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Eurolega, Milano-Real Madrid: i quattro fattori di una vittoria storica

Daniele Fantini

Aggiornato 17/10/2020 alle 12:23 GMT+2

Una difesa intensa e perfettamente coordinata, un Sergio Rodriguez con l'atteggiamento vincente del leader vero, un Shavon Shields in crescita dirompente e la capacità degli italiani di essere clutch nei momenti decisivi: ecco come l'Olimpia Milano ha costruito una delle vittorie più belle dell'ultimo decennio sfatando il tabù Real Madrid.

Sergio Rodriguez, Shavon Shields, AX Armani Exchange Milano, Euroleague 2020-21

Credit Foto Getty Images

"Un finale perfetto. È stata una Cinderella-story" - coach Ettore Messina
Sotto di 14 punti, con tre esterni titolari out e un primo tempo sommerso da triple, Milano sembrava destinata a incassare l'ennesima sconfitta consecutiva contro il Real Madrid. Invece, con un secondo tempo al limite della perfezione, ha ribaltato la partita conquistando una delle vittorie più belle dell'ultimo decennio in Eurolega.

Dentro e fuori: una difesa totale

Il capolavoro di Milano ha solidissime basi nella metacampo difensiva, lì dove la partita è svoltata nella ripresa. Con Tavares da rollante, l'Olimpia ha sempre dovuto occupare l'area con più giocatori per evitare ricezioni facili interne del chilometrico centro del Real Madrid, esponendo il fianco ai tiri pesanti sui ribaltamenti di lato, arma con cui i Blancos sono balzati anche sul +14 nel secondo quarto, partendo con uno scintillante 8/12 (poi leggermente peggiorato a 8/15 all'intervallo lungo). Nel secondo tempo, migliorando il timing delle rotazioni e degli show dei lunghi sulle situazioni di pick'n'roll (sia Hines che Tarczewski hanno svolto un lavoro meraviglioso), l'Olimpia è riuscita a togliere con continuità entrambe le soluzioni al Real Madrid, sfruttando anche la fisicità degli esterni in aiuto (Shields, Moraschini, Datome, Roll) per proteggere l'area senza eccessive sofferenze. Il Real ha perso ritmo e fluidità, ammassando palle perse e tiri spesso contestati e a più bassa percentuale. I numeri non mentono: nella ripresa, i Blancos hanno realizzato soltanto 28 punti sparando un misero 10/28 dal campo (5/15 dall'arco) con 10 turnover sui 17 complessivi.

Sergio Rodriguez, l'atteggiamento del leader vincente

25 punti, 7 assist, 37 di valutazione (nuovo career-high) ma, soprattutto, la sensazione di essere un uomo solo al comando: Sergio Rodriguez è stato l'anima della squadra e della rimonta, leader tecnico ed emotivo per eccellenza. Prima che con i canestri, il Chacho ha tracciato la strada con l'atteggiamento, quello del veterano vincente che ha ancora fame di primeggiare: quel suo tuffo per deviare un passaggio a inizio ripresa è stata la scintilla che ha fatto divampare il fuoco, perché se un giocatore con quel pedigree si permette un gesto del genere, la reazione dei compagni arriva puntuale, a catena. Rodriguez ha raccolto un bottino così cospicuo in nemmeno 25' di gioco: coach Messina è stato scientifico nella sua gestione, facendolo rifiatare in ogni momento in cui lui e la squadra raggiungevano il picco, potendo contare sulla coda emotiva dei compagni rimasti in campo.

La crescita di Shavon Shields, two-way player per eccellenza

Shavon Shields è arrivato a Milano quasi in sordina, ma, fino a questo momento, si sta rivelando l'innesto più importante per una squadra che, nelle ultime stagioni, ha sempre sofferto un vuoto nel suo ruolo. Decisivo nel finale contro il Bayern, MVP contro l'Asvel, grandissimo secondo violino al fianco di Rodriguez contro il Real Madrid: nelle tre vittorie dell'Olimpia in Eurolega, Shields ha sempre messo la firma, e non è un caso che l'unica serata steccata (la trasferta al Pireo), si sia risolta in favore degli avversari. La crescita dell'ex-Trento a livello di personalità, lettura della partita e qualità delle scelte è evidente anche rispetto alle due stagioni disputate a Vitoria: Shields sta ampliando il proprio gioco con grande rapidità, ed è potenzialmente in grado di diventare uno dei two-way players più intriganti del panorama europeo.

Datome e Moraschini: i canestroni degli italiani

Ultimo punto, ma non per importanza, le prestazioni degli italiani. Del lavoro difensivo abbiamo già parlato, ma è sempre bene soffermarsi sulla duttilità di Datome nel doppio ruolo in ala e sulla fisicità di un Moraschini sempre più calato anche nella figura di stopper e utilissimo nelle situazioni di cambio e aiuto. Ma quello che vogliamo sottolineare è stata la capacità di essere clutch nei momenti decisivi, anche in assenza di Rodriguez. Individuato nell'acciaccato Rudy l'anello debole della catena del Real, Datome gli ha sparato in testa due identici e meravigliosi canestri in svitamento per lanciare il break poi risultato determinante all'inizio del quarto periodo. Moraschini ha invece infilato la tripla della vittoria dalla stessa posizione in cui aveva sbagliato pochi istanti prima: servono attributi enormi per segnare canestri così.
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