Novak Djokovic nella storia! Campione a Parigi: completato il Career Grand Slam

PARIGI – Missione compiuta. Dopo Andre Agassi, Don Budge, Roy Emerson, Roger Federer, Rod Laver, Rafael Nadal e Fred Perry – tutti in rigoroso ordine alfabetico – Novak Djokovic è riuscito a vincere anche l’ultimo slam che ancora mancava alla sua bacheca: il Roland Garros.

Il serbo l’ha fatto al termine di due settimane – e di una finale – di assoluto controllo e dove il fastidio più grande è stato rappresentato dal meteo più che dagli avversari incrociati sul cammino. Sì, vale anche per quell’Andy Murray finalista, rivale e numero 2 al mondo ancora una volta battuto: la 24esima in 34 incontri. Una sentenza.

Eppure Murray aveva provato a sorprenderci. Forte di un cambio di atteggiamento visto lungo tutto il corso della stagione sul rosso, e culminata nella finale di Roma strappata proprio al rivale Djokovic, lo scozzese si era presentato qui oggi con la baldanza di chi poteva e voleva dire la sua. Un atteggiamento che ha pagato. Almeno fin quando alla festa non ha voluto partecipare anche Novak Djokovic.

Per 45 minuti il ragazzo di Dunblane si è dimostrato superiore a Djokovic in tutte le discipline che compongono la nobile arte del tennis: quella mentale, quella motivazionale, quella tecnica. Poi, però, il serbo si è scrollato di dosso i fantasmi di una finale già persa in 3 precedenti occasioni… e del bel atteggiamento di Murray non sono rimaste che le premesse di ciò che sarebbe potuto essere.

Da quando anche Djokovic è entrato infatti in partita è andata a scemare quella spinta e quella solidità che avevano costruito il netto 6-3 del primo set, lasciando al resto dell’incontro una trama trita e ritrita: il serbo a comandare il gioco, Murray a rintanarsi in una fase difensiva che alla fine della fiera portava o al punto di Djokovic o all’errore britannico. Risultato dei successivi 3 set? Un impietoso 6-1, 6-2, 6-4 in poco più di 2 ore complessive.

Nessun miracolo scozzese quindi dalla umidissima – e per questo alla vigilia ‘più amica’ – landa parigina, ma anzi la definitiva inscrizione di Djokovic al privatissimo club di coloro che si sono imposti in tutti gli slam e su tutte le superfici. Una prova di forza non indifferente da parte del dominatore del tennis contemporaneo che a metà di questo 2016 può già vantare i seguenti numeri: 6 titoli – di cui 2 prove dello slam su 2 – e un parziale di 44 vittorie e 3 sconfitte. Serve altro?

Probabilmente no. I numeri ci ribadiscono ancora una volta l’assoluto dominio del fenomeno di Belgrado e ci portano alla seconda parte di stagione, dopo l’ennesimo traguardo raggiunto da Djokovic, con una nuova domanda: dopo aver conquistato anche l’ultimo obiettivo, sarà in grado Nole di arrivare laddove nessuno osa dai tempi di Rod Laver? Wimbledon è già dietro l’angolo. Per la risposta – o il prolungamento della domanda fino a New York – non dovremo attendere poi molto.