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Australian Open: impresa Kenin, l'americana in finale dopo 7-6, 7-5 su Barty

Simone Eterno

Aggiornato 30/01/2020 alle 07:23 GMT+1

Barty non sfrutta 2 set point nel primo set e due set point nel secondo, Sofia Kenin invece ha i nervi saldi e il sangue di ghiaccio e si impone 7-6 7-5 centrando la prima finale slam della carriera. Kenin sfonda così il muro delle Top10. Per l'Austrialia sfuma il sogno ancora una volta: la vittoria di una tennista di casa manca dal 1978. Barty conserva però la posizione di n°1 del mondo.

Sofia Kenin incredula festeggia dopo aver sconfitto Ashleigh Barty in semifinale dell'Australian Open 2020

Credit Foto Getty Images

Il sogno australiano è sfumato ancora una volta. Sul più bello, in maniera inaspettata; anche crudelmente, da un certo punto di vista. Sì perché Ashleigh Barty era stata a un passo sia da vincere il primo set, che dal riaprire la partita nel secondo. Due set point al tie-break del primo; due set point- sul proprio servizio – sul 5-4 del secondo.
La numero 1 del mondo ha però dovuto fare i conti con una 21enne dai nervi saldi e il sangue di ghiaccio; caratteristiche quanto mai decisive nella prima vera giornata australiana da 39°C dentro il catino della Rod Laver Arena. Così come aveva già fatto nel corso del torneo più volte, Sofia Kenin ha retto in maniera impeccabile la pressione, ribaltando pronostico, partita, valori e spezzando così il sogno di un’intera nazione, al palo e in attesa ormai di una campionessa del torneo di casa dal 1978.
La freddezza della Kenin, la sua solidità dal fondo, la capacità di non andare mai fuori giri sulle tantissime variazioni della Barty, hanno consegnato alla 21enne nata a Mosca – ma cresciuta dai 3 mesi di vita in poi negli Stati Uniti – una vittoria di grandissimo spessore. Kenin infatti, a differenza dei tanti exploit che dal 2013 a quest’anno erano arrivati fin qui salvo poi arrendersi in semifinale (Stephens '13, Bouchard '14, Keys '15, Konta '16, Vandeweghe e Lucic-Baroni '17, Mertens '18, Collins '19), ha dimostrato di non volersi accontentare, di voler andare avanti, di provare insomma a portarsi via tutta la posta.
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Sofia Kenin incredula festeggia dopo aver sconfitto Ashleigh Barty in semifinale dell'Australian Open 2020

Credit Foto Getty Images

E’ stato grazie a questa idea fissa in testa e gli enormi progressi fati sul lato del dritto – qualcuno magari la ricorderà lo scorso giugno al primo turno del Roland Garros contro Giulia Gatto-Monticone portarsi al terzo set praticamente da sola – che Sofia Kenin ha costruito il suo piccolo, grande miracolo.
Di contro Ashleigh Barty è mancata proprio sul più bello. Sotto pressione l’australiana è scesa nel suo rendimento proprio quando ormai era vicino al traguardo. In un match comunque equilibrato, a fare la differenza infatti sono stati proprio i due momenti chiave già citati. Prima il tie-break del primo set, quando dal 6-4 avanti la Barty si è fatta infilare 4 punti consecutivi che hanno consegnato alla sua avversaria il primo set; poi nel finale del secondo set, quando sul 5-4 e servizio la Barty ha perso la strada. Kenin infatti non ha più sbagliato un colpo e una scelta, mentre l’australiana ha perso lucidità nelle scelte e continuità nell’esecuzione dei suoi colpi.
E’ arrivato così il parziale di 4 game a 0 che ha consegnato alla Kenin la prima finale slam della carriera. L’americana, grazie a questo successo, sfonda così per la prima volta il muro delle Top10 portandosi fino al nono posto della classifica WTA (addirittura 7 se sarà in grado di vincere il torneo) e attende ora una tra Simona Halep o Garbine Muguruza. Per la Barty invece resta solo la beffarda certezza di rimanere comunque ancora la n°1 del mondo: per dimostrarlo però davanti ai propri connazionali dovrà però attendere il gennaio del 2021.
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Sofia Kenin alla prima finale Slam: "Sogno questo momento da quando avevo 5 anni"

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