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Greg Louganis: i 10 momenti più importanti della sua vita

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DaEurosport

Pubblicato 20/02/2021 alle 16:08 GMT+1

OLIMPIADI - Dalla prima Olimpiade di Montreal fino alla consacrazione di Los Angeles. Il canto del cigno di Seoul e la positività all'HIV. Ripercorriamo la carriera di Greg Louganis, uno dei più grandi tuffatori di sempre, attraverso i 10 momenti più importanti della sua vita. Lunedì non perdetevi la seconda puntata di Trailblazers!

Greg Louganis

Credit Foto Eurosport

1 - La piscina

Greg Louganis è nato nel 1960. Da piccolo, prima di iniziare a camminare, è stato abbandonato dai suoi genitori e accolto da una famiglia della periferia di San Diego. Ma non appena è stato capace di mettersi in piedi, ha subito impressionato chi gli era vicino con delle acrobazie e un senso del ritmo fuori dal comune. La svolta è arrivata nel 1969, quando la sua famiglia decide di installare una piscina in giardino. Un piccolo dettaglio di grande importanza. A 9 anni Greg è già capace di tuffarsi in tutte le direzioni possibili. Sua madre, leggermente preoccupata per la sua integrità fisica, decide di mandarlo a prendere lezioni presso la piscina locale e così inizia la sua storia.

2 - L'avvento

Prima di Louganis, c'era Dibiasi. Klaus Dibiasi. L'angelo biondo. La leggenda prima della leggenda. Il giorno in cui Louganis si è presentato sul palcoscenico di Montreal 1976, l'italiano ha concluso l’ultima tappa del suo viaggio. In Canada, Klaus puntava alla terza medaglia d'oro sulla piattaforma, ma il 16enne americano voleva far saltare il banco. Sammy Lee, il suo allenatore, ci credeva. Al termine di una gara combattuta, Louganis ha fatto tremare il maestro. In quel momento, Dibiasi gli ha ceduto lo scettro della disciplina.
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Greg Louganis

Credit Foto Getty Images

3 - La (prima) consacrazione

Dopo l’argento a Montreal 1976, in occasione dei suoi primi Giochi Olimpici, Greg Louganis fa un percorso netto portando a casa solo medaglie d'oro. Ai Mondiali di Berlino 1978, ancora da ragazzino, viene ribattezzato "diving Nureyev" e domina i 10 metri. Allenato da Ron O'Brien, che sarà molto più di un semplice allenatore per tutta la sua carriera, il giovane americano vince il suo primo titolo mondiale.

4 - L'incidente

Greg Louganis è stato l'incarnazione della perfezione. Vederlo volare, evolversi nell'aria ed entrare in acqua era come assistere a un balletto. Un mix di grazia e potere. Ma vedere Louganis ci ha fatto dimenticare che il tuffo dalla piattaforma è uno sport pericoloso. Che alcuni ci hanno lasciato la vita. Negli anni '80, Sergei Chalibashvili e Nathan Meade sono morti all'età di 21 anni dopo aver colpito la piattaforma di testa. Greg Louganis, nel 1979 durante un incontro Stati Uniti - URSS a Tbilisi, ha colpito la piattaforma di testa ed è rimasto incoscente per 20 minuti. "Se la lastra di cemento non fosse stata ricoperta da una morbida imbottitura, probabilmente sarei morto."
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Greg Louganis

Credit Foto Imago

5 - Focus

A Montreal, Klaus Dibiasi era convinto di una cosa: Greg Louganis avrebbe preso il suo posto. A Mosca, nel 1980, l'americano avrebbe vinto sia il trampolino che la piattaforma. E se non fosse stato per la guerra fredda, Klaus ci avrebbe anche preso. Con l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’URSS e il conseguente boicottaggio Olimpico degli Stati Uniti, Greg rinunciò alla medaglia. A livello Olimpico, Louganis dovette aspettare fino al 1984. Ma a livello mondiale, nei Mondiali1982, mise in riga tutti quanti. Il suo miglior salto della competizione fu premiato con 92.07 punti: record assoluto. Dalla piattaforma dei 10 metri ricevette un 10 dai sette giudici. Perfetto.

6 - Lewis + Beamon = Louganis

"I giornalisti mi hanno chiesto di confrontarlo con le prestazioni di un altro sport. Direi che è come raggiungere i 9,15 metri nel salto in lungo o correre i 100 metri in 9,50", firmato Ron O'Brien. I Giochi di Los Angeles del 1984 furono segnati dalla velocità di Carl Lewis, quattro medaglie d’oro, da Mary-Lou Retton, cinque volte medaglia di ginnastica e vincitrice del concorso generale, ma anche da Greg Louganis. All’apice del suo splendore, il californiano firmò una storica doppietta. Sul trampolino di 3 metri superò la barriera dei 700 punti in finale: una cosa inaudita per i giochi Giochi. E dalla piattaforma dei 10 metri raddoppiò. Nessuno aveva mai alzato la disciplina a un tale livello. "Non credo sia possibile fare di meglio ", ammetterà molto più tardi.

7 - Il fardello

Dopo LA 1984, Louganis ha pensato di smettere. Poi, Ron O'Brien lo ha convinto a spingersi fino a Seoul: il gioco valeva la candela. Ottenere un altro doppio oro a Seoul lo avrebbe proiettato nell’olimpo dello sport. Il 1988 poteva cambiare la sua vita, ma 6 mesi prima delle Olimpiadi il suo compagno malato entrò in ospedale. Era positivo all'HIV. Al centro degli anni dell'AIDS e del decennio che ha coinciso con lo scoppio della pandemia, l'americano ha sempre voluto nascondere l’argomento. Nel mese di marzo del 1988 però è costretto a testarsi. Esito? positivo. Lo shock dell'annuncio fu pari alla prospettiva di una vita che volge al termine. Louganis si immagina condannato. Ma il suo medico, un parente, gli consiglia di resistere. Il tutto per andare ai Giochi.

8 - Il dilemma

Quando Greg Louganis arriva in Corea del Sud, ha soppesato tutti i pro e i contro. Affronta un dilemma impossibile. Parlare dell’HIV vuol dire arrendersi. Se rivela di essere positivo, verrà squalificato dall’Olimpiade. Ma se rimane in silenzio si assume delle responsabilità gigantesche. Oggi nel 2021 conosciamo bene gli infinitesimali rischi di trasmissione, ma negli anni '80 queste cose non erano note. Louganis parte e compete. Momento chiave: in un doppio salto mortale e mezzo rovesciato dal trampolino di tre metri, Greg colpisce il trampolino con la testa. Sanguina, esce dall'acqua, mostra la ferita e va a farsela ricucire. Di fronte al medico che si prende cura di lui, non apre bocca sulla sieropositività. Alla fine vince la competizione, ma per anni rimane insicuro sulla sua posizione.
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Greg Louganis

Credit Foto Imago

9 - L'annuncio

Fino al cuore degli anni '90, Greg Louganis ha cercato di nascondere la sua omosessualità e la sua positività all’HIV. Portava questi segreti come fardelli. Poi, cambiando mentalità, ha vuotato il sacco. L'apparizione ai Gay Games nel 1994 è stato un primo passo. La pubblicazione della sua autobiografia "Breaking The Surface" è stato quello decisivo. Il libro rimane in cima alla lista dei bestseller del New York Times per cinque settimane. Louganis rivela i suoi dubbi, la sua infanzia difficile, i suoi tentativi di suicidio, la sua dipendenza adolescenziale dalla droga, i suoi rapporti tossici e lo stupro di cui è stato vittima. Per molto tempo, Louganis è stato più felice in acqua che sulla terraferma.

10 - L'attivista

Dopo il ritiro, Greg Louganis ha scritto la sua biografia, ha allenato gli atleti, ha aiutato la squadra americana come mentore ed è diventato uno dei volti della lotta contro ogni tipo di discriminazione. Dopo il suo coming out e la rivelazione della sua malattia, l'americano sta lottando affinché la vita dei giovani omosessuali, quella delle persone sieropositive, quella delle minoranze discriminate non assomigli alla Via Crucis che ha attraversato nella prima parte della sua esistenza.

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