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L'anonimato di Mike Bryan, il quarantenne fenomeno del doppio che vince aspettando il gemello Bob

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Aggiornato 09/09/2018 alle 08:55 GMT+2

Mike Bryan ha vinto il titolo di doppio maschile, il suo secondo slam consecutivo dopo Wimbledon, giocando in coppia con Jack Sock. E' il suo 120° titolo in carriera, il 18° slam e un risultato incredibile se si guarda l'età dello statunitense. Eppure lui non pensa al ritiro. Aspetta il gemello Bob infortunato, quello con cui ha costruito questa folgorante carriera, per giocare di nuovo insieme...

Jack Sock et Mike Bryan célèbrent leur victoire en double messieurs / US Open

Credit Foto Getty Images

In quest’epoca del tennis, se non ti chiami Roger Federer o Rafael Nadal rischi di passare inosservato o quasi. E’ la serena ammissione anche di Novak Djokovic, uno che di slam non ne ha vinti pochi e che tra poco potrebbe vincerne un altro, Juan Martin Del Potro permettendo. E chi il tennis lo segue assiduamente, più delle grandi masse, vive un minimo di senso d’ingiustizia, perché i campioni di quest’epoca non sono solo i Fab4, ma c’è anche dell’altro.
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Djokovic: "So che la gente si aspettava come favoriti Federer e Nadal..."

C’è un uomo, per esempio, che non attira mai l’attenzione eppure è un fenomeno assoluto, ma ha il “difetto” di giocare in doppio e quindi, per il fatto che i meriti vengono divisi a metà, passa irrimediabilmente in secondo piano.
Stiamo parlando di Mike Bryan, che quest’anno ha vinto il suo secondo slam di fila in coppia con Jack Sock: ha vinto il titolo a scapito della coppia Kubot-Melo e c’è tanto da dire su questo successo.

Quarant’anni e non sentirli

Il 29 aprile scorso, Mike Bryan ha compiuto 40 anni. Sì, proprio 40. Chi dice che Federer è vecchio, deve spostare di tre anni più in là la linea di “scadenza”, forse. Classe 1978, ha per intenderci la stessa età del nostro portierone Gianluigi Buffon. E a 40 anni vincere non uno slam, ma addirittura due, non è da tutti nemmeno in doppio.

Il DNA del doppista nel sangue

E vincere due slam di fila sarebbe un’impresa per chiunque, non solo per un quarantenne. Per sua fortuna, Mike ha trovato in Jack Sock una buona intesa, visto che non è il suo partner abituale. Ciò vuol dire che per Mike l’istinto del doppista è innato, perché non è di certo facile cambiare compagno e andare a vincere titoli così importanti.

Numeri impossibili senza Bob

Ma chi mastica un po’ di tennis sa perfettamente che di solito in sovraimpressione compare la scritta Bryan-Bryan e non Bryan-Sock. L’altro Bryan è ovviamente Bob, il fratello gemello, quindi ovviamente anche lui quarantenne. I due insieme hanno scritto la storia del doppio, una coppia perfetta e che si intende alla perfezione e che anche in campo, nonostante siano due gemelli omozigoti e quindi quasi identici, sono perfettamente sintonizzati e altrettanto distinguibili. Questo perché Mike è destrorso e Bob mancino, quindi possono coprire al meglio tutti gli angoli e difendere ogni zona. Ora però Bob è infortunato, un problema all’anca rimediato a Madrid e curabile solo con un intervento chirurgico, perciò intanto Mike gioca con Sock. E vince il suo titolo in carriera numero 120, nonché il suo 18° slam. Numeri pazzeschi, anche in doppio. Per Bob i numeri sono ovviamente un po’ più bassi: 16 slam e 116 titoli totali. Oltre ai due slam vinti con Sock, infatti, tornando indietro fino all’ormai lontano 2002 troviamo nella carriera di Mike altri due tornei vinti senza Bob: Nottingham con Mark Knowles e Long Island con Mahesh Bhupathi. Una carriera di coppia, invece, immacolata per Bob che ha vinto sempre e solo col fratello.

Una carriera indissolubile con un destino comune

E’ proprio per questo che Jack Sock è solo un “interinale”: concluderà probabilmente la stagione con Mike, ma il destino dei gemelli Bryan è quello di tornare a giocare insieme. O di ritirarsi insieme. L’ha detto lo stesso Mike, parlando di Bob di cui in passato aveva detto che senza di lui “è come giocare senza una parte di me”:
Se Bob non dovesse riuscire a tornare per me non ci sarebbe alcun motivo di continuare a giocare senza di lui. Siamo gemelli e abbiamo giocato insieme per tutta la vita: adoriamo questo gioco anche perché ci dà la possibilità di stare in campo uno a fianco all’altro. Se in futuro non potrò farlo, credo proprio che seguirò mio fratello sul divano
E probabilmente per gli esterni questa, seppur spiacevole per Mike che evidentemente può dire ancora qualcosa al tennis (e speriamo anche Bob!), sarebbe la soluzione più romantica. Se non ha cambiato idea nel frattempo (queste sono dichiarazioni rilasciate a giugno)... Ma, si sa, il legame tra gemelli è davvero speciale.
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