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Il futuro può attendere: il cuore di Nadal respinge il talento di Zverev

Simone Eterno

Aggiornato 21/01/2017 alle 17:06 GMT+1

La giovane promessa tedesca fa vedere tutto il suo valore, ma lo scontro generazionale va un Nadal capace di rifiutare, ancora una volta, la sconfitta: finisce 4-6, 6-3, 6-7(5), 6-3, 6-2 dopo più di 4 ore di battaglia a viso aperto. Agli ottavi ci va quindi Rafael Nadal: troverà Monfils o Kohlschreiber.

Rafael Nadal toujours là à Melbourne.

Credit Foto AFP

da MELBOURNE - Cabeza y corazon. Testa e cuore. E così, il futuro, può attendere. Era lo scontro generazionale, era il match più atteso, sotto tanti punti di vista, di questo Australian Open. Da una parte Rafael Nadal, il pluri-campione alla caccia di una scossa; dall’altra Alexander Zverev, il ragazzino classe ’97 da tutti considerato come il ‘chosen one’, il predestinato alla successione di questa epoca d’oro.
E delle 4 ore e più di battaglia della Rod Laver Arena ne è venuto fuori che il futuro, ancora per un pochino, può attendere. Il merito è naturalmente del vecchio Rafa, che d’accordo non avrà più la solidità di un tempo, ma che da questa partita ne esce con lo spirito e il cuore dei giorni migliori: quelli capaci di rifiutare sempre e comunque la sconfitta; quelli in grado di far giocare una palla in più, anche se magari non profonda e velenosa come una volta. Tanto è bastato, insieme al servizio e un’ottima condizione fisica, per rispedire al mittente l’erede al trono. Uno Zverev capace di prendersi il terzo set – apparente spartiacque di questa partita – dopo un dritto e corto e tremolante di Rafa che aveva tanto le sembianze di un’abdicazione. E che invece non è stata.
Rafa è infatti uscito nel quarto e nel quinto set, dove paradossalmente a soffrire il prolungarsi del match è stato il 20enne tedesco, alle prese con i crampi e con un Nadal più testardo che mai nel rifiutare l’ennesima sconfitta al quinto. Da lavare infatti c’erano le onte subite nei precedenti slam, quando Verdasco, Fognini e Pouille avevano messo in luce al mondo intero che Rafa non era più lo stesso di una volta, che era diventato esattamente come tutti gli altri: un umano.
E da un certo punto di vista nulla è cambiato. Nadal molto più umano si è confermato, soprattutto nel primo set, quando Zverev ne ha gestito l’avvio senza grossi problemi. Poi però è venuta fuori – esattamente come ieri sera con Federer – la vera caratura del personaggio in questione, mettendo in luce quella capacità ammirata una miriade di volte in carriera: ovvero rifiutare, con tutto sé stesso, la sconfitta.
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Nadal: "Sapevo di dover soffrire, ma ho superato la tensione"

Testa, cuore, esperienza hanno fatto il resto; così come dall’altra parte della rete inesperienza e scarsa malizia sono stati probabilmente fatali nei due set decisivi, scappati con un impietoso 6-3, 6-2 a favore del maiorchino. E così, dalla sceneggiatura della trama, non ne può che uscire un titolo degno del migliore James Bond. Nadal, da agente speciale navigato del circuito, disinnesca la minaccia destinata a distruggere tutte le gerarchie fino ad oggi conosciute. Il futuro può attendere.
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Australian Open: Nadal-Zverev, gli highlights

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