Mondiali - L'Italia chiude con quattro medaglie: solo due volte meglio di così in 40 anni

"Siamo uno squadrone e lo dimostreremo". In un'intervista alla Gazzetta dello Sport di fine luglio, Gianmarco Tamberi gonfiava il petto e presentava le ambizioni dell'Italia ai Campionati mondiali di Budapest, sfoderando tutto l'orgoglio del capitano. Circa un mese più tardi, le prestazioni della spedizione azzurra in Ungheria ci dimostrano che non erano affatto parole campate in aria o di circostanza e che il nostro Paese è in grado di recitare un ruolo da protagonista negli eventi più prestigiosi dell'atletica leggera, lasciando il segno in tante specialità diverse.

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La punta dell'iceberg di quanto visto in questi nove giorni non possono che essere le medaglie: l'oro proprio di Gimbo, a completare una carriera ormai perfetta; l'argento nel getto del peso dell'outsider Leonardo Fabbri e quello di una 4x100 maschile che in molti avevano ridimensionato con eccessiva fretta; il bronzo nella 20 chilometri di marcia della stoica Antonella Palmisano, campionessa olimpica e di abnegazione. Quattro capolavori che hanno raddoppiato il fatturato di medaglie azzurre dell'edizione precedente (Eugene 2022) e che fanno di Budapest 2023 la terza edizione più gloriosa per quantitativo di podi nella quarantennale storia dei Mondiali outdoor. Meglio solamente a Göteborg 1995 (sei medaglie, tre per metallo) e Roma 1987 (cinque, con due ori, due argenti e un bronzo). Quattro podi che a questo livello non si vedevano da oltre vent'anni (Edmonton 2001) e che oltre alle rassegne citate erano stati registrati anche a Stoccarda 1993 e a Siviglia 1999.

Oltre ai metalli, è doveroso sottolineare il numero di finalisti (ossia coloro in grado di chiudere nelle prime otto posizioni): a Budapest sono stati ben tredici, tre in più rispetto a Eugene. Un risultato che l'Italia non raggiungeva addirittura da Siviglia 1999 e che in sole due occasioni è stato migliore: ad Atene 1997 (16) e a Tokyo 1991 (14). A gonfiare questo dato, oltre ai medagliati già citati, hanno contribuito il quarto posto della 4×100 femminile, il quinto di Larissa Iapichino nel salto in lungo, il sesto di Ayomide Folorunso nei 400 ostacoli e di Sara Fantini nel lancio del martello, il settimo della 4×400 maschile, della 4×400 femminile e di Massimo Stano nella 35 km di marcia, l’ottavo di Darya Derkach e di Emmanuel Ihemeje nel salto triplo. Italia competitiva e su tanti fronti diversi, da vera squadra.

Se l'Italia ha chiuso al tredicesimo posto nel medagliere assoluto, superata durante l'ultima giornata da diversi Paesi, la classifica a punti* (che si crea proprio con i piazzamenti nelle prime otto posizioni) ha visto la banda azzurra chiude ottava, al pari di Australia e Paesi Bassi. I 51 punti raccolti hanno permesso a Tamberi e compagni di segnare un significativo +12 rispetto a Eugene e di risultare la terza Nazione europea in questa graduatoria dietro alla Gran Bretagna (quarta con 102 punti) e alla Spagna (settima con 55 punti, trascinata dai quattro trionfi nella marcia). Guardando i risultati con uno spettro più ampio, inoltre, l'Italia ha segnato il suo secondo miglior bottino di sempre per top 10 (18, contro le 21 di Tokyo 1997) e il migliore in assoluto per top 12 (ben 29).

*si assegnano otto punti al primo classificato, sette al secondo e così via fino al punticino singolo in dote all'ottavo

A Budapest, l'Italia ha anche tagliato un simbolico traguardo: le 50 medaglie complessive vinte nella storia dei Mondiali. Una cifra tonda raggiunta con l'oro di Tamberi. Alberto Cova aveva aperto le danze a Helsinki 1983, trionfando nei 10.000, mentre l'argento della 4x100 ha portato il tassametro a quota 51. L'Italia è andata forte, fortissimo, e a testimoniarlo ci sono anche i 23 record stagionali, gli 11 personali e i quattro primati nazionali stabiliti in Ungheria: Zaynab Dosso nei 100 metri (11''14, eguagliata Manuela Levorato), Ayomide Folorunso nei 400 ostacoli (53''89), la staffetta 4x100 femminile (il 42''14 a firma Zaynab Dosso, Dalia Kaddari, Anna Bongiorni e Alessia Pavese) e la staffetta 4x400 femminile (3'23''86 con il quartetto Alice Mangione, Ayomide Folorunso, Alessandra Bonora, Giancarla Trevisan). Last not least, ancora lui, Gianmarco Tamberi, che nell'apoteosi d'oro è stato capace di registrare anche la miglior prestazione mondiale dell'anno nel salto in alto (2.36, come l'amico Barshim e l'argento di Budapest Harrison).

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