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Nick Kyrgios e l'avanzata dei nuovi bad boys del tennis

Ilaria Bottura

Aggiornato 16/08/2015 alle 16:02 GMT+2

L'episodio di insulti con Stan Wawrinka apre una preoccupante finestra su un fenomeno nuovo di questa generazione: la maleducazione dei tennisti cui non eravamo abituati, se non per pochi e lontani casi limite

Nick Kyrgios of Australia hits a shot against John Isner of the United States (not pictured) during the Rogers Cup tennis tournament at Uniprix Stadium.

Credit Foto Reuters

L'episodio degli insulti di Nick Kyrgios a Stanislas Wawrinka sta diventando un caso su molteplici fronti. C'è il lato più stucchevole e figlio del gossip, che nonostante la gravità delle frasi pronunciate dall'australiano sulla fidanzata dell'elvetico, la giovane Donna Vekic, e la sua presunta relazione con Thanasi Kokkinakis, sottolinea il fatto che da nessuno dei due presunti amanti sia arrivata qualche smentita, alimentando ancora di più la curiosità dei morbosi.
Ma questo è solo l'aspetto più "leggero" della storia, perché nel frattempo è accaduto molto e molto deve ancora accadere.

Kyrgios, la multa, l'indagine e le scuse

Dopo essersi scusato con Wawrinka all'uscita dal campo, l'aussie ha fatto ammenda pubblicamente anche in conferenza stampa, mentre in un tweet durante una chat con i suoi fan garantisce: "Non succederà più. Ho imparato la lezione". Alle spalle di questa presa di coscienza, però, ci sono una multa di 12.500 dollari (10mila per la frase a Wawrinka e il resto per condotta antisportiva con un raccattapalle), più un'indagine aperta dalla stessa ATP per valutare se ci sia stata una Violazione Grave del Codice di Comportamento. E se una violazione ci fosse, Kyrgios rischierebbe una squalifica.

Il fratello Christos e le frasi da censura

A gettare benzina sul fuoco, ci ha pensato il fratello di Nick, Christos, che intervistato da una radio di Sydney si è lasciato andare a frasi sconce sulla Vekic passando poi alle minacce, dichiarando che Wawrinka ha messo le mani addosso a Nick allla fine della partita e che "è fortunato che io non fossi stato lì altrimenti si sarebbe ritirato dai prossimi tre o quattro tornei". Inevitabile la censura da parte della trasmissione radiofonica, oltre al fatto che, in questo modo, anziché stemperare la tensione, Kyrgios-2 è riuscito a peggiorare le cose.

La frase di Vika Azarenka che spiega tutto

A diversi tennisti quotati del circuito è stato quindi chiesto di commentare l'episodio. Alcuni hanno deciso di non essere coinvolti, ma tra chi ha dato il proprio parere la persona che ha centrato in pieno la questione è Victoria Azarenka. "Credo che non ci siano scuse per chi ha comportamenti del genere in un campo da tennis. Sia se si tratta di un giocatore sia se è qualcun altro che sta sul campo o nei dintorni - ha risposto Vika - Credo che la parte difficile, e che è realmente un problema, sia l'educazione ricevuta da parte dei genitori. Tutto dipende da come sei cresciuto. E non sto dicendo che ci sono buoni genitori o meno in nessun caso, lo dico solamente in generale. Quando sei giovane e hai molta pressione e stai guadagnando molti soldi, è difficile per i tuoi genitori essere i tuoi genitori e non permetterti molte cose. Così è molto facile perdere il controllo e la visione della realtà. Ciò succede a molti atleti in molti sport. Vedendo quello che è successo ieri, il problema è un po' più grande. Personalmente quanto successo dà un'immagine negativa del nostro sport".

L'educazione, ormai una chimera per le nuove generazioni

Purtroppo, Vika ha fotografato non solo la situazione del tennis attuale, ma l'andamento che ha preso la società con le nuove generazioni. L'educazione, purtroppo, non è più qualcosa che segue degli schemi fissi, ma ogni famiglia la adatta in maniera del tutto personale ai propri credo, applicandola spesso solo una tantum sui propri figli, che a volte crescono nella totale indifferenza verso le regole e il rispetto altrui. Un tempo ai genitori non ci si poteva permettere di rispondere male, mentre ora i figli sembrano avere tutti i diritti di mandare padre o madre a quel paese. Il dilagare della maleducazione, che nel calcio a tutti i livelli (dalle giovanili fino alle massime serie viste in TV) trova una pessima incarnazione, ora si è diffuso anche ad altri sport considerati da sempre più elitari, proprio per il cambiamento dei costumi e della società, e anche una disciplina nobile e compassata come il tennis di una volta si ritrova adesso invasa da veri e propri bad boys della racchetta.

Kyrgios ultimo di una dinastia ormai numerosa

Un tempo, infatti, era molto difficile assistere a intemperanze o manifestazioni di scarso rispetto sui campi da tennis. Per uno sport che è sempre stato "da ricchi", quindi, personaggi sopra le righe come John McEnroe o Jim Connors rimangono, fino a una certa epoca, casi isolati in mezzo a veri lord e ladies del circuito. Facevano scalpore (e anche un po' di vergogna), quindi, episodi come quello per esempio di Paolo Cané, che dopo aver perso una partita in un torneo ne devastò il tunnel, rovinando muri e piante. Di storie del genere se ne parlava poco, proprio perché accadevano di rado. Certo, c'erano giocatori più intemperanti, come anche Ivan Lendl o più avanti Marat Safin, ma ormai stiamo parlando di epoche già lontane e di singoli identificati. Come fu un singolo identificato Daniel Köllerer, pecora nera del circuito per episodi di maleducazione e violenza, già squalificato e infine radiato per combine. Adesso, invece, la lista di chi non si comporta al meglio è lunghissima. Kyrgios è solo la punta dell'iceberg, perché i nomi da aggiungere sono tanti: Fabio Fognini, Ernests Gulbis, Aleksandr Dolgopolov, e in misura minore anche Gael Monfils sono tutti giocatori che hanno spesso ingaggiato polemiche con giudici di linea, avversari, giudici di sedia, pubblico. Lo stesso Stan Wawrinka, che in questa situazione è sicuramente la vittima, non è precisamente accomodante e gioviale con gli avversari: indimenticabile la lite campo-tribuna con la moglie di Roger Federer, Miroslava Wawrinek, e in tempi più antichi anche un episodio antisportivo con il nostro Flavio Cipolla, preso in giro dallo svizzero per aver zoppicato a più riprese durante la sfida degli US Open del 2008. In questo scenario, quindi, Maria Sharapova e Ana Ivanovic che esultano col pugno sventolato anche quando è l'avversaria a sbagliare sembrano quasi gentili... Persino Rafael Nadal, che pure ha tanti amici nel circuito, non è esattamente un modello di correttezza assoluta: con le sue lunghe pause oltre il regolamento per asciugamano e rituali scaramantici vari (pantaloncini-mutande-maniche-capelli...) ha spinto l'ATP a inserire la sanzione per la violazione del tempo, e inoltre i suoi avversari si stanno un po' stancando del suo continuo dialogare (anch'esso teoricamente vietato e punibile con il coaching) con il proprio angolo... E infatti chi gliele ha cantate ultimamente proprio su questo punto, .

Attenzione anche agli atteggiamenti di rabbia verso sé stessi

I tempi di "You cannot be serious" sono dunque lontani e sui campi si vede ben di peggio, come in passato Flavia Pennetta e il suo dito medio al giudice di sedia o Serena Williams che invitava un giudice di linea a "ficcarsi" la pallina dove non batte il sole... Questi, però, non sono gli unici "cattivi" della dinastia, perché anche gli atteggiamenti negativi verso di sé andrebbero condannati come modello sbagliato per le nuove leve. Lasciandoci alle spalle un Roger Federer ex ragazzino esagitato (e ora unanimemente gran signore), Andy Murray, per esempio, è uno che si lascia spesso andare a urlacci e che dai colleghi è accusato di chiamare il medical timeout anche a sproposito quando le cose si mettono male per lui; lo stesso Novak Djokovic, che pure è un personaggio accattivante e amatissimo, a volte esagera infierendo sulle racchette; e a proposito di racchette, due veri professionisti in tal senso sono Marcos Baghdatis, che una volta era talmente furioso da spaccare in un cambio di campo tutte le racchette del borsone, e Mikhail Youzhny, che in più di un'occasione è stato protagonista di atti di autolesionismo, percuotendosi la testa col telaio e ferendosi. Tutti questi atteggiamenti non sono di certo un bello spettacolo per chi guarda, ma soprattutto sono un pessimo esempio per i bambini, che osservando tutto ciò si sentono autorizzati a comportarsi nello stesso modo, perché "tanto anche quelli forti fanno così". E la cerchia, purtroppo, si allarga, fino al prossimo campioncino sbruffone e con i filtri etici calibrati male.
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