Laver Cup - Cosa ci ha lasciato l'ultima conferenza stampa di Roger Federer
Pubblicato 21/09/2022 alle 20:38 GMT+2
LAVER CUP - Pensieri e sensazioni dopo l'ultima conferenza stampa della carriera da giocatore di Roger Federer.
Non c’è stato il botto, il titolo che strappa le prime pagine. Perché personaggio “da botto”, nonostante tutto, in fondo, Roger Federer non lo è mai stato. Lo svizzero le prime pagine se le è sempre prese per le gesta, più che per le dichiarazioni o particolari comportamenti eccentrici. Dritto e regolare, nel tennis come nella vita. Ma non per questo motivo noioso. Semplicemente unico nel suo genere, perché ciò che sanno tutti ma nessuno ha il coraggio di dire chiaramente in questi giorni di lutto sportivo – perché c’è eccome, altro che Next Generation... – è che uno come Federer non ripassa mai più nella vita. E così i 34 minuti e 38 secondi della sua ultima conferenza stampa della carriera – disponibili qui per intero – lasciano una sensazione strana, quasi di smarrimento. Perché Roger Federer non ha regalato particolari pillole o boutade, titoloni appunto o dichiarazioni pronte a diventare virali, ma se n’è andato con quell’eleganza, stile e regolarità che hanno sempre contraddistinto il personaggio. L’unico momento fuori dagli schemi, casomai, è stata quella sorta d'impasse iniziale, quando alle conferenze qualcuno deve prendere per primo la parola e, spesso, ci si guarda intorno come a dire “ok, chi parte?”. E’ stato così anche oggi, con Federer a rompere il silenzio e sorridere, fingendo che dopo 10 secondi di imbarazzo fosse già finita: “That’s it, I’m done”.
Da lì, invece, una mezz’ora o poco più il cui tema ricorrente sono stati traguardi ottenuti in carriera, longevità del suo regno, qualche rimpianto e l’infinita gratitudine per una disciplina che l’ha reso uno dei personaggi sportivi più famosi al mondo; certamente il tennista più amato di sempre su scala planetaria. E così lo svizzero, partendo dai motivi alla base di questa decisione e arrivando al lascito per la nuova generazione, ha ripercorso quella carriera tennistica che nonostante ormai da più di due anni in sostanza lo veda assente dal circuito ATP (14 partite dal febbraio 2020 a oggi), in molti non sono ancora pronti ad accettare come terminata per sempre.
Forse perché Federer, nei suoi picchi, ha trasceso. Trasceso il concetto di funzionalità e bellezza, di grazia e potenza, di successo e stile. Federer è stato ‘troppo’ e quando il troppo si fa costanza, come una droga, crea dipendenza. E allora eccola qui questa sensazione di smarrimento che abbiamo in tanti in questi giorni; e che ha lasciato anche questa sua ultima conferenza stampa d’addio, terminata tra gli applausi della sala stampa – abitudine alle nostre latitudine, assoluta rarità nel ben più asettico e composto mondo del giornalismo anglosassone (escluse rare eccezioni, quasi tutte provenienti dal quel mondo le domande per Federer oggi). Ecco, persino gli anglosassoni sono riusciti a fare un’eccezione per Federer, che eccezionale è stato per davvero e il cui lascito inimitabile rimane anche in questa sua eterna mistica di non apparire mai fuori posto. Nemmeno quando arriva qui per dirci che è finita per davvero. Che sia stato un campo da tennis o uno spot televisivo, una comparsata organizzata dagli sponsor o la beneficenza, un momento di gloria o un’amara sconfitta, Federer ne è sempre uscito con identica eleganza. Non poteva fare eccezione il suo ultimo giro da giocatore davanti ai microfoni dei cronisti.
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