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Nadal e Anderson, che paura! I due finalisti del 2017 sopravvivono a Khachanov e Shapovalov

Simone Eterno

Aggiornato 01/09/2018 alle 02:15 GMT+2

Due battaglie incredibil sotto i tetti di Ahse e Armstrong in una New York finalmente fresca. Rafa supera il russo per 5-7, 7-5, 7-6, 7-6; mentre Anderson regola Shapovalov per 4-6, 6-3, 6-4, 4-6, 6-4. I due finalisti della passata edizione dello US Open sopravvivono così alle grandi difficoltà e proseguono il loro torneo.

Nadal feiert seinen knappen Sieg über Chatschanow

Credit Foto SID

dall'inviato a New York - Sopravvissuti. Alle insidie, ai guai, agli avversari odierni. Un destino comune, nello stesso arco temporale della giornata seppur sotto due tetti diversi - Ashe e Armstrong - a unire i due finalisti della passata edizione: Rafael Nadal e Kevin Anderson. Hanno attirato le attenzioni di tutti, il primo senza dubbio per il proprio nome; il secondo - Anderson - per un avversario che in tanti avrebbero voluto vedere avanti al suo posto: Denis Shapovalov. Alla fine però, avanti, sono andati ancora loro due: Rafa, in quattro ore e venti di battaglia; Anderson in tre ore e quarantatre minuti. Non esattamente una passeggiata.
Prima ancora che il racconto, lo dicono i numeri. Nadal, ad esempio, ha giocato il suo match più lungo di sempre allo US Open, superando anche le 4h10 della finale del 2011, quando perse da Djokovic. Il maiorchino, in una giornata specchio delle condizioni atmosferiche fuori da tetto - cupa - ha trovato il pass solo grazie a qualche tremolio di Karen Khachanov sul più bello. Già perché per raccontare la partita basta poco. In primis, Rafa, ha fatto accendere tutte quelle spie che si illuminano quando qualcosa non gira al meglio dentro la sua fuoriserie: dritto corto, servizio assente, atteggiamento sulla difensiva 3 metri dietro la linea di fondo. Per raccontare il resto, ci sono le statistiche di Khachanov. Il russo, dopo aver strappato il primo set per 7-5 è stato: a due punti da vincere il secondo, a due punti dal vincere il terzo, a un punto da vincere il quarto. E invece...
Invece è successo che tutti a tre sono finiti a Rafa. Per merito della 'presenza scenica' di un avversario comunque mai domo; e per demerito di Khachanov, che sul più bello si è impiantato con la sua arma principale, ovvero il servizio. Emblematici, da questo punto di vista, sono i tre - e dicasi tre - doppi falli al tie-break del quarto set. Troppo, per sopravvivere a un satanasso come Nadal. Rafa si è dunque salvato così, trovando quel qualcosa in più nei punti più importanti. Discriminante, questa, da sempre, per fare bene nel tennis.
Una vittoria che promuove dunque Nadal agli ottavi di finale, ma non senza punti di domanda. Giornata no, o logorio dell'annata. Il ginocchio sinistro di Rafa - fasciato più volte nel corso della partita - dovrà rispondere a Basilashvili. Un test sulla carta mediocre. Prima di nomi dal potenziale assai più pericoloso.

La 'Penelope' Shapovalov si arrende alla gelida solidità di Anderson

Uno di questi ad esempio potrebbe essere Kevin Anderson. Il sudafricano, come Rafa, ha avuto la meglio di un avversario ispirato ma ancora troppo discontinuo: Denis Shapovalov. Una 'Penelope' del tennis moderno; un giovanissimo in grado di incantare - tantissimi - ma anche di concretizzare ancora troppo poco sul più bello. E così, la gelida costanza, poco emozionante ma certamente efficacissima di Anderson col servizio, alla fine ha fatto ancora una volta tutta la differenza del mondo. Nel set decisivo, infatti, il sudafricano ha cancellato 4 delle 5 palle break proprio con questo fondamentale; un pizzico di fortuna su una chiamata sciagurata del giudice di linea ha fatto il resto, privando al talentuoso canadese di vincere un'altra battaglia al 5° set dopo quella con Seppi. Anderson si è dunque garantito il pass con Thiem, per una sfida in cui in qualche modo sarà ancora - qui e su questa superficie per forza di cose - il favorito.
Dovessero passare entrambi, il destino comunque di Anderson e Nadal li vedrebbe opposti ancora una volta: questa volta però, per un "semplice" pass alla semifinale.
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