestione degli episodi.
Fatale infatti è stato uno spettatore. Sì, avete capito bene, un singolo e “inutile” spettatore. L’unico per altro, sul gremitissimo campo 8, a tifare Gilles Muller. Tra italiani di seconda generazione, giovani neo-emigrati e semplicemente turisti, oltre che buona parte di australiani teoricamente neutrali, il tifo era praticamente tutto per Fabio. Ma Fognini, nel primo e nel quarto tie-break, ha perso fiato, energie e concentrazione verso un lussemburghese effettivamente piuttosto insistente nel suo “allez Gilles”, ma non per questo meritevole delle attenzioni di Fognini. Eppure così è andata. Il primo “litigio” è finito con un immediato doppio fallo e una pallina sparata verso la tribuna, una volta perso il tie-break, costato poi il warning a fine set. L’ultimo e deciso tie-break, invece, arrivato per giunta dopo una grande rimonta dal break preso a inizio del quarto, con Fabio ancora a perdere concentrazione ed energie preziosissime in un momento tanto delicato.
Inutile provare a sottolineare a Fabio tutto ciò in conferenza stampa. Fognini rifiuta la domanda e passa avanti innervosito, ma l’andamento della partita da quei momenti in poi, nonostante la volontà di Fabio di negare il fatto a sé stesso, è evidente. Sì perché per il resto del pomeriggio e quei due tie-break esclusi Fognini aveva giocato una grande partita. E aveva servito, inoltre, come forse mai in carriera (20aces). Eppure lì ha perso le sue chance, vanificando tutti i preziosi sforzi che gli avevano permesso di annullare due match point già nel terzo set e di cancellarsi da un tabellone che fino al quarto turno (Murray) era piuttosto interessante. Nulla di fatto. A passare, evidentemente con merito, è Muller. Per Fognini l’Australia resta indigesta. Così come spesso, lo sono, purtroppo, tutte le situazioni extra-campo.
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