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Berrettini: testa, cuore, tennis e attributi! Salva 3 match point e vince al 5° con Schwartzman

Simone Eterno

Aggiornato 07/07/2019 alle 10:11 GMT+2

Il romano vola agli ottavi di finale per la prima volta in carriera in uno slam al termine di una partita epica contro Schwartzman: 6-7, 7-6, 4-6, 7-6, 6-3 in quasi 4 ore e mezza di battaglia! Berrettini ha anche salvato 3 match point nel corso del quarto set! Come premio ora c'è il campo centrale: agli ottavi sfiderà Roger Federer.

Matteo Berrettini in campo a Wimbledon 2019

Credit Foto Imago

dall'inviato a Wimbledon - Quattro ore e diciotto minuti. Quattro ore e diciotto minuti di testa, di tennis, di battaglia. Quattro ore e diciotto minuti per regalarsi, con ogni probabilità, il sogno di sfidare Roger Federer sul campo centrale. Tanto ha impiegato, Matteo Berrettini, per piegare la resistenza di un generosissimo Diego Sebastian Schwartzman. L’argentino infatti, esperto terraiolo, si è esaltato nelle ormai sempre più inclini condizioni della ‘terba’ londinese. Già perché rispetto ad anni fa dal fondo si può scambiare, eccome. E contro Matteo Berrettini, l’argentino, ha tirato fuori tutto il proprio miglior repertorio.
Recuperi, lunghi scambi, allunghi. Mai un quindici gratis. Come del resto era stato anche lo scorso maggio a Roma, quando ‘el Peque’ aveva lasciato a Matteo, davanti al pubblico di casa, la miseria di 5 game.
La musica è però cambiata in quel di Wimbledon. Perché ‘terba’ sì, ma alla fine qua la palla di Matteo sulla distanza poteva portare la bilancia dalla parte del romano. E’ servita però tanta, tantissima pazienza per avere la meglio dell’argentino. Una caratteristica che Berrettini ha dimostrato di poter tirare fuori dal proprio bagaglio di tennis; un fondamentale imprescindibile per scalare la classifica ATP così come ha fatto il romano nell’ultimo anno.
Ad eccezione dell’avvio di partita, dove Matteo si è lasciato scappare un paio di “non so come fargli il punto” e “Sono negato a giocare a tennis. È un miracolo che sia qua”, il romano non è mai ‘sbroccato’, per usare un’accezione tipica delle sue parti. E di ragioni per farlo ne avrebbe avute assai. Schwartzman infatti, esattamente come a Roma, aveva iniziato il match rispondendo a tutto: accelerazioni ma soprattutto prime di servizio. E per portarsi via ogni singolo quindici il romano doveva sudare le classiche 7 camice. “E’ un incubo”, ha anche aggiunto Berrettini a un certo punto del secondo set, quando dopo aver visto scappare il primo parziale al tie-break si era ritrovato nella stessa identica battaglia del primo minuto.
Già perché il leitmotif non è mai cambiato nelle 4 ore e 18 minuti che l’hanno condotto alla vittoria. Ciò che Berrettini ha fatto meglio di Schwartzman, da metà partita in poi, è stato giocare meglio tutte le situazioni chiave.
Vinto il secondo set con un tie-break dominato – e dopo non aver trasformato il primo break della sua partita nel dodicesimo gioco – Berrettini si è trovato nuovamente a inseguire nel punteggio lungo tutti i turni di servizio. Una situazione che ha pagato caro nel corso del decimo game del terzo set, quando sotto pressione – e alla terza chance – Schwartzman è riuscito a convertire il duro lavoro ai fianchi salendo 2 set a 1.
Da lì in poi però Matteo è diventato implacabile ogni qualvolta servisse salvarsi. Il servizio, a dare una mano nei punti chiave. Ma anche il dritto. Decimo e dodicesimo gioco del quarto set le fotografie del perché, già prima di oggi, il romano era entrato nella Top20 della classifica ATP. Dritto a sventaglio per salvare il primo match point di Schwartzman. E poi il servizio nelle due successive chance, sul 6-5, che avrebbero permesso all’argentino di chiudere e qualificarsi agli ottavi di finale.
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Matteo Berrettini in campo a Wimbledon 2019

Credit Foto Imago

Agli ottavi c’è invece andato Berrettini, che dal baratro ne è uscito come solo i campioni. Il romano ha infatti trascinato il set al tie-break, l’ha vinto, ed è poi scappato un break sopra subito a inizio quinto set. Un 3-0 sofferto, con Schwartzman che in ogni singolo turno di servizio di Matteo non ha mai alzato bandiera bianca e ha sempre provato a costruirsi qualcosa. Un ‘qualcosa’ – siano palle break o situazioni pericolose – che Berrettini è riuscito ad arginare, tamponare, gestire e poi portare dalla propria parte. Saranno 13 palle break salvate su 15 complessive alla fine; con 22 aces a corredo. Insomma, così, Matteo, è poi riuscito a portarsi fino al traguardo degli ottavi di finale.
Il primo quarto turno slam della carriera. Guadagnato con lavoro, tennis e testa, come già sottolineato. Un premio che significa Roger Federer, sul centrale più famoso e prestigioso del mondo. Dovrà godersi il momento Matteo. E perché no provare a credere all’impossibile: sconfiggere il Maestro nel proprio giardino. Roba da eletti. Oppure roba da chi, giorno dopo giorno, continua a crescere mettendo un tassellino in più al proprio bagaglio tecnico e tattico. Come Matteo Berrettini.
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