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Caso Schwazer, il giudice chiede altre analisi e crede alla "manipolazione"

Stefano Dolci

Aggiornato 17/10/2019 alle 10:19 GMT+2

Il giudice per le indagini preliminari di Bolzano, Walter Pelino ha disposto un supplemento di perizia, per spiegare l'anomala concentrazione del DNA trovato nel campione di urina di Alex Schwazer. Per Pelino la manipolazione delle provette si basa su indizi reali: "Vi è in gioco molto più delle più della responsabilità penale, c'è in gioco la credibilità dell'intero sistema".

Alex Schwazer, Getty Images

Credit Foto Eurosport

L’ipotesi del complotto ai danni di Alex Schwazer è sempre più plausibile. A credere e a chiedere un supplemento di perizia nel procedimento penale contro il marciatore altoatesino è il gip di Bolzano Walter Pelino che nella sua ordinanza di 34 pagine punta il dito contro gli accusatori di Alex, l’Agenzia mondiale antidoping (Wada) e la Federazione internazionale di atletica leggera (Iaaf).
Dalle pagine dell’ordinanza Pelino lascia intravedere un inversione dei ruoli tra indagato e parte lesa: il magistrato analizza in maniera puntigliosa le mail tra Iaaf e Wada recuperate dagli hacker russi e giudica “plausibile anche se tutto da verificare” il movente di una possibile manipolazione delle urine per “punire” Schwazer e il suo tecnico Sandro Donati dopo la testimonianza contro i medici della Iaaf che avrebbero “mascherato” il suo primo caso di doping: “È un fatto – recita l’ordinanza - che la sopravvenuta squalifica per doping abbia posto in pessima luce sia Schwazer come pure il suo allenatore, da sempre paladino dell'antidoping”.

"In gioco la credibilità dell’intero sistema"

Secondo Pelino è importante scavare ancora perché altrimenti “rimarrebbero profonde ombre che certamente non gioverebbero né all’indagato né alla credibilità e all’immagine delle istituzioni coinvolte”. Al di là delle responsabilità del caso singolo, il dato di fatto è che “qui vi è in gioco molto di più che la responsabilità penale e l’onorabilità dell’indagato e che ne va della stessa credibilità dell’intero sistema dei controlli antidoping”.

Il nodo da sciogliere: la concentrazione del DNA 10 volte più alta a quella di un normale campione

Un supplemento d’indagine è necessario per spiegare perché nelle provette di Schwazer i valori di concentrazione di DNA sono così alti (almeno 10 volte superiore). Una motivazione per il momento non c’è e per sciogliere il nodo è necessario rispondere a tre quesiti. E’ possibile che questi valori così alti possano derivare da uno stress da allenamento? Per togliersi tutti i dubbi, Pelino chiederà alla Fidal di collaborare fornendo almeno 50 atleti volontari di sesso maschile che pratichino in maniera agonistica la marcia o attività sportiva che richiedano sforzi fisici similari e prelevare un campione di urina di ciascuno di essi. Il secondo dubbio da togliersi è se è possibile che questa concentrazione di DNA così anomala possa essere frutto dall’assunzione di sostanze proibite. Per scoprirlo, il gip di Bolzano chiederà alla Wada di poter avere 50 campioni di atleti “positivi” al testosterone da analizzare e vedere se esiste una correlazione fra doping e valori alti di DNA. La terza ipotesi è quella che fa più male: è possibile che questi valori anomali derivino da un complotto? Un'ipotesi che al momento il gip ritiene assolutamente plausibile poiché è basata su indizi concreti (dalla violazione dell’anonimato alle stranezze nell’iter della consegna dei campioni, fino all’approssimatività dei responsabili del laboratorio tedesco nel parlare della quantità di urina disponibile dei due campioni).

I tempi: non prima dell’estate

Per rispondere a queste domande e stilare una perizia sarà necessario un lavoro d’indagine di almeno 7-8 mesi, insomma tutto lascia presagire che il giudice avrà in mano la perizia non prima della prossima estate, quando saranno trascorsi quattro anni e mezzo dai fatti.
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