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Diana Bacosi, Chiara Cainero e le grandi finali tutte italiane, tra amicizia e rivalità

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DaEurosport

Aggiornato 13/08/2016 alle 08:19 GMT+2

La finale olimpica dello skeet entra di diritto tra le sfide storiche dello sport italiano e ci ha fatto tornare in mente dei duelli dolcissimi come quello tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci agli US Open 2015 e quello tra Valentina Vezzali e Giovanna Trillini alle Olimpiadi di Atene 2004.

Diana Bacosi (oro) e Chiara Cainero (argento) - Rio 2016

Credit Foto AFP

Da Rio Gianmario Bonzi
È così raro, che quando capita bisogna lasciarsi trascinare dalle emozioni. Viverle dal vivo ha un sapore speciale, per l’energia che si è sprigionata nell’aria grazie a queste due splendide “mamme, mogli e anche figlie”, come hanno tenuto a sottolineare entrambe dopo la gara. In teoria, la finale per l’oro dello skeet femminile a Rio 2016 dovrebbe essere ricordata a lungo, nei prossimi decenni. In pratica, temiamo non accadrà trattandosi di tiro a volo.

Passato e presente, da Atene a New York

Le prime istantanee che ci sono venute in mente guardando Diana Bacosi e Chiara Cainero allo shooting centre di Deodoro giocarsi oro e argento olimpico in pochi minuti sono quelle di Valentina Vezzali e Giovanna Trillini, finaliste del fioretto individuale ad Atene 2004 (ma sarebbe potuto succede anche ad Atlanta ’96, Sydney 2000 e Pechino 2008, entrambe erano presenti in semifinali diverse) e anche quelle dell’ultimo atto a Flushing Meadows per gli US Open 2015 tra Vinci e Pennetta, in quest’ultimo caso però al di fuori del contesto olimpico.
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Diana Bacosi (oro) e Chiara Cainero (argento) - Rio 2016

Credit Foto AFP

Amicizia

Roberta e Flavia sono molto più vicine a Diana e Chiara di quanto non lo sia il ricordo delle campionesse jesine del fioretto. Ci spieghiamo meglio. Le due tiratrici, una friulana, l’altra umbra, si allenano assieme da anni, sono amiche vere (non per finta, come ogni tanto ci sentiamo raccontare da altri atleti) ben al di fuori delle pedane; durante la gara si sono fatte coraggio a vicenda quando una delle due affrontava un momento di difficoltà, si sono tenute mano nella mano durante la presentazione pre-finale e poi abbracciate a lungo dopo, sinceramente. In più, Chiara Cainero ha sottolineato in tutte le salse come consideri questo argento un grande risultato, mentre la Bacosi ha pianto dall’inizio alla fine, ma per la compagna ha speso solo parole al miele. Un po’ come Vinci e Pennetta, che dalla Puglia hanno condiviso assieme il passaggio a Roma e spesso anche la camera nei vari Centri Federali. Amiche sincere pure loro e l’abbraccio all’Artur Ashe Stadium di quasi un anno fa, dopo il primo titolo Slam conquistato da la Pennetta, è risultato per questo motivo emozionante, coinvolgendo anche il pubblico americano.
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Flavia Pennetta e Roberta Vinci - Finale US Open 2015

Credit Foto AFP

Rivalità

Diverso il discorso per Valentina e Giovanna, jesine, cresciute alla scuola del maestro Triccoli che ha forgiato anche Stefano Cerioni, separate da quattro anni (classe ’70 Giovanna, oggi maestra della Di Francisca; classe ’74 Valentina, parlamentare), entrambe già giovanissime in Nazionale senior (Trillini addirittura ai Mondiali di Sofia ’86, Vezzali riserva ai Giochi di Barcellona ’92) ed estremamente rivali in pedana. Si sono sempre rispettate, inevitabile, dato il pamarés, il carisma e la classe che le ha contraddistinte, ma amiche… mai! Pur avendo a volte condiviso persino la camera durante ritiri o grandi eventi. Giovanna è inizialmente stata l’idolo di Valentina e l’atleta che non riusciva quasi mai nei primi anni da gare quando contava di più (dal 1993 al 1998, diciamo). Poi la storia si è ribaltata: il primo titolo iridato di Seul ’99 ha lanciato la Vezzali nell’olimpo, oggi legittimamente la più grande schermitrice (non solo fiorettista) di tutti i tempi. Ad Atene 2004, dopo la loro finale tesa, non bellissima e comunque storica, ci fu uno scambio veloce di baci e stop. Andate a rivedere le immagini. Nessun abbraccio commovente, nessun momento intenso, se non dopo molti minuti, durante il “giro di campo” assieme con il tricolore in mano. Poco conta naturalmente, contano solo le medaglie che queste due fuoriclasse hanno saputo dare all’Italia. Ma l’immagine di Bacosi e Cainero, riportandoci alla memoria Vinci-Pennetta, è stata ugualmente emozionante, ma forse persino più intensa per quel volersi davvero bene mai celato, ma anzi svelato al mondo.
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Giovanna Trillini e Valentina Vezzali - Atene 2004

Credit Foto LaPresse

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