L'Olimpia Milano ricade nel vortice negativo, brutta sconfitta a Berlino 83-63 contro l'Alba

A Berlino passa quello che, per molti versi, assomiglia tantissimo all'ultimo treno. Non soltanto perché l'Olimpia si ritrova nuovamente invischiata nel gruppo di fondo classifica con un record altamente deficitario (6-12) dopo la seconda sconfitta consecutiva che brucia il bonus conquistato con il trittico di vittorie di fine anno. Ma soprattutto perché, come nel secondo tempo del Pireo, si rivede la stessa Armani agonizzante di novembre, spenta a livello mentale ed emotivo, soffocata dagli ormai cronici problemi offensivi e tendente ad allentare la presa anche nella propria metacampo, lì dove aveva quasi sempre resistito nonostante le enormi difficoltà della prima metà scellerata di stagione.

Milano torna a casa dal tris settimanale di trasferte con la fiammella della speranza-playoff ormai ridotta a un tenue lumicino. Venerdì sera, al Forum, arriverà lo Zalgiris Kaunas del neo-acquisto Achille Polonara. Un'altra sconfitta sarà con ogni probabilità fatale. Torna a casa dopo aver smarrito le certezze conquistate soltanto dieci giorni fa, con 17 pesantissime palle perse sulle spalle, un tremolante 5/26 dall'arco (19%), 16 rimbalzi offensivi concessi e soltanto 63 punti realizzati contro la peggior difesa del torneo, venti in meno della media tenuta dall'Alba nella prima metà di stagione.

Basterebbero soltanto questi numeri per riassumere una partita in cui Milano segna soltanto 12 punti nei quarti di apertura e chiusura, ormai letta alla perfezione anche in quelle (pochissime) armi trovate per ovviare alle assenze prolungate di Pangos, Shields e Datome. Billy Baron non ha spazi per agire, imbrigliato da una difesa che lo costringe a trasformarsi da tiratore mortifero a costruttore dal palleggio. E i post-up di Brandon Davies, ormai cavalcati in maniera quasi mnemonica e ripetitiva, non regalano più una produzione accettabile.

Il resto del gruppo vaga sotto una coltre di mediocrità. Il playmaking torna a essere assente di fronte al crollo di Naz Mitrou-Long e al ritorno delle complessità nell'adattamento di Devon Hall in un ruolo non suo. Il pick'n'roll non produce. E non servono nemmeno le vampate di Timothé Luwawu-Cabarrot, tanto bravo nell'inventare canestri da situazioni di gioco rotto quanto triste nella gestione dei possessi contro la pressione (16 punti ma anche 5 palle perse). Nik Melli tiene botta (8+8 rimbalzi), ma il front-court propone, ancora una volta, pochissimo. Kyle Hines, come Davies, si trova a lottare presto con problemi di falli e a congelare il pallone in sterili consegnati in attacco. Johannes Voigtmann prosegue nella sua battaglia infinta con se stesso, senza scintille che possano portare a pensare a un capovolgimento della situazione. Deshaun Thomas torna a occupare il fondo della panchina.

L'Alba vince con merito, giocando il suo basket fatto di ritmo e condivisione del pallone, punendo i (tanti) errori della difesa milanese anche con le triple (12/32, 38%). Maodo Lo (17+4 assist) e Jaleen Smith (16) sono due bocche da fuoco infernali sul perimetro. Luke Sikma (8) e Johannes Thiemann (7+6 rimbalzi) due trattati di pallacanestro totale. Ben Lammers (12+7) martella con la sua mano morbida dal mid-range. E Tamir Blatt (8+4 assist) si conferma letale come nella gara d'andata, a suo agio nell'attaccare nelle pieghe della difesa e della partita.