Roger Federer da antologia: lo svizzero surclassa Kyrgios e vola agli ottavi
DaEurosport
Aggiornato 02/09/2018 alle 00:03 GMT+2
Il vincitore di 20 Slam batte l'australiano con il punteggio di 6-4 6-1 7-5: match di altissimo livello da parte di re Roger in un'ora e 44 minuti di tennis a tratti stellare. Lo svizzero sfodera prodezze di rara bellezza tra cui il colpo del torneo: affronterà John Millman.
Quasi tutti gli amanti del tennis che seguono il circuito maschile in televisione hanno avuto, negli ultimi anni, quelli che si potrebbero definire «Momenti Federer». Certe volte, guardando il giovane svizzero giocare, spalanchi la bocca, strabuzzi gli occhi e ti lasci sfuggire versi che spingono tua moglie ad accorrere da un'altra stanza per controllare se stai bene [...]
Scriveva così David Forster Wallace nel libro intitolato "Il tennis come esperienza religiosa" del 2012. Per quanto un cronista possa cercare di spiegare l’arte dei colpi di Roger Federer e di descrivere le sue gesta, gli sforzi non bastano né evocano l’esperienza di guardare questo giocatore in azione. Di assistere, con i propri occhi, alla bellezza e al genio del suo tennis.
Cosa può suscitare una prodezza del genere? Stupore e meraviglia, sensazioni descritte alla perfezione dalla reazione di Nick Kyrgios. Impossibile non partire da qui per raccontare il match di terzo turno tra lo svizzero e l’australiano. Un inizio combattuto, come lasciavano presupporre i tre precedenti (risolti sempre sul 7-6 del terzo set con Federer in vantaggio 2-1), lascia il posto a un’esibizione di grazia ed eleganza: superato lo scoglio di un settimo gioco da 18 punti e quattre palle-break salvate, re Roger sale in cattedra e con un passante di rovescio conquista il primo set.
L’Artur Ashe si trasforma nel giardino di casa e, senza che l’australiano possa rendersi conto di quanto sta accadendo, il vincitore di 20 Slam sale sul 5-0 e lo travolge con un 6-1 figlio di 16 vincenti, tre gratuiti e lampi di classe pura. Il repertorio è quello dei giorni di grazia, il timing quello di chi non vuole sprecare energie alzando il livello a suo piacimento, come se tutto ciò fosse naturale o scontato.
A 37 anni niente può esserlo ma alle 15:51 ora locale, l’emisfero boreale si ferma per vivere una di quelle esperienze religiose. Un momento Federer, uno di quegli istanti in cui l’uomo scende a patti con il divino. Qualcosa d’impensabile per un tennista normale, di irrealizzabile perché neanche immaginabile. E se lo fosse per puro spirito di emulazione, il risultato sarebbe un colpo sparacchiato in tribuna o un infortunio. Quel che resta è un 6-4, 6-1, 7-5 in un’ora e 41 minuti di tennis a tratti stellare dove le statistiche (87% di punti vinti con la prima, 51 vincenti e 24 non forzati) diventano superflue.
Il cinque volte campione degli US Open raggiunge John Millman agli ottavi e approda al quarto turno di Flushing Meadows per la diciassettesima volta di fila, dal 2001 al 2018, (l'unica eccezione è il 2016 in cui non era presente). A proposito di eternità.
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