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Non chiamatelo "nonno" Pellielo: Johnny alla caccia dell'oro e di Tokyo 2020

Stefano Fonsato

Aggiornato 26/07/2016 alle 07:49 GMT+2

Giunto alla settima olimpiade (esordì a Barcellona nel 1992) alla "lince" vercellese manca solo la medaglia più preziosa dei cinque cerchi per completare un palmares da sogno: "Io però diffido da ogni esasperazione: è da qui che nascono i peggiori casi di doping". E rilancia: "Punto già a Tokyo 2020".

Giovanni Pellielo si allena a Vercelli prima delle Olimpiadi di Rio 2016

Credit Foto Eurosport

Fino all'ultimo, il presidente del Coni Giovanni Malagò ha meditato a lungo su chi insignire del titolo di portabandiera a Rio 2016. Alla fine il campo è stato sgomberato conservando due nomi: da una parte Federica Pellegrini e dall'altra Giovanni Pellielo, l'intramontabile Johnny, così come viene chiamato nel suo ambiente, quello del tiro a volo. Per capirne il perché, basta guardare il primo tra i dati macroscopici dell'olimpiade brasiliana, la settima per lui, che ha esordito a Barcellona nel 1992: classe 1970, a 46 anni, è di conseguenza l'atleta più longevo dell'intera spedizione azzurra. "Meglio Federica - spiega in esclusiva a Eurosport - sportivamente lo merita, anzitutto. In secondo luogo occorreva, in qualche modo, chiudere il cerchio rispetto a quel malinteso di Londra. E poi (sorride sincero, ndr), lei è una bellezza, ha ben altra presenza rispetto a me, volete mettere?"

Un palmares clamoroso, costruito senza ossessioni

Praticamente impossibile essere sintetici, se si parla del suo palmares. Ci proviamo: 10 i titoli mondiali (più 4 argenti e 3 bronzi): tra questi, 4 sono individuali. Un record che attualmente Johnny condivide con la "lince" francese, ormai tra gli ex, Michel Carrega, 81 anni. Ed è ormai pacifico che il tiratore vercellese, lo supererà, entrando definitivamente nella storia. Dodici sono invece i campionati europei vinti (complessivi tra quelli individuali e di squadra), conditi da 7 secondi posti e 3 terzi. Johnny, in pratica ha vinto tutto. Gli manca una cosa sola, la medaglia d'oro alle Olimpiadi: in cui Pellielo ha ottenuto un bronzo a Sydney nel 2000 e due d'argento, ad Atene 2004 e Pechino 2008: "Ma io non ci penso, assolutamente - confida al nostro sito - Perché dovrei? Vado a Rio con la gioia di poter disputare la settima olimpiade e con la consapevolezza di essermi tolto tutte le soddisfazioni possibili e immaginabili. Tutti mi chiedono quest'oro ma, ad essere sincero, io sono contro ad ogni tipo di esasperazione. Specie nello sport: guardate quanti atleti si sono buttati via...".

Tiro al piattello, filosofia e cultura dello sport

Personaggio dalla parlantina spigliata e forbita, parlare con Giovanni Pellielo, significa filosofeggiare. Su tutto: la sua cultura è di tipo trasversale. Si salta da un argomento all'altro con una facilità estrema. Il suo indirizzo di pensiero, nelle tematiche sportive, però, è ben preciso: "Vogliamo parlare di doping? - prosegue la "lince" delle Fiamme Azzurre - Bene, ogni tipo di doping parte sempre dalla ricerca esasperata del risultato. Mi manca solo l'oro olimpico, vero, ma questo non è certo il mio primo pensiero. Se arriva sarò ulteriormente felice".
Giovanni Pellielo
E ancora: "Lo sport è sport: perché dovrei fasciarmi così tanto la testa quando ogni giorno ci troviamo di fronte a un terremoto? A Rio non ci sarà la Russia, per la questione doping. E di cui si sono presi in esame solo i test degli ultimissimi anni: io ad Atene sono arrivato dietro a un atleta russo (Aleksei Alipov, ndr). Sicuramente sarà stato a posto, certo è impossibile tenere lontano dalla propria testa il dubbio. Ma, bando alle chiacchiere, sono proprio per tutti questi motivi che non ho mai cercato il risultato in modo ossessivo".

Le "linci" azzurre a Rio

Nel "Trap" (la fossa olimpica), il tiro al piattello, i convocati azzurri oltre a Pellielo (che inizieranno a sparare dal 7 agosto) saranno Jessica Rossi e Massimo Fabbrizi. Nella specialità dello "Skeet", ecco Diana Bacosi, Chiara Cainero, Valerio Lucchini e Gabriele Rosseti; nel "Double Trap" gareggeranno, infine, Antonino Barillà e Marco Innocenti. Location del tiro a volo sarà Deodoro, nei pressi di una delle tante favelas di Rio.
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Giovanni Pellielo si allena a Vercelli prima delle Olimpiadi di Rio 2016

Credit Foto Eurosport

Il TAV San Giovanni, quartier generale vercellese di Johnny

Le ultime ore prima delle partenza, Johnny, le passa nella sua Vercelli, meglio, nel suo personalissimo quartier generale (e scuola di apprendimento della disciplina) del TAV San Giovanni, sulle rive del fiume Sesia, all'ingresso della città, fondato nel 1968 e che lo stesso Pellielo (in un'area di circa 50mila metri quadrati) gestisce personalmente dal 2006. Qui tutto parla di lui. Ad accogliere chi entra, un cartellone con la sua gigantografia, un po' come quello (di un tempo) di Paolo Maldini a Milanello, per intenderci: "Il Tiro a volo - conclude - è uno sport di fatica, pazienza e precisione: molto spesso si inizia alle 8 del mattino e si finisce quando è buio. L'autoperfezionamento è essenziale". Sarà l'ultima Olimpiade? "Assolutamente no - è categorico - finita l'esperienza brasiliana inizia la corsa a Tokyo 2020". E a quel punto le candeline da spegnere saranno 50. Intramontabile Johnny.
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