Opinion
TennisSemplicemente, Rafael Nadal
Aggiornato 11/10/2018 alle 21:09 GMT+2
In un'epoca contemporanea dominata dalle apparenze e dalla finzione, elogio a un gesto vero di una persona unica.
Nell’alluvione che ha causato 10 vittime a Maiorca, le foto di Rafael Nadal immerso nel fango a spalare, hanno rapidamente fatto il giro del mondo.
La forza delle immagini, va da sé, ha innescato il più semplice dei meccanismi social contemporanei. Lo stesso valido per la caduta dolorosa o il dritto oltre il paletto; per il bimbo malato che vince la sua battaglia o la prematura perdita del giovane atleta. Storie di cui noi per primi spesso abusiamo, aggrappati al redditizio meccanismo del clic facile di chi si pulisce la coscienza.
Una notizia che utilizza lo stesso canale e sfrutta lo stesso meccanismo di qualsiasi personaggio pubblico che faccia della beneficenza (e al top, vivaddio, lo fanno praticamente tutti), ma che colpisce perché vede coinvolta in prima persona il soggetto stesso. Non un lauto bonifico. Non un sorriso per il fotografo. Ma lo spazzolone e il fango, il sudore e la voglia di rendersi utili.
Per questo il gesto di Rafael Nadal merita un secondo in più di riflessione. Non perché rappresenti una storia “più vera" delle altre, quanto perché in un’epoca contemporanea dominata totalmente dalle apparenze, dalle etichette e da una grandissima dose di finzione, il 17 volte campione slam sporco di fango in mezzo alla sua gente a spalare ci consegna la più umile delle lezioni: l’uomo, prima del campione; la realtà, prima delle apparenze.
Per chi ha avuto il privilegio di averci a che fare anche un solo giorno nella propria vita, la fotografia perfetta di Rafael Nadal.
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