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Del Potro torna in finale a New York dopo 9 anni: Nadal si ritira, ora c'è Djokovic

Eurosport
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Aggiornato 08/09/2018 alle 03:28 GMT+2

Il campione in carica, tre volte vincitore a Flushing Meadows, si arrende a un problema al ginocchio dopo i durissimi match del suo torneo: l'argentino chiude sul 7-6(3), 6-2 prima del ritiro del numero 1 del mondo.

Rafael Nadal of Spain (R) hugs Juan Martin del Potro of Argentina after he is forced to retire due to injury in his men's singles semi-final match on Day Twelve of the 2018 US Open at the USTA Billie Jean King National Tennis Center on September 7, 2018

Credit Foto Getty Images

Nel secondo e terzo incontro avevo già avuto problemi di questo tipo. Speravo potesse migliorare la situazione, ma non è andata così. Per me è difficile dire addio prima che la partita finisca. Non era più una partita di tennis, uno giocava e l'altro stava fermo in un angolo del campo. Così era troppo anche per me [Rafa Nadal]
È la resa del guerriero, l'immortale Rafa Nadal che si riscopre vulnerabile e umano. D'altronde, il mancino di Manacor aveva trascorso 15 ore e 54 minuti sul cemento newyorkese per raggiungere la semifinale degli US Open: non era mai stato in campo così tanto per approdare al penultimo atto di uno Slam.
Le fatiche con Khachanov e Basilashvili, la battaglia epica con Thiem e quel problema al ginocchio che lo tormentava da giorni non potevano non lasciare il segno. Non questa volta e non al termine di una stagione comunque strepitosa per il numero 1 del mondo che si è arreso a Juan Martin del Potro, a cui non vanno in ogni caso tolti dei meriti per questo successo.
Una finale costruita con i mattoni di un percorso esemplare per il gigante di Tandil che ha lasciato solo un set a Isner, ai quarti, per presentarsi fresco e carico a questa occasione. Nei primi game è solo la tensione a bloccare il braccio di Palito che subisce il contro-break immediato nel secondo gioco.
Lo snodo, dopo la chance fallita dal numero 3 del mondo sul 5-4 e servizio, si ripresenta al tie-break, dove il passante gli spalanca la strada. Come appoggiati sui piatti di una bilancia, gli eroi di questa sfida salgono e scendono all'unisono: l'argentino scalda il dritto foriero di saette e affina il servizio mentre lo spagnolo perde mobilità e rapidità di passo. La testa dice al 17 volte campione slam di provarci, il fisico per una volta gli chiede pietà.
È solo l'orgoglio a tenere a galla nel secondo parziale Nadal che, tra una chiamata al fisioterapista e uno sguardo di rassegnazione verso il suo angolo, si trascina fino al 6-2 anticipando nel sesto game le sue intenzioni al giudice di sedia: "Tanto mi ritiro comunque". In un'ora e 59 minuti va dunque in archivio una semifinale da cui gli appassionati si attendevano decisamente di più. Il tre volte campione degli US Open alza bandiera bianca per la terza volta in un major, dopo gli Australian Open 2010 e 2018, a dimostrazione di quanto sia difficile per lui gettare la spugna.
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US Open: Del Potro-Nadal 7-6, 6-3, rit., gli highlights

Il gigante di Tandil, a quasi 30 anni, conquista, invece, la sua seconda finale Slam in carriera: nove anni fa, contro Sua Maestà Roger Federer, gli riuscì l'impossibile. Questa volta, contro Djokovic, ci riproverà nella "sua" New York. Per il tennista che nella storia ha battuto più volte un numero 1 del mondo - ben 10 - senza esserlo mai stato, il feeling con il cemento di Flushing Meadows val bene un'altra chance e se c'è qualcuno che merita un pizzico di fortuna per la sofferenza provata sulla propria pelle è proprio lui, l'idolo romantico del popolo argentino.
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